Rizzetto (FdI): "Dal governo un forte impulso al mercato del lavoro"

- di: Redazione
 
L'onorevole Walter Rizzetto, friulano di San Vito al Tagliamento, è uno degli esponenti di Fratelli d'Italia maggiormente impegnati nell'analisi delle dinamiche del mondo del lavoro. Un impegno che gli è stato riconosciuto quando, eletto nella diciannovesima legislatura, è stato chiamato alla presidenza della commissione Lavoro pubblico e privato della Camera.
A lui Italia Informa ha rivolto alcune domande

Rizzetto (FdI): "Dal governo un forte impulso al mercato del lavoro"

Onorevole Rizzetto, le ultime rilevazioni dell'Istat confermano che la nostra economia sta perdendo quella forza che, all'inizio del 2023, l'aveva messo in cima ai Paesi europei con una più evidente crescita. Notizie del genere ripropongono sempre la tematica di un mercato del lavoro che, per difficoltà strutturali, stenta ad essere al passo con le esigenze della nostra macchina produttiva. Quali, a suo giudizio, potrebbero essere le prime mosse per dinamicizzare un mercato del lavoro troppo condizionato da fattori anche esterni?
Le politiche attive del Governo Meloni stanno già riattivando il mercato del lavoro. Grazie al Decreto Lavoro molte persone abili al lavoro, ma inattive rispetto al mercato del lavoro, possono andare a coprire delle posizioni che magari fino ad oggi non sono state coperte. In aggiunta serve la prevenzione e la certificazione di qualità per gli imprenditori virtuosi. Occorrono, inoltre, più strumenti e mezzi per contrastare il lavoro nero e il caporalato. Gli incentivi per assumere giovani e donne ci sono, adesso dobbiamo puntare a un lavoro di qualità. E stiamo lavorando per rendere strutturale il taglio sul cuneo fiscale. Evidenzio che i dati Istat relativi al secondo trimestre 2023 mostrano che il numero di occupati è aumentato di 129.000 unità (+0,6%) rispetto al primo trimestre, principalmente grazie all'aumento dei lavoratori con contratti a tempo indeterminato, che sono cresciuti di 130.000 (+0,8%), mentre i contratti a termine sono diminuiti, compensati da un aumento dei lavoratori autonomi. Questo ha portato ad un aumento del tasso di occupazione al 61,3%, un aumento dello 0,3% rispetto al primo trimestre dell'anno, e una corrispondente riduzione del tasso di disoccupazione al 7,6%. Il numero totale di occupati in Italia è ora di 23.510.000, un dato record.

Lavoro e reddito di cittadinanza: due temi che negli ultimi mesi vanno di pari passo. Tutti conosciamo le critiche che, al RdC, sono state mosse dalla destra - e da Fratelli d'Italia in particolare - che, ci pare, non contestino l'aiuto a chi è in difficoltà, ma lo strumento, per come è stato concepito e per il meccanismo (fallito) dei controlli. È così?

Dal 2019 a oggi questo strumento è costato oltre 30 miliardi. E non mi sembra che abbia abolito la povertà, né aiutato i suoi percettori a trovare un lavoro, molti dei quali ne hanno beneficiato per quattro anni. I controlli non sono stati attivati e certamente bisognerà capire se consapevolmente oppure no. Le misure in vigore, incentrate sulla formazione e riqualificazione professionale, hanno come obiettivo di sostenere l'inserimento lavorativo dei cittadini, fornendo strumenti e opportunità per accedere al mercato del lavoro e migliorare la situazione economica dei lavoratori. Le persone che sono in una situazione di disagio potranno rivolgersi ai servizi sociali e se inseriti in un progetto multidimensionale di recupero potranno avere ancora il sussidio. Ed anche qua i numeri ci danno ragione. Sulle oltre 70mila persone che hanno creduto nel Supporto per la Formazione e il Lavoro, gli ex percettori del Reddito di cittadinanza ad aver presentato domanda sono solo 40mila, rispetto ai circa 180mila aventi diritto.

