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Zohran Mamdani, il sindaco che vuole cambiare New York

- di: Vittorio Massi
 
Zohran Mamdani, il sindaco che vuole cambiare New York
Zohran Mamdani, il sindaco che vuole cambiare New York
Dallo Stato di New York alla volata per la City: il trentatreenne democratico socialista corre su affitti bloccati, bus gratuiti, spesa più leggera. Tra attacchi di Trump, endorsement pesanti e un esercito di under 35, ecco perché la sua ascesa sta riscrivendo la politica americana.

(Foto: Zohran Mamdani, largamente in testa nei sondaggi per la carica di sindaco di New York).

New York ha già visto tutto. O quasi. Questa volta, però, la storia si sposta in avanti: Zohran Kwame Mamdani, nato a Kampala nel 1991 e cresciuto nel Queens, è passato in pochi mesi da outsider a front-runner credibile per la guida della città. Trentatré anni, musulmano, origini indiane, democratico socialista, Mamdani incarna una generazione che pretende risposte sull’affordability: quanto costa vivere, studiare, spostarsi.

Da Kampala al Bronx: il profilo che spiazza

Figlio del politologo Mahmood Mamdani e della regista Mira Nair, arriva a New York a 7 anni, studia alla Bronx High School of Science e quindi Africana Studies al Bowdoin College. Nel 2018 diventa cittadino statunitense. Prima della politica, la musica: Mr. Cardamom/Young Cardamom, collaborazioni ugandesi e un pezzo diventato cult. La scena serve qui: un background globale, un lessico culturale pop, un radicamento nel quartiere di Astoria che nel 2020 lo porta in Assemblea statale.

La piattaforma: blocco degli affitti, bus gratis, cibo accessibile

Il programma è concepito come una manutenzione straordinaria del quotidiano: congelamento degli affitti per chi vive nel mondo dell’affitto regolato, bus gratuiti per accelerare una mobilità già orientata al trasporto pubblico, asili nido gratis e l’idea di negozi alimentari municipali per spezzare i “deserti della spesa” in alcuni quartieri. Il tutto finanziato con tassazione più progressiva e riallocazioni di spesa, con fasi pilota e implementazione graduale.

La cavalcata: primarie ribaltate, macchina del consenso accesa

Quando ha annunciato la corsa, pochi lo consideravano competitivo. Poi dibattiti, porta-a-porta e social: l’onda si è alzata. Endorsement decisivi hanno puntellato la rimonta e le primarie democratiche si sono chiuse con un sorpasso che ha archiviato il copione più scontato. Il voto dei giovani e degli inquilini ha fatto la differenza, spingendo in alto l’affluenza nei distretti con forte presenza di affitti regolati.

Gli attacchi: il marchio “rosso” e la risposta

Con l’aria che tira a Washington, l’etichetta è arrivata puntuale. Donald Trump lo ha bollato con un soprannome tagliente: “il mio piccolo comunista”. Mamdani ha replicato ricordando la differenza tra socialismo democratico e comunismo e ribadendo: “Lavoro per un’economia che funzioni per le persone, non per chi alza i prezzi”.

Le obiezioni: conti, coperture e fattibilità

Critici e commentatori chiedono quanto costeranno bus gratuiti e nidi gratis. La risposta è in una combinazione di nuove entrate, tagli mirati e progetti pilota. Sul blocco degli affitti, gli inquilini lo vedono come un’ancora anti-inflazione; una parte dei proprietari teme minore manutenzione e unità vuote. La soluzione passa da fondi per ristrutturazioni, criteri di qualità e monitoraggio degli effetti sull’offerta.

Perché questa storia conta oltre New York

New York è laboratorio e megafono. Se Mamdani vincesse, si aprirebbe un test nazionale: si può governare una metropoli ponendo affitti, trasporti e spesa sopra tutto? Il messaggio è ricucire il patto urbano tra giovani, lavoratori e città. Il rischio: resistenza degli interessi organizzati, attriti federali e scosse di fiducia se la comunicazione sulle coperture non sarà impeccabile.

La posta in gioco ora

Nelle ultime settimane di campagna il candidato ha scelto una traiettoria netta: “Ridurre i costi, ridare tempo alle persone, rimettere il pubblico dove il mercato non arriva”. Gli avversari spingono su sicurezza e gestione. Il verdetto dirà se New York è pronta a un cambio di paradigma o se preferirà una correzione più prudente. Di certo, la politica urbana americana ha trovato il suo nuovo spartito.

 

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