Il cielo di Kiev, ancora una volta, squarciato dalle esplosioni. Un attacco missilistico russo ha colpito la capitale ucraina, lasciando dietro di sé una scia di morte e distruzione. Almeno un morto, quattro feriti – tra cui un bambino – e intere zone della città precipitate nel buio. Un bollettino di guerra che si ripete, in un conflitto ormai entrato nel suo terzo anno e che, contrariamente a ogni auspicio diplomatico, non accenna a placarsi.
Raid russo su Kiev, Zelensky: "Chiaro che Putin non si prepara alla pace"
L'ennesima offensiva russa non è solo un colpo militare, ma un messaggio politico chiaro: il Cremlino non ha intenzione di fermarsi, né tantomeno di sedersi a un tavolo negoziale con condizioni diverse da quelle della resa totale dell'Ucraina. Lo sa bene Volodymyr Zelensky, che dopo l’attacco si è rivolto alla comunità internazionale con parole dure: “Questo attacco dimostra chiaramente che Putin non ha alcuna intenzione di cercare la pace. Ogni giorno in cui l’Occidente rimane indeciso è un giorno in più in cui i russi possono massacrare il nostro popolo”.
Il copione dell’orrore: attacchi mirati e terrore sulla popolazione
Gli attacchi russi su Kiev si susseguono con una precisione quasi chirurgica, colpendo infrastrutture energetiche, snodi strategici, ma anche obiettivi civili. La città è ormai abituata agli allarmi antiaerei, alle notti interrotte dal rombo delle esplosioni, ai rifugi diventati parte della quotidianità. Ma il costo umano e psicologico di questa guerra si fa sempre più pesante.
Il bombardamento di oggi ha interessato una vasta area della capitale. Secondo fonti locali, i missili hanno centrato un complesso residenziale in un quartiere periferico, mandando in frantumi intere palazzine e lasciando decine di famiglie senza casa. I soccorritori, impegnati a scavare tra le macerie, parlano di una situazione drammatica. Un bambino è stato estratto ancora in vita, ma le sue condizioni restano critiche.
A peggiorare la situazione, il raid ha danneggiato pesantemente anche una sottostazione elettrica, lasciando senza luce migliaia di persone. In pieno inverno, con temperature sotto lo zero, l’assenza di elettricità significa anche case senza riscaldamento, ospedali in difficoltà e un’emergenza umanitaria che si aggiunge alla devastazione bellica.
La strategia di Putin: guerra d’attrito e logoramento dell’Ucraina
Mosca continua a parlare di "operazione speciale", mantenendo il solito lessico della negazione e del rovesciamento della realtà. Il Cremlino non riconosce alcun fallimento e, anzi, intensifica la campagna bellica, mentre sul fronte interno reprime ogni dissenso con mano sempre più dura.
Secondo diversi analisti, l’obiettivo russo in questa fase è duplice: da un lato, fiaccare militarmente ed economicamente l’Ucraina, rendendo la sua difesa sempre più difficile; dall’altro, sfiancare il sostegno occidentale, sfruttando le divisioni politiche e la stanchezza delle opinioni pubbliche di Europa e Stati Uniti. Il messaggio che arriva dal Cremlino è semplice: la Russia ha risorse e tempo per continuare a combattere, l’Occidente no.
L’Occidente tra esitazioni e sostegno militare insufficiente
Mentre i missili russi piovono su Kiev, l’Europa e gli Stati Uniti continuano a dibattere su quali siano le prossime mosse da adottare. Più aiuti? Più sanzioni? O una fragile spinta diplomatica che, almeno per ora, sembra non avere alcuna sponda concreta a Mosca?
L’invio di aiuti militari procede, ma a rilento. L’Ucraina chiede a gran voce più sistemi di difesa aerea, più munizioni, più artiglieria. L’Occidente risponde con promesse e pacchetti di aiuti che però non sempre arrivano nei tempi e nelle quantità necessarie. In un recente discorso, Zelensky ha avvertito che senza un sostegno più deciso, l’Ucraina rischia di trovarsi in una situazione critica entro la fine dell’anno.
A complicare il quadro c’è anche la situazione politica negli Stati Uniti, dove il sostegno all’Ucraina è diventato terreno di scontro tra Repubblicani e Democratici. La prossima tornata elettorale potrebbe ridurre ulteriormente l’impegno di Washington nel conflitto, lasciando l’Europa con una responsabilità ancora maggiore.
la guerra continua, e Kiev resiste
E mentre le cancellerie internazionali dibattono, a Kiev si scava tra le macerie. La popolazione ucraina, nonostante la fatica e le sofferenze, continua a resistere. Ma per quanto ancora potrà farlo senza un intervento più deciso dell’Occidente?
Ogni raid su Kiev è un segnale: questa guerra non finirà presto. E la domanda che l’Europa dovrebbe porsi è sempre la stessa: quanto è disposta a fare per fermarla?