Reno De Medici continua a crescere: parla il Ceo, Michele Bianchi

- di: Redazione
 
Il cambio di proprietà con il successo dell’Opa da parte di Apollo Global Management, gli ottimi risultati ottenuti in questi anni, la conferma e l’implementazione delle strategie di crescita, le acquisizioni cruciali effettuate per sostenere, alimentare e mettere in sicurezza questa crescita in tutti i suoi aspetti, la spinta anche più forte sulla sostenibilità con apposito ambizioso piano al 2030, le sfide poste dalla pandemia e dal rincaro e disponibilità delle materie prime. Intervista all’Ing. Michele Bianchi, Ceo del Gruppo RENO DE MEDICI, leader nella produzione del cartoncino riciclato e maggior produttore in Italia, Francia, nella Penisola Iberica e nei Paesi Bassi.

Intervista al Ceo di Reno De Medici, Michele Bianchi

Ingegner Bianchi, di recente è cambiata la proprietà del GRUPPO RENO DE MEDICI: a dicembre 2021, infatti, si è verificata un’Opa obbligatoria da parte di Apollo Global Management. Lei è stato confermato Amministratore delegato e questo è stato interpretato come un segnale di continuità, anche alla luce anche degli ottimi risultati che il Gruppo ha ottenuto con la sua guida, in particolare negli ultimi anni. Questo cambiamento di proprietà cosa significa nella realtà in termini di programmi e progettualità?
È avvenuto un significativo cambio di proprietà e siamo diventati una società interamente privatizzata con questo grande fondo americano, che ha letto gli sviluppi e gli importanti obiettivi raggiunti, intravedendo l’opportunità di consolidare e rafforzare l’industria nel nostro segmento di mercato di riferimento. La conferma del management, a partire da me, è la dimostrazione dell’ottimo lavoro svolto e di tutto il lavoro ancora da svolgere che, grazie al supporto di Apollo Global Management, sarà sviluppato.
Negli ultimi anni abbiamo fatto diverse acquisizioni: ora, quindi, è il momento di capire come consolidare queste acquisizioni e continuare a rafforzare il nostro modello di business.

In effetti il Gruppo RENO DE MEDICI in questi anni ha avuto un forte processo di espansione ed è attivo in 70 diversi Paesi: tra le acquisizioni chiave quelle di Papelera del Principado e il Gruppo olandese Eska. Pensate ad ulteriori acquisizioni o puntate più a ‘digerire’ quelle effettuate?
Innanzitutto dobbiamo consolidare e digerire ciò che è stato fatto soprattutto nel 2021, anno che ha registrato un rafforzamento del polo iberico con l’acquisizione di Paprinsa a seguito della precedente Barcelona Cartonboard S.A.U., e poi l’acquisizione di Eska, Gruppo leader globale nel segmento del cartoncino più spesso, il solid board. Nell’area iberica siamo i numero uno in termini di produzione e performance di mercato e queste acquisizioni rappresentano un’opportunità per continuare a sviluppare i modelli di business sui quali abbiamo lavorato in questi anni. Al contempo, l’Olanda ci permette di rafforzare nell’altro segmento, il solid board, un prodotto che realizzavamo già con una catena italiana, ma che adesso possiamo esprimere con una capacità intercontinentale e un sistema di sinergie sempre più performante.

Il Gruppo RENO DE MEDICI è attivo in tre prodotti chiave: il cartoncino riciclato, il cartoncino patinato e il solid board. Come è noto, la pandemia ha scompaginato numerose filiere a livello internazionale: quali segnali stanno giungendo dalle vostre filiere di mercato nelle varie parti del mondo?
Vorrei precisare che il portafoglio di Reno de Medici oggi è interamente materiale riciclato e anche il patinato è riciclato. In realtà, quindi, i segmenti di mercato sono due: uno è il cartoncino patinato riciclato, più orientato agli imballaggi in generale e l’altro è il solid board, dal più alto spessore e laminato con delle carte speciali, adatto invece a imballaggi di lusso, ma pure sempre riciclato.
Detto ciò, noi oggi con Eska siamo arrivati a produrre per il 2022 oltre 1 milione e mezzo di tonnellate di materiale, del quale oltre il 60% va a finire nell’imballaggio alimentare.
Ci tengo a sottolineare che la pandemia ha cambiato molto le cose e continua a porre delle sfide importanti: il nostro è un prodotto ed un’industria dichiarata essenziale anche in pandemia, in quanto svolge un’attività fondamentale nella produzione, conservazione e diffusione di prodotti alimentari e farmaceutici, dei quali non possiamo certamente fare a meno.