Alcuni recenti studi hanno confermato che il Paese ha un ''problema giovani'', in sempre maggiore numero in condizione di distacco dai meccanismi di formazione scolastica reale e, quindi, sempre più lontani dal mondo del lavoro. È, in Europa, un problema essenzialmente italiano. Come invertire questo trend che rischia di impoverire il contributo delle generazioni nate all'inizio degli anni Duemila al nostro mondo del lavoro?
 Questo Governo sta facendo passi in avanti a favore dei giovani. Il “Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa” (Siisl) è progettato per offrire misure di sostegno, percorsi di formazione ed è soprattutto una piattaforma di ricerca del lavoro che risponde all’esigenza di tutti i giovani – e non solo – di incrociare la domanda con l’offerta di lavoro. Reputo centrale nella ricerca di un’attività lavorativa la formazione dei lavoratori, questa sarà la chiave di volta decisiva e ritengo in particolare fondamentale l'insegnamento del diritto del lavoro ai giovani. Per parlare di sicurezza sul lavoro infatti non si può prescindere dall'insegnamento di tutta la disciplina che vige nei rapporti di lavoro, per responsabilizzare e rendere consapevoli lavoratori e datori.

On. Rizzetto, sul salario minimo è netta contrapposizione tra chi lo sollecita, ritenendolo una misura di equità, e chi - la coalizione di governo - lo ritiene, al contrario, un provvedimento che non risponde alle reali esigenze del mondo del lavoro. Qual è il suo punto di vista?
Un salario minimo applicato erga omnes per legge potrebbe paradossalmente creare dei problemi e da parte datoriale alcuni potrebbero abbandonare i risultati raggiunti dalla contrattazione e applicare, a ribasso, una legge. Serve invece ragionare sui rinnovi dei contratti, rinnovarli bene. Noi vogliamo fare le cose fatte bene, abbiamo presente il problema del lavoro povero e la strada per contrastarlo passa dal rafforzamento della contrattazione collettiva.

Lavoro e pensioni sono temi che, da sempre, sono interdipendenti. Sulle pensioni il dibattito è sempre di attualità e, in altri Paesi, come la Francia, la riforma del loro regime ha scatenato le proteste di piazza, dopo la decisione del presidente Macron di innalzare l'età per potere uscire dal circuito lavorativo. Il sistema delle pensioni, davanti ad una evidente crisi di natalità, potrebbe dovere essere ridisegnato. In proposito qual è il suo giudizio?
La grave crisi di natalità che affligge il nostro Paese accompagnata da un sistema pensionistico che fatica a sostentarsi, porta ogni Governo che ha l’onore di guidare questo Paese, di fronte alla necessità di trovare delle soluzioni. Sicuramente, dal mio punto di vista, i nostri sforzi devono andare verso una maggiore flessibilità in uscita: Flessibilità che, tuttavia, deve tenere conto del pesante conto presentato dei numerosi bonus a pioggia garantiti dagli ultimi governi e che rappresentano un freno alla nostra azione. Di certo, se quei soldi fossero stati utilizzati per fare delle riforme serie del sistema pensionistico, oggi parleremo d’altro.

Un'ultima domanda: il taglio del cuneo fiscale è una misura importante e di coraggio. Ma da solo non risolve i problemi. Quali potrebbero essere gli ulteriori passi che il Paese si aspetta dal governo?
Il taglio del cuneo è uno strumento che si inserisce nel solco segnato dal Governo per sostenere la nostra economia. Detassare il costo del lavoro consente non solo di avere un maggiore guadagno alla fine del mese, ma permette, ulteriormente, di innescare degli effetti benefici che si rispecchiano anche in un incremento dell’occupazione ad un contrasto al caro vita che sta colpendo le famiglie italiane. Ed è quanto stiamo registrando. Gli ultimi dati Istat, ci dicono che ad agosto il tasso di disoccupazione totale è sceso al 7,3 per cento (-0,2 punti) e quello giovanile al 22 (-0,1). In coerenza con tale dato, l’Istat segnala pure la crescita del numero degli occupati: 23milioni 593mila con un aumento, rispetto ad agosto 2022, di ben 550 mila dipendenti permanenti e di 48 mila autonomi. Diminuisce, invece, il numero dei dipendenti a tempo determinato (-74 mila unità). Quindi avanti tutta su questa strada per il benessere del Paese.
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