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Trump rinvia i dazi: la scadenza slitta, il caos resta

- di: Bruno Coletta
 
Trump rinvia i dazi: la scadenza slitta, il caos resta
Trump rinvia i dazi: scadenza spostata, ma il caos resta
Il presidente frena fino al primo agosto, su spinta del Tesoro. Ma l’Europa non si fida e l’India detta le sue condizioni. Sullo sfondo, l’ombra di un’America che barcolla tra muscoli e retromarce.

La scadenza si allunga, ma la tensione resta

Donald Trump ha deciso di rinviare di tre settimane l’entrata in vigore dei dazi “reciproci” annunciati contro India ed Europa. Lo fa su sollecitazione diretta del suo nuovo segretario al Tesoro, Scott Bessent, e di altri consiglieri economici. “Se ci prendiamo un po’ più di tempo, possiamo ottenere più intese”, avrebbe detto Bessent, ex Blackstone, salito a bordo dell’amministrazione solo a marzo.

Il pressing si sarebbe intensificato nelle ultime 48 ore prima della scadenza fissata per il 9 luglio, proprio mentre alcune trattative con Bruxelles e Nuova Delhi sembravano fare passi avanti.

Le trattative con l’India e le condizioni di Modi

L’India ha posto condizioni molto precise per evitare la ritorsione su auto, semiconduttori e apparecchiature medicali: dazi ridotti sulle sue esportazioni agricole e l’eliminazione di una black list americana che penalizza alcune società tech indiane. Il premier Narendra Modi vuole garanzie e non sembra più disposto a cedere terreno. “L’India non si farà usare come pedina per una guerra commerciale pensata in funzione dell’Europa”, ha dichiarato il ministro del Commercio indiano Piyush Goyal.

L’Europa prende tempo ma rafforza la difesa

Il rinvio al primo agosto è letto a Bruxelles come l’ennesimo “bluff” trumpiano. I negoziatori dell’UE non hanno intenzione di correre ai ripari per compiacere Washington, ma stanno comunque predisponendo un pacchetto di misure difensive. Si lavora a un’estensione del “meccanismo di risposta rapida” già attivato nel 2020 contro le tariffe USA su acciaio e alluminio, con possibili ritorsioni sulle Big Tech e sul settore aerospaziale.

Il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis ha dichiarato: “Il commercio non può essere oggetto di ricatti elettorali. Se ci saranno dazi, ci sarà una risposta proporzionata”.

Il gioco tattico della Casa Bianca

Dietro il rinvio c’è molto più di un calcolo commerciale: è un gesto politico. Trump, in piena campagna per consolidare il suo secondo mandato, vuole tenere alta la pressione ma senza provocare un’immediata implosione del sistema. Il messaggio è chiaro: l’America può colpire, ma sceglie di non farlo — per ora.

Alcuni funzionari della Casa Bianca avrebbero suggerito a Trump di “usare il rinvio come moneta di scambio” nei colloqui a porte chiuse con l’Ue per ottenere concessioni su auto elettriche e normativa green.

La manovra ha anche una funzione di contenimento dei mercati. Wall Street ha reagito positivamente alla notizia, con il Dow Jones salito dell’1,2% e l’indice S&P500 che ha toccato nuovi massimi storici. I titoli più premiati? I colossi tech e l’automotive.

La strategia della paura e l’inaffidabilità sistemica

Ma questa tattica della dilazione è tutt’altro che rassicurante. Come ha scritto l’economista Paul Krugman, “il vero danno di Trump non sono i dazi in sé, ma l’imprevedibilità che ha reso ogni relazione commerciale una potenziale trappola”. Il nuovo protezionismo americano genera incertezza sistemica e frena gli investimenti. “Chi può credere davvero a un’intesa stabile con un presidente che cambia idea ogni tre giorni?”, si domanda il premio Nobel.

Secondo una nota d’allarme del think tank tedesco Bertelsmann Stiftung, “se l’America diventa un partner inaffidabile, l’Europa deve accelerare la costruzione di una politica industriale autonoma”. Questo vale soprattutto per i settori strategici: IA, batterie, 5G, semiconduttori e transizione green.

Gli effetti collaterali: investimenti in stand-by

Intanto le aziende si muovono in ordine sparso. Michael Peter, amministratore delegato di Siemens Mobility, ha dichiarato: “Gli investimenti negli Usa sono al momento sospesi in attesa di chiarimenti sul quadro tariffario”.

Lo stesso vale per molte imprese italiane: il 38% delle PMI esportatrici verso gli Usa ha già rimandato o cancellato nuovi ordini, secondo i dati di SACE Simest.

Il paradosso del tempo guadagnato

Il rinvio dei dazi, presentato come una finestra per nuove opportunità, rischia di diventare un boomerang. Trump guadagna tempo, sì. Ma non lo offre agli altri: lo usa per destabilizzare, per rendere il commercio globale una lunga partita a scacchi in cui solo lui può decidere le regole. E in cui tutti gli altri sono costretti, ancora una volta, a rincorrere.

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