Startup, nel 2023 investimenti oltre il miliardo ma c’è un calo del 51%

- di: Barbara Leone
 
L’ecosistema italiano si attesta a 1,130 miliardi di euro di investimenti annui, nonostante il calo rispetto al record del 2022. Pesano inflazione e instabilità globale. Buone le performance per le cleantech. A dirlo è il report annuale That’s Round di StartupItalia, che come ogni dicembre tira le somme sull’ecosistema per capire dove siamo e come interpretare i segnali che il mercato ci restituisce. Il documento contiene l’analisi di Paolo Barberis, founder Dada e Nana Bianca e protagonista dell’ecosistema italiano delle startup da oltre un decennio. Al contributo di Barberis si aggiunge il commento al paper di Barbara Lunghi, Head of Primary Markets di Borsa Italiana. Dall’indagine si evince che l’ecosistema italiano dell’innovazione continua ad essere vivace, progetti e idee promettenti non mancano, ma quest’anno non si sono ripetute le straordinarie performance economiche del 2022, l’anno dei record con oltre 2 miliardi di euro di investimenti.

Startup, nel 2023 investimenti oltre il miliardo ma c’è un calo del 51%

Nel 2023 il volume complessivo dei round ammonta a 1.130.350.846, ossia il 51,5% in meno rispetto ai dodici mesi precedenti. Tuttavia, alla luce del calo generalizzato della raccolta di risorse a livello globale, l’ecosistema nel nostro Paese è abbastanza solido, oltre la soglia del miliardo di euro di investimenti annui. I dati italiani risultano in linea con le evidenze internazionali, pesantemente influenzate dall’instabilità geopolitica, dall’andamento economico e finanziario caratterizzato sia dagli aumenti dei tassi di interesse che da un’attenuazione della spesa con l’incremento dell’inflazione. Se si guarda all’Europa, ad esempio, il valore del mercato del Venture Capital Europeo è diminuito del 49% nei primi nove mesi del 2023.

Entrando nel dettaglio dei numeri vediamo che al segno negativo degli investimenti raccolti nel 2023 (- 51,5%) si aggiunge il calo del numero di deal: 164 con una riduzione del 18,8%. Come si nota non cala tanto il numero dei round ma l’ammontare degli investimenti per round. Mentre sono 62 i milioni raccolti con lo strumento dell’equity crowdfunding in 141 operazioni (dati Osservatorio Crowdinvesting a novembre 2023). Analizzando più in profondità i 164 round di quest’anno, osserviamo che l’8,5% ha riguardato il comparto del medtech. A seguire nella classifica ci sono finanziamenti nel cleantech, biotech e in tecnologie applicate all’ambito lavoro/HR (6,09%). A seguire investimenti nel food (4,2%),  nello sviluppo di software, editech e aerospazio (3,6%). Mentre a pari merito troviamo raccolte di fondi nel comparto mobility e cybersecurity (3,04%). Proseguendo incontriamo deal nell’intelligenza artificiale, delivery e agritech (2,4%) e nell’ecommerce, insurtech e nelle app (1,8%). Chiudono la classifica il deeptech e l’automotive (1,2%). Per quanto concerne i tagli dei round, dominano i round A (40,08%) seguiti dai seed (16,6%), dai finanziamenti di serie C (12.8%) e infine dai preseed (12%). Quest’ultimo dato apre nuovi scenari e anche opinioni talvolta contrastanti sulla raccolta in fase ancora poco matura. La classifica delle regioni vede la Lombardia al primo posto per numero di operazioni (39,3%), seguita dal Piemonte (12%), dalla Toscana (7,9%) e dall’Emilia Romagna (7,3%). Stabile rispetto allo scorso anno la Campania che vede cinque sue startup ricevere investimenti come in Veneto (3%). Quattro deal invece hanno come protagoniste startup trentine e friulane (2,4%), seguite dalla Sicilia (1,8%) e dalla Liguria (1,2%). Una sola operazione per l’Umbria, il Molise e la Sardegna (0,6%). Nel report il dettaglio di tutte le operazioni di quest’anno. Tra tutte spicca Bending Spoons l’azienda che sviluppa e commercializza app per smartphone, ha completato la raccolta di investimenti più importante con due round da 170 milioni. Cento milioni invece a D-Orbit, pioniera nella logistica spaziale. Un bel traguardo anche per Avantgarde bio che ha raccolto 61 milioni per la biotech, focalizzandosi sullo sviluppo di terapie geniche per le malattie ereditarie della retina. Seguono i 55 milioni (in due round) di Energy Dome, focalizzata sulla riduzione del consumo energetico. E infine i 40 milioni di Alps Blockchain, specializzata in ricerca e sviluppo in ambito mining. Un 2023 caratterizzato anche dalle exit. Come quella di Filo, la startup romana specializzata in prodotti IoT, acquistata da Traveler Innovations. E ancora Kippy, focalizzata sempre nell’ambito IoT, per monitorare la salute degli animali domestici, comprata dalla svizzera Datamars. Mentre Iren ha acquisito la maggioranza di Remat, attiva nel settore dell’economia circolare per 3,5 milioni di euro. Infine, exit anche per Baasbox, software house romana, inglobata da Mexemedia. Due le startup che invece fanno acquisti. Tra le operazioni più interessanti del 2023 segnaliamo Glickon, attiva nel settore del monitoraggio delle risorse umane grazie a tecnologie di intelligenza artificiale e analisi dei big data, ha acquisito la startup Teamsight. E ancora degna di nota l’acquisizione di Content, la startup italiana che sviluppa soluzioni di IA per la generazione di contenuti, che ha rilevato il 100% di Traduzione.it. In linea con i dati italiani, anche l’Europa ha registrato una flessione significativa: secondo i dati aggiornati al 30 settembre di State of European Tech le startup del Vecchio Continente hanno raccolto 45 miliardi di dollari nel 2023 (41 miliardi di euro circa), circa la metà rispetto agli 85 miliardi dell’anno precedente. Calano anche le exit, che hanno raggiunto il valore di 9,1 miliardi di euro, segnando un -72,8% in meno rispetto allo scorso anno: è il dato peggiore dal 2013 e anche gli unicorni: nel 2023 solo 7 startup hanno raggiunto lo status di unicorno, rispetto alle 48 dello scorso anno.

Non mancano anche dati positivi, come l’aumento degli investimenti in un settore strategico come il cleantech: il 27% di tutto il capitale investito dai venture capital in Europa si concentra nella ricerca di soluzioni alternative alle fonti fossili e nella ricerca di tecnologie in grado di ridurre gli sprechi energetici e le emissioni nocive. E soprattutto un dato storico da sottolineare: l’Europa supera gli Stati Uniti nella formazione di nuove startup tech, con una stima di 14mila e 13mila nuovi fondatori.

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