Oggi l'Ucraina, domani Taiwan?

- di: Diego Minuti
 
Mentre le truppe russe sfondavano, senza alcuna difficoltà, le linee di difesa ucraine, dando inizio all'invasione del Paese, in Cina, rispondendo ad una domanda di un giornalista occidentale sul conflitto, il portavoce del ministero degli Esteri ha detto che bisogna stare attenti alle parole che si usano in questi casi. Ovvero che, agli occhi di Pechino, parlare di invasione dell'Ucraina da parte della Russia è fuor di luogo.
Apparentemente, una forma di rispetto tra due potenze che, contrapponendosi all'Occidente, si sono dati degli obiettivi anche territoriali e, quindi, non vogliono sentire parlare di atti di forza, ma solo di riequilibrare le distorsioni della storia recente.
Quindi l'attenzione, oggi calamitata dalle vicende ucraine (la cui portata sul campo, oltre a quella geopolitica, rischia di devastare la repubblica di Kiev), sembra dimenticare che, dall'altro lato del mondo, un altro Paese rischia di fare la stessa fine. Perché l'Ucraina sta alla Russa, come Taiwan sta alla Cina.

La Russia attacca l'Ucraina e Taiwan trema per la minaccia cinese

E Taiwan e Ucraina, nello scacchiere internazionale, stanno dalla stessa parte, perché sono repubbliche e, soprattutto, sono democrazie. Come il foruncolo nell'occhio del diavolo (russo e cinese), di bergmaniana memoria.

La Cina, da quando Mao ha conquistato il potere, è stata sempre molto ferma nel richiedere la ''riunificazione'' con Taiwan che, ultima ridotta di Chiag kai-Shek, viene considerata parte integrante del territorio cinese.
I due casi sono pressoché sovrapponibili, perché se la Cina non ha escluso il ricorso alla forza per ''riunificare'' Taiwan al suo territorio continentale, Putin lo ha già fatto, sostenendo tesi revisioniste che possono essere accettate solo dai suoi sodali, ma non dagli storici.

Il presidente Tsai Ing-wen, d'altra parte, ha affermato che Taiwan potrebbe "entrare in empatia" con la situazione dell'Ucraina, data la sua esperienza con "minacce militari e intimidazioni dalla Cina".
Sabato il primo ministro britannico Boris Johnson aveva affermato che "gli echi" di ciò che accade in Ucraina "saranno ascoltati a Taiwan", mentre il segretario di Stato americano Antony Blinken, in un viaggio in Australia all'inizio di questo mese, ha detto "gli altri stanno guardando" la risposta occidentale alla Russia, "anche se in Europa è mezzo mondo lontana". Come a dire che Pechino potrebbe essere testimone interessato di come l'Occidente orchestra una risposta ad una aggressione militare, come quella russa nei confronti dell'Ucraina.

E solo pochi mesi fa Taiwan sosteneva che ''la minaccia proveniente dalla Cina cresce ogni giorno''.
Ma ci sono differenze sostanziali tra le due situazioni, a cominciare dal dispositivo di difesa - di livello tecnologicamente avanzatissimo - che Taiwan ha approntato, nel corso dei decenni, e che non renderebbe facili operazioni militari cinesi come quelle russe in Ucraina. Anche lo scenario internazionale, parliamo di rapporti, è diverso perché diverse sono le relazioni tra Washington e Taiwan. Quindi c'è da presumere che la risposta degli Stati Uniti alla situazione ucraina sarà nettamente diversa da quella che avrà eventualmente con Taiwan, perché i due Stati hanno costruito le loro relazioni nel corso dei decenni.

La Cina comunque è stata messa in una posizione scomoda dal riconoscimento da parte della Russia di due territori separatisti, le autoproclamate Repubblica popolare di Donetsk e la Repubblica popolare di Luhansk.
La Cina si è mostrata solidale con le preoccupazioni russe sulla minaccia alla sicurezza della NATO, ma il suo atteggiamento, almeno oggi, non potrebbe mai imitare quello di Mosca perché, a differenza di Putin, Xi ha altre priorità, a cominciare dalla leadership mondiale in campo tecnologico e, quindi, economico che sta perseguendo con feroce determinazione sin dal suo insediamento al vertice del Paese. Ma non bisogna cadere nell'errore di pensare che le visioni di Moasca e Pechino siano molto diverse, perché la Cina, quando si è trattato di combattere minacce separatiste (Hong Kong, Xinjian o Tibet) ha usato il pugno di ferro.
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