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Addio agli smartphone? Musk ridisegna il futuro dei device

- di: Marta Giannoni
 
Addio agli smartphone? Musk ridisegna il futuro dei device

Addio agli smartphone? Musk ridisegna il futuro dei device

Schermi, audio e AI dappertutto: secondo Elon Musk il “telefono” diventa un semplice terminale intelligente. Niente app, niente sistemi operativi, tutto passa da un assistente che anticipa bisogni e contenuti. L’onda d’urto travolgerà produttori, sviluppatori e utenti: il cambiamento è vicino.

(Foto: a sinistra il Ceo di Nvidia, Jensen Huang, a destra Elon Musk, Ceo di Tesla).

Elon Musk non fa giri di parole: “Non avremo più un telefono nel senso tradizionale”, e ciò che oggi chiamiamo smartphone diventerà un nodo periferico che esegue calcoli di intelligenza artificiale e scambia dati con modelli più potenti nel cloud. In questa visione spariscono app e sistemi operativi; resta un dispositivo pensato per schermo e audio, con quanta più AI possibile a bordo per ridurre la banda necessaria.

Cosa cambia davvero

Traduciamo in pratica. Il telefono smette di essere un catalogo di icone e diventa un interfaccia conversazionale che propone, combina, genera. L’utente non apre più dieci app per dieci funzioni: chiede, e l’AI orchestra servizi, contenuti e azioni. Il risultato è un salto di paradigma: dalla logica “scarica e tocca” alla logica “pensa e ottieni”.

Perché salta il sistema delle app

L’attuale economia mobile si regge su store, commissioni, advertising e abbonamenti. Un assistente generale che svolge compiti trasversali erode il ruolo delle app verticali e ridefinisce la catena del valore. I creatori di software saranno spinti a fornire capacità (strumenti e dati) a un agente che le compone, non più interfacce autonome. Per gli utenti la promessa è meno frizione, risposte più pertinenti e contenuti generati su misura.

Un telefono senza sistema operativo

Se l’AI è l’ambiente, il sistema operativo arretra a infrastruttura invisibile. L’edge computing sul dispositivo gestisce privacy, latenza e continuità di servizio; il cloud interviene per addestramento e compiti pesanti. In mezzo, protocolli e agenti che si parlano. È un ribaltamento tecnico che richiede chip dedicati, memorie veloci e modelli ottimizzati on-device.

E se Apple e Google chiudono le porte

Qui entra il nodo strategico: il controllo delle piattaforme. Musk ha già messo in chiaro che sfiderebbe le integrazioni AI “di altri” se giudicate invasive. Se le big tech irrigidiscono ecosistemi e regole, lo sbocco è l’ipotesi di un telefono alternativo o, più realisticamente, di device-schermo che usano web e radio come veicolo neutrale. In ogni caso, l’AI come interfaccia sposta il potere dal sistema operativo alla qualità dell’agente.

Il rovescio della medaglia

Un assistente che anticipa desideri apre interrogativi duri: come si governa la personalizzazione? chi decide cosa mostrare? quali garanzie di sicurezza per dati sensibili e identità digitale? Senza una grammatica di trasparenza, consenso e audit, l’agente rischia di diventare opaco e manipolabile. Servono standard aperti e regole tecniche verificabili tanto quanto norme giuridiche.

Tempi e segnali da guardare

La finestra indicata è 5–6 anni. Nel frattempo vedremo tre avvisaglie: 1) agenti multimodali realmente utili su telefono; 2) prime “super-app” AI che assorbono funzioni oggi frammentate; 3) hardware mobile con NPU e memoria pensati per modelli locali sempre più grandi. Quando questi elementi si allineano, l’icona dell’app diventa un residuo.

Roadster tra mito e realtà

Nel pacchetto di annunci Musk rilancia la Roadster: una super-elettrica vista come laboratorio di tecnologie estreme. Da anni si parla di un “SpaceX package” con propulsori a gas freddo per migliorare accelerazione e manovrabilità, persino un breve “hover”. I numeri sparati sono da record, ma tra ambizione e produzione ci sono regolatori, ingegneria e tempi industriali. Anche qui vale la regola d’oro: credere alle demo, non alle promesse.

Che cosa fare adesso

  • Aziende. Preparare API e capacità pronte per agenti, non solo app. L’interfaccia la deciderà l’AI.
  • Sviluppatori. Spostarsi verso tool-use, orchestrazione e valutazione di agenti; meno UI, più funzioni composabili.
  • Utenti. Pretendere portabilità dei dati, opzioni “on-device first” e spiegazioni comprensibili di come decide l’agente.
  • Regolatori. Puntare su standard tecnici (log d’uso, watermark dei contenuti generati, audit indipendenti) oltre alle norme.

La traiettoria è tracciata. Come spesso accade con Musk, il tempo potrà dilatarsi; la direzione, però, è netta: dopo l’era delle app arriva l’era degli agenti.

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