Un settore competitivo che cresce nonostante l’assenza di strategie strutturali.
L’Italia conquista un nuovo riconoscimento internazionale nel turismo congressuale, salendo sul podio della classifica stilata dall’Union of International Associations (Uia). Un risultato che conferma la competitività del Paese in un comparto spesso sottovalutato, ma cruciale per l’economia del turismo di qualità.
Le classifiche internazionali
La Uia, a differenza della più nota Icca (International Congress and Convention Association), adotta criteri più inclusivi: conteggia infatti non solo i congressi associativi itineranti e ricorrenti, ma anche quelli residenti, governativi e istituzionali. In questo modo, offre una fotografia più ampia della capacità delle destinazioni di ospitare eventi su scala internazionale.
Le due classifiche vengono considerate complementari. L’Icca è il benchmark tradizionale, basato su processi competitivi di candidatura, mentre la Uia tiene conto anche della presenza stabile di organizzazioni internazionali e delle relative attività.
Un successo senza politiche stabili
“Non è un caso – osserva Ferrari, esperto del settore – che Paesi come il Belgio o città come Bruxelles primeggino, grazie a strategie governative di lungo periodo e a strumenti concreti di supporto. L’Italia, al contrario, non dispone ancora di misure strutturali: i contributi arrivano in modo discontinuo e con modalità che non sempre consentono di pianificare in anticipo”.
Nonostante queste difficoltà, il nostro Paese è riuscito a scalare le classifiche internazionali, segno della professionalità degli operatori, della forza delle strategie locali e della capacità del sistema congressuale italiano di adattarsi.
La forza del “brand Italy”
Determinante è stato il lavoro di coordinamento svolto da Convention Bureau Italia, che ha saputo costruire una regia nazionale unica, rafforzando il brand “Italy” e creando sinergie con i convention bureau locali. In questo contesto si inserisce anche l’iniziativa Italian Knowledge Leaders (Ikl), un progetto che ha trasformato accademici, medici e ricercatori in veri e propri ambasciatori scientifici, capaci di attrarre congressi di alto profilo internazionale.
Un settore di qualità
La presenza ai vertici delle classifiche Uia e Icca dimostra che l’Italia è competitiva su tutti i fronti: dai grandi congressi internazionali agli eventi specialistici, scientifici e culturali. Non si tratta soltanto di numeri, ma di un comparto che porta nel Paese visitatori con permanenza media più lunga, capacità di spesa superiore e un impatto positivo anche in termini immateriali, come la circolazione del sapere e l’internazionalizzazione delle comunità accademiche e professionali.
Oltre l’overtourism
In un momento in cui il dibattito sul turismo si concentra spesso sull’overtourism e sulla gestione dei flussi, il settore congressuale si conferma una risorsa strategica. “È miope – sottolinea Ferrari – non investire in uno dei pochi comparti che attrae visitatori di qualità per definizione. La pianificazione a lungo termine, l’elevata spesa media e i benefici culturali e scientifici che derivano dai congressi rappresentano un vantaggio che l’Italia non può permettersi di trascurare”.
Con un sistema diffuso, resiliente e capace di integrare grandi città e destinazioni minori, l’Italia ha quindi tutte le carte in regola per rafforzare ulteriormente la sua posizione, trasformando il turismo congressuale in uno dei pilastri della propria offerta turistica internazionale.