Alla fine del 2020 disse che ‘i risultati ottimi sono frutto del lavoro dei 3-4 anni precedenti’. Quelle scelte sono valide ancora oggi o, in qualche maniera, vanno aggiornate?
Le scelte strategiche effettuate sono a tutt’oggi valide e attuali; negli anni abbiamo costruito e lavorato basandoci su quella particolare impostazione strategica fondata sulla presenza di un network europeo che soddisfa domanda ed esigenze locali, ma con un approccio internazionale consolidato di sinergie e best practices. Le migliori attività possono essere condivise ed implementate a seconda delle esigenze e non solo: in tempi di pandemia e di difficoltà di vario tipo, rappresentano un grande valore per i nostri clienti in quanto riusciamo, attraverso piani alternativi e con una gestione flessibile, a far fronte ad eventuali difficoltà di forniture che possono verificarsi. Se uno stabilimento dovesse avere delle difficoltà, infatti, mediante questo network che abbiamo creato sarebbe aiutato da un altro comparto e viceversa. Ecco perché verranno rafforzate le attività in Spagna e non solo: nel segmento del solid board oggi abbiamo infatti tre realtà che possono adottare questa stessa strategia.

La ripresa post-pandemia era già alle prese con i forti rincari delle materie prime, soprattutto energetiche, causando anche problemi di approvvigionamento. Poi è arrivata anche la guerra in Ucraina. Come se la sta cavando RENO DE MEDICI da questo punto di vista?
I costi di tutte le materie prime sono fortemente aumentati, purtroppo ancor di più in queste settimane che tutti noi stiamo tragicamente vivendo. Si parla soprattutto del rincaro dell’energia, ma l’aumento dei prezzi delle materie prime ha colpito anche tutta una serie di prodotti ausiliari forse meno importanti, ma che presentano un’inflazione molto significativa.
Noi cerchiamo di assicurare la fornitura diversificando gli approvvigionamenti e rafforzando il rapporto di fiducia che negli anni abbiamo cercato di elevare dal punto di vista delle partnership strategiche e cercando, inoltre, di adattare l’efficienza operativa per far sì che alcuni costi si possano gestire ed assimilare meglio. Purtroppo, non tutta l’inflazione è assorbibile.

I dati di bilancio dimostrano chiaramente che la vostra resilienza, ad uno shock improvviso come la pandemia, si è rilevata ottima. Le persone, l’impegno e la coesione, evidentemente, hanno fatto la differenza. Cosa l’ha colpita a riguardo nella risposta complessiva che avete fornito?
Gli aspetti estremamente sorprendenti sono stati la coesione, la passione, l’amore e la dedizione per il lavoro e per una filiera che, nonostante le difficoltà, ha dovuto continuare a svolgere il proprio lavoro per servire i clienti; la soddisfazione di instaurare un legame con i clienti stessi è stata importantissima.
La settimana scorsa, ho raccolto il PPI Award, il Premio internazionale che riconosce a Reno de Medici le migliori performance di idee sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori. Questo Premio, ancora una volta, testimonia che quando ci si trova davanti a delle difficoltà fare squadra è fondamentale.

Oltre alla sostenibilità, le altre due parole d’ordine sono automazione e digitalizzazione. Che cosa significano per RENO DE MEDICI, in concreto, queste due parole?
Sono due concetti estremamente importanti per continuare a proiettare nel futuro un’azienda manifatturiera e un’industria che si dirige sempre di più verso la personalizzazione del prodotto, la consegna in tempi rapidissimi, la protezione, la comunicazione e l’aspetto anche emozionale che l’imballaggio deve trasmettere. Siamo sempre virtualmente connessi e, di conseguenza, abbiamo bisogno di emozioni anche attraverso altri mezzi. Riuscire a portare avanti la modernizzazione e la capacità di essere interattivi, anche nella domanda e nella risposta pratico e fisica, rimane fondamentale. Il tutto all’interno della sostenibilità dell’azienda, dei numeri e delle risorse che utilizziamo ogni giorno.

Avete un piano molto interessante sulla sostenibilità con obiettivi assai ambiziosi che guardano al 2030…
Sì, nel 2021, sulla base dei precedenti anni, siamo usciti formalmente con i target per il 2030 identificandone otto in totale, sostanziali per il tipo di business in cui siamo impegnati. Nel prossimo decennio ci impegneremo ad attuare e a mantenere questi piani in quanto sono stati anche identificati come significativi nel debito che abbiamo dovuto raccogliere per la transazione di Apollo. Questi punti sono legati a parametri di sostenibilità: riusciremo a pagare meno se facciamo meglio, pagheremo di più se faremo peggio, quindi l’impegno sarà ancora più significativo.

Le filiere mondiali in generale, già dopo la pandemia, si sarebbero accorciate perché quelle molto lunghe risultano più fragili. Questa tendenza, secondo lei, è strutturale oppure si tornerà a filiere lunghe?
Molti prodotti e filiere si stanno riorganizzando a fronte di quello che è accaduto con la pandemia. La globalizzazione ha mostrato dei punti di debolezza che sono un forte punto di domanda per chi produce. Non avere materiali e non poter consegnare di fronte a una domanda importante e ad una crescita che è venuta a presentarsi in maniera importante infatti, diventa un punto strategico ed è chiaro che bisogna far sì che tutto rimanga in una scala economica e di sostenibilità delle forniture, mantenendo invariata la qualità e l’efficienza.
Tutto ciò deve permettere di trovare un equilibrio che, ne sono convinto, non avrà le stesse dimensioni delle filiere precedenti, ma riguarderà dimensioni continentali, se non nazionali.
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