Roma: tra assunzioni temerarie e maggioranza a pezzi, Raggi promuove sé stessa

- di: Diego Minuti
 
Cercando di trovare un senso a quanto sta accadendo politicamente a Roma - intesa non come centro del potere del Paese, ma come città - si avverte un senso di straniamento perché il quadro generale è un coacervo di tali e tanti cose negative che c'è difficoltà a trattenere un senso di rigetto.
Ma, come sempre, le versioni di quel che accade sono diverse e si accreditano, reciprocamente, di essere portatrici di falsità. Però, anche davanti a evidenze che non potrebbero essere taciute o manipolate, accade l'esatto contrario, come i protagonisti di "Rashomon" che, dovendo testimoniare su quel che avevano visto (un omicidio), danno tre diverse interpretazioni di un dato incontrovertibile come dovrebbe essere la verità.

Al Comune di Roma, in queste settimane, sta andando in scena qualcosa che sta a metà tra il dramma e la commedia, perché il pilastro principe su cui poggia qualsiasi sindaco, ovvero la maggioranza, sta evaporando così come la compattezza di quello che un tempo era il gruppo consiliare dei Cinque Stelle e che oggi è ridotto a conventicole di varia ispirazione.
L'unica cosa certa è la disperata volontà di Virginia Raggi di andare avanti ricandidandosi, a dispetto di una situazione di oggettiva debolezza in cui si trova per colpe sue ma non solo. Come quelle che possono essere ricondotte alla sfrontatezza che alcuni dei "puri tra i puri" hanno mostrato quando hanno cominciato a gustare i dolci frutti del potere.
Le ultime due imprese di assessori comunali (una che ha assunto il marito/compagno come capo del suo staff, con uno stipendio di 90 mila euro all'anno; un altro che aveva cercato di fare assumere la fidanzata nella segreteria di un suo collega di giunta) hanno forse segnato il punto di non ritorno dell'ingresso dei Cinque Stelle, e a pieno titolo, in quella casta che dicevano a piene lettere di aborrire e nella quale ora sembrano trovarsi magnificamente a loro agio.

La campagna elettorale per l'elezione del futuro sindaco è comunque già partita, come testimonia un innaturale (se si guarda al passato) attivismo di Virginia Raggi che, postando a raffica video e pubblicando dichiarazioni, sembra volere dare al mondo l'immagine di una città - Roma - dove tutto va bene, dove non esistono problemi, dove comunque il sindaco sembra volare, come Trilly, di fiore in fiore dispensando opere meritorie.
Che poi si presenti più volte la stessa iniziativa spacciandola per una "prima", per volerne replicare all'infinito i benefici effetti di comunicazione, è un giochetto che non regge alla prima verifica.
Ma una città difficile, complessa, dal territorio sterminato eppure bellissima, non si governa così e, soprattutto, non si governa facendosi condizionare da progetti di orizzonte limitato, che sono un controsenso se si parla di Roma. Perché in alcune città gli errori di progettazione e strategia si pagano ad un prezzo molto più alte rispetto alle altre.

Alcune scelte si possono capire (come l'opposizione alle Olimpiadi, guardando ad un peso economico che la città forse non poteva sopportare), ma altre assolutamente no, soprattutto se riguardano non progetti faraonici, ma la vita quotidiana dei romani che non possono penare in attesa di un bus che non arriva, di un cassonetto che non viene svuotato, di una politica di vero sostegno alle attività commerciali, mai come in questa sindacatura non considerate.
Ma i nostri sono giudizi riguardano il passato e se Virginia Raggi assicurasse quel cambio di velocità che da lei ci si attendeva all'inizio del mandato forse potrebbe riguadagnare parte dell'elettorato che l'ha eletta. Ma il ritardo è troppo grande per potere essere recuperato in pochi mesi in termini di consenso, soprattutto alla luce del clima che si vive in Comune, con una maggioranza che perde pezzi e soprattutto credibilità.

Il paradosso è che, di questa oggettiva debolezza di Raggi (al di là dell'endorsement di Beppe Grillo), non sanno approfittare gli schieramenti ufficialmente suoi avversari. La candidatura di Roberto Gualtieri - che pure aveva raccolto consensi trasversali in seno al Pd - è di fatto stata congelata da Enrico Letta. Il centrodestra ancora è latitante, lacerato veti e ripicche che ne danneggiano fortemente il potenziale.
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli