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Caos scuola: i prof bocciano, i Tar promuovono. E il merito che fine ha fatto?

- di: Bianca Balvani
 
Caos scuola: i prof bocciano, i Tar promuovono. E il merito che fine ha fatto?
Sfogliando i quotidiani di oggi, l'italiano medio, barcamenandosi tra le beghe della politica e gli echi di guerre non tanto lontane, si ritrova a leggere notizie che, se non fossero paradossali, dovrebbero fare esplodere un moto di rivolta nei confronti della assurda deriva che il Paese ha adottato in uno dei settori chiave di qualsiasi società, cioè la scuola. Una scuola che, in Italia, è ormai allo sbando, non certo per l'impegno dei docenti - che mai come in questo periodo devono essere considerati la prima barriera eretta dallo Stato davanti al degrado dei valori - , quanto perché oramai i suoi capisaldi, a cominciare dall'autonomia di giudizio dei professori, sono quotidianamente messi in pericolo dalle incursioni di altri. 

Stiamo parlando dei giudici amministrativi ai quali, sempre più di frequente, famiglie di ragazzi bocciati si rivolgono venendo spesso gratificate con promozioni non sul campo (le aule), ma per decreto. Gli ultimi casi (ma l'elenco potrebbero essere molto lungo) si riferiscono a due studenti - una di scuola media, l'altro maturando, che risiedono in regioni diverse - che, bocciati dopo la valutazione dei collegio dei docenti, sono stati ''riabilitati'' dai giudici amministrativi. I quali, non potendo entrare nel merito (e per merito parliamo di quello che i ragazzi avrebbero dovuto avere riconosciuto, se il loro profitto fosse stato quello richiesto), hanno argomentato le loro decisioni sostenendo, in pratica, che è stata la scuola a fallire non avendo approntato un paracadute di sostegno per aiutare gli studenti. Nello specifico, per il Tar i professori, che avevano bocciato la ragazzina addebitandole sei insufficienze in altrettante materie, non hanno apprezzato gli sforzi fatti dall'alunna. Ora, posto che, ad eccezione dei docenti, nessun esterno ha avuto contezza dell'impegno della studentessa e come esso si sia tradotto in termini di profitto, è quanto meno singolare che lei sia stata promossa da chi forse non ha nemmeno la più pallida idea di come i professori seguano il percorso di crescita dei giovani che famiglia e Stato hanno affidato loro. 

Alunna bocciata ma promossa dal Tar

Una situazione che definire estrema è poco, perché lascia aperte alcune questioni che meritano un approfondimento. La prima che viene in mente è che questo sistematico ricorso ai giudici amministrativi contribuisce ad acuire le differenze economiche tra ragazzi che hanno avuto la stessa sorte - la bocciatura -, ma che, per ricorrere al Tar, devono avere alle spalle una famiglia che possa ''pagare'' gli avvocati, le cui parcelle, considerata la complessità della materia, potrebbero essere anche care.  E' questa l'equità? E, ancora, il Ministero dell'Istruzione e del Merito, facendo onore appunto al Merito, si schiera in giudizio accanto ai suoi professori, di fatto accusati di discriminare gli studenti, gettando in questo modo discredito sul tutto il corpo docente del Paese? Poi, mentre i giudici amministrativi scorrazzano in campi che non dovrebbero essere di loro pertinenza (non la scuola, ma i criteri del giudizio), si consentono, senza intervenire, palesi distorsioni del sistema. Come denunciato dal periodico ''Tuttoscuola'', che ha segnalato come un istituto parificato campano abbia presentato quest'anno, all'esame per il diploma superiore, oltre 850 ragazzi (quasi sei volte più della media nazionale), a fronte del fatto di non avere nemmeno un alunno nelle quattro classi precedenti. 

Sì, avete letto bene: una scuola-non scuola che si attiva guarda caso solo per portare gli studenti al diploma, mancando del percorso formativo che è alla base del sistema.  Possibile, viene da interrogarsi, che nessuno in Campania e fino a Roma non si sia accorto di questo fatto che, probabilmente senza infrangere alcuna norma, dà l'impressione di trovarsi davanti all'ennesimo diplomificio? Insomma, lo chiediamo al ministro Valditara, chi ha il potere di controllare, ma soprattutto chi ha il dovere di intervenire di fronte a evidenze come quella dell'istituto parificato campano?
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