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Tim torna italiana: Poste conquista il 25% e guida la svolta pubblica

- di: Matteo Borrelli
 
Tim torna italiana: Poste conquista il 25% e guida la svolta pubblica
Una nuova era a trazione nazionale
Dopo anni di incertezze, scalate estere e tentativi di rilancio, Telecom Italia torna nelle mani italiane. Con un colpo da 684 milioni di euro, Poste Italiane ha rilevato un ulteriore 15% di TIM dalla francese Vivendi, portando la propria quota complessiva al 24,81% delle azioni ordinarie. È il ritorno a un controllo pubblico di fatto per l’ex monopolista delle telecomunicazioni, in una delle operazioni più strategiche dell’anno.

Un’operazione-lampo su basi strategiche
L’acquisto è stato formalizzato ed è stato interamente finanziato da Poste mediante disponibilità liquide. Il prezzo unitario di 0,2975 euro per azione rappresenta uno dei valori più bassi con cui TIM sia mai passata di mano. L’operazione avviene in un momento in cui il gruppo è impegnato nella separazione della rete — destinata a KKR — e in una profonda trasformazione industriale.
Secondo quanto dichiarato da Poste Italiane in una nota ufficiale, si tratta di “un investimento di natura strategica, realizzato con l’obiettivo di svolgere il ruolo di azionista industriale di lungo periodo”. La mossa mira a creare sinergie “nei settori della telefonia, dei servizi ICT, dei contenuti media, dei servizi finanziari, assicurativi, dei pagamenti e dell’energia”.

Il tramonto di Vivendi
Per il gruppo francese guidato da Vincent Bolloré si tratta di un passo indietro decisivo, dopo anni passati a tentare di influenzare il destino del gruppo — e dopo lo smacco della fallita scalata a Mediaset. Con la cessione del 15% a Poste, Vivendi si riduce al 2,51% del capitale ordinario di TIM, segnando di fatto la fine della sua influenza sulla società.
“È un esito positivo per il sistema-Paese”, ha commentato il sottosegretario all’Economia Federico Freni in un’intervista. “Poste ha tutte le credenziali per essere un partner finanziario e industriale per TIM”.

Niente Opa, ma si guarda lontano
Poste ha chiarito che non intende superare la soglia del 25%, evitando così l’obbligo legale di lanciare un’Opa totalitaria. Ma la presenza pubblica nella nuova TIM è ormai netta, anche considerando la quota del Tesoro in Poste stesse. L’acquisizione è subordinata alla valutazione dell’Antitrust, ma il completamento è atteso entro il primo semestre 2025.

Partnership con Postepay e nuovi scenari
Tra gli sviluppi più concreti c’è la trattativa in fase avanzata per far accedere Postepay alla rete mobile di TIM dal 1° gennaio 2026. In parallelo, sono in studio partnership industriali su più fronti, in particolare quelli digitali e finanziari.

Una privatizzazione chiusa dopo 27 anni
L’operazione segna un punto di svolta nella storia travagliata della privatizzazione di Telecom Italia, iniziata nel 1997. Dopo le stagioni di Colaninno, Tronchetti Provera, Telefonica e Vivendi, l’ex monopolista torna sotto un controllo a forte trazione pubblica. La sfida ora sarà trasformare questa svolta in rilancio industriale.

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