La crisi della Sanità morde e farne le spese sono i cittadini, funestati in questo periodo anche da un’ondata di influenza feroce cui sarebbe necessario un supporto che, invece, latita. Ormai i Pronto Soccorso della penisola stentano decisamente nella missione di soccorrere, appunto, soprattutto a causa della penuria di personale: dal più grande Pronto Soccorso della Marsica, in Abruzzo, ci giunge la segnalazione, qualche giorno fa, della presenza di un solo medico in turno, situazione grave e paradossale che ha portato ad attese di oltre nove ore. Ma in tutta Italia la situazione è decisamente critica e le strutture non reggono all’onda d’urto. La spoliazione progressiva della Sanità è un campanello d’allarme su cui sarebbe bene riflettere e agire velocemente onde evitare un collasso sociale di proporzioni epiche: "Solo nel Lazio - spiega Fabio De Iaco, presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu) - i pazienti in attesa di ricovero nei Ps sono al momento oltre 1100; arrivano a 500 in Piemonte, mentre in Lombardia i ricoveri ordinari sono stati sospesi proprio a causa del sovraffollamento".
Sanità, la crisi dei Pronto Soccorso: superlavoro, ricoveri e feriti in strutture al collasso
"A livello nazionale - prosegue De Iaco - stiamo registrando una fortissima pressione su tutti i Ps ed in varie regioni sono stati attivati i piani contro il sovraffollamento da parte di ospedali e aziende sanitarie. I piani sono mirati al reperimento di ulteriori posti letto ma, dal momento che i posti letto ospedalieri sono cronicamente insufficienti, in pratica non si può fare altro che sottrarre letti ad altre specialità, come ad esempio la chirurgia. Il problema, ovviamente, non si risolve in questo modo. Stiamo cercando di garantire il servizio, ma ci troviamo in una situazione di difficoltà estrema. A Torino ad esempio non abbiamo previsto ferie nel periodo natalizio. I medici non bastano e non c'era possibilità di mandarli in ferie. In alcuni casi, si è potuto garantire il riposo almeno per una delle festività, ma nella grande maggioranza i medici a Torino hanno lavorato senza interruzioni in tutto questo periodo. Le ferie, se qualche azienda ospedaliera è riuscita a prevederle rappresentano ormai un lusso".
A prevalere, prosegue, sono le "patologie respiratorie, soprattutto tra gli anziani: il Covid è in leggera flessione in quest'ultima settimana, mentre l'influenza imperversa, ma sono varie le patologie respiratorie dovute anche ad altri virus".
Queste prime 48 ore del 2024 hanno portato nei Pronto soccorso “tanti feriti per i botti di Capodanno”, oltre “al grandissimo lavoro sui pazienti anziani e fragili che sono ricoverati per un mix di febbre e virus respiratori con la necessità di assistenza”. Il problema non sarebbe il Covid, a quanto afferma De Iaco, “non c’è solo l’aumento dei pazienti over 80 più o meno vaccinati, sto vedendo anche pazienti 40enni con polmonite sinciziale non Covid. Anzi, ultimamente arrivano meno casi Covid in Pronto soccorso”.
Mentre i Ps fronteggiano l’emergenza, i medici e gli infermieri si preparano a una nuova ondata di scioperi proprio per “salvare il Sistema Sanitario Nazionale”.
Guido Quici, presidente della Federazione Cimo-Fesmed, conferma: "Nei prossimi giorni discuteremo per una nuova data del primo sciopero 2024, a fine gennaio, ma siamo anche aperti ad un dialogo con il ministro della Salute e con il Governo. La Manovra è oggettivamente deludente. Enfatizza i 2 miliardi per il rinnovo dei contratti e sulle risorse per le liste d'attesa ma non inverte la rotta". La strategia dei sindacati, però, va oltre i confini italiani: "Siamo disposti ad arrivare manifestare anche a Bruxelles", avverte Pierino Di Silverio, segretario nazionale dell'Anaao-Assomed, che chiede di "investire nel Ssn non solo con finanziamenti, ma anche con leggi che ne consentano il rilancio; rendere appetibile le professioni sanitarie, con un piano di assunzioni che limiti il disagio; eliminare il tetto di spesa alle assunzioni; aumentare le retribuzioni, prevedendo finanziamenti adeguati per il rinnovo dei contratti; rivedere il modello contrattuale, con rispetto per le specificità sanitarie; depenalizzare l’atto medico e sanitario; mantenere i diritti acquisiti, anche con riferimento all’assetto pensionistico".
Se non dovessero arrivare risposte in tempi brevi, "la vertenza non si fermerà, e per dar seguito alla nostra azione congiunta iniziata il 5 dicembre e nel rispetto dei regolamenti, siamo pronti a proclamare altre giornate di sciopero a gennaio".
Secondo la Cimo, "occorre rilanciare l'offerta sanitaria" perché il Governo non può intervenire "soltanto con l'abbattimento dei tempi d'attesa per le visite ma serve subito invertire il trend dei tagli dei posti letto e degli ambulatori che hanno fatto altri Esecutivi". L'appello di Quici al ministro della Salute Orazio Schillaci e al Governo è dunque quello di "dimostrare il coraggio che altri non hanno avuto. Abbiamo capito che per la premier Meloni la sanità è una priorità, ma ora deve dimostrarlo e non ci bastano più indicazioni evasive, ma servono interventi strutturali e le risorse giuste. Altrimenti andremo in Europa per far sentire la nostra voce e la nostra protesta, visto che ci sono anche le elezioni". Sul fronte infermieri, categoria unita nella battaglia sindacale con i medici, il Nursing Up interviene evidenziando che "se il Governo non deciderà di ascoltarci seriamente, le battaglie non volgeranno al termine. Anzi, possiamo considerarci all’inizio di una nuova stagione di proteste".