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Trump promette i Patriot a Kiev, ma il conto lo manda all’Europa

- di: Bruno Legni
 
Trump promette i Patriot a Kiev, ma il conto lo manda all’Europa
Il presidente Usa rilancia l’aiuto militare a modo suo: “L’Ue pagherà tutto”. Scavalca la Nato, impone il prezzo e rafforza il suo schema mercantile delle alleanze. Domani vede Rutte.

Un aiuto a pagamento: così Trump ridisegna la guerra in Ucraina

Il messaggio è chiaro, lo stile inconfondibile. Nella tarda serata del 13 luglio, parlando con i reporter da Washington, Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti invieranno nuovi sistemi missilistici Patriot all’Ucraina, “perché ne hanno disperatamente bisogno”, ma con una clausola: “L’Unione Europea pagherà. Noi non pagheremo nulla”. È una dichiarazione che ribalta la logica dell’alleanza transatlantica, scolpisce la nuova dottrina trumpiana e trasforma l’emergenza bellica in contratto commerciale.

Il numero di batterie Patriot da fornire non è stato specificato. Trump, come spesso accade, ha preferito giocare sul messaggio politico piuttosto che sui dettagli operativi: “Non ho ancora concordato il numero, ma ne avranno un po’”, ha detto.

La Nato? “Domani vedo Rutte”. Ma il messaggio è già lanciato

La promessa dei Patriot arriva alla vigilia di un incontro cruciale con il nuovo segretario generale della Nato, Mark Rutte, previsto per lunedì 14 luglio. Ma la sensazione è che Trump abbia già messo il cartello “America First” sull’alleanza atlantica. “Vedrò Rutte domani”, ha detto, ma senza alcun cenno a un coordinamento Nato per l’invio di armi o all’idea che si tratti di una decisione condivisa.

Qui il punto è politico: l’ex presidente tornato alla Casa Bianca vuole che l’Europa paghi per la sicurezza dell’Ucraina, anche quando le armi sono americane. È il proseguimento coerente di quanto già dichiarato da Trump durante la campagna elettorale: che gli Stati Uniti non si faranno più carico delle “guerre altrui” senza un ritorno economico diretto.

Washington detta le condizioni, Bruxelles chiamata alla cassa

La strategia trumpiana è cristallina. L’America produce, l’Ucraina combatte, l’Europa finanzia. “Invieremo loro vari equipaggiamenti militari molto sofisticati e ci pagheranno il 100%”, ha insistito Trump nella conversazione con i giornalisti.

La mossa scuote Bruxelles. Se confermata, sarebbe la prima volta che gli Stati Uniti inviano armamenti all’Ucraina imponendo esplicitamente a un terzo attore – l’Unione Europea – l’onere del pagamento, in assenza di un accordo multilaterale. Un vero atto di forza geopolitica, che segna una rottura rispetto all’approccio condiviso degli anni di Biden.

Un piano “made in Trump”: commercio, non cooperazione

Questa non è diplomazia. È commercio bellico travestito da alleanza. Lo schema ricorda quello usato da Trump con la Corea del Sud e il Giappone durante il suo primo mandato, quando chiese “rimborso pieno” per il dispiegamento delle truppe americane. Ora applica lo stesso modello all’Europa, mentre a Kiev si combatte per la sopravvivenza.

“Trump ha una visione mercantile della difesa”, ha commentato Michael McFaul, ex ambasciatore Usa in Russia. “Per lui non esiste un valore strategico condiviso, ma solo costi da ripartire a vantaggio degli Stati Uniti”.

L’Ucraina? Una pedina sul tavolo del G7

Il contesto è ancora più esplosivo se si guarda alle tensioni del G7 di luglio a Toronto, dove Trump aveva già messo in discussione il supporto economico all’Ucraina, lamentando che “l’Europa ci guadagna mentre noi spendiamo”. Le parole di oggi chiudono il cerchio: l’aiuto resta, ma sarà subordinato al pagamento anticipato.

Secondo indiscrezioni, la Casa Bianca starebbe già discutendo con alcune capitali europee – in particolare Berlino e Varsavia – per sondare la disponibilità a coprire parte dei costi. Ma nessun Paese Ue ha finora confermato pubblicamente l’impegno.

Cosa sono i Patriot e perché contano

I missili Patriot sono uno dei sistemi di difesa aerea più avanzati al mondo. L’Ucraina li chiede da mesi per contrastare i raid russi con droni e missili balistici. Secondo una valutazione del Pentagono, una batteria Patriot può coprire un’area di circa 50 km e costa oltre 1 miliardo di dollari tra sistema, manutenzione e formazione.

Finora, gli Usa avevano fornito tre batterie, una direttamente e due attraverso un coordinamento con Germania e Olanda. Ora, con l’annuncio di Trump, si prefigura un nuovo invio, ma con l’Europa come sponsor obbligato.

Un messaggio a Putin? No, un messaggio all’Europa

Non è a Mosca che Trump sta parlando. È a Parigi, Berlino, Roma e Bruxelles. Il presidente statunitense trasforma ogni crisi in leva negoziale: l’Ucraina è l’oggetto, l’Europa il destinatario. “Se volete la nostra protezione, pagatela”, è la sintesi brutale.

Secondo un’analisi pubblicata in Francia, “Trump non vuole più solo dividere l’Europa sulla linea della fermezza con Putin: vuole spingerla a dividersi anche sul piano economico”. Un’Europa che paga (a caro prezzo) potrebbe fratturarsi tra governi disposti a cedere e altri più riluttanti.

Il rischio: una Nato a due velocità

Il faccia a faccia tra Trump e Mark Rutte sarà decisivo non tanto per chiarire la questione dei Patriot, quanto per capire se la Nato esiste ancora come alleanza politica o se è diventata un consorzio di difesa privatizzata. Rutte, ex premier olandese, si è insediato da appena due settimane e dovrà dimostrare di avere una strategia autonoma rispetto alle sparate del presidente Usa.

Il nodo non è tecnico ma politico: può l’Alleanza atlantica reggere con un socio di maggioranza che detta le condizioni unilateralmente? La risposta, nelle prossime ore. Ma intanto, con il suo stile abrasivo e i conti in mano, Trump ha già riscritto le regole del gioco. E l’Europa, se non vuole restare spettatrice pagante, dovrà scegliere se reagire o subire.

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