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Stop alle espulsioni lampo e dazi illegali: Trump sotto pressione

- di: Vittorio Massi
 
Stop alle espulsioni lampo e dazi illegali: Trump sotto pressione
Due scivoloni giudiziari fanno tremare il potere esecutivo: tra migranti e commercio, la Corte manda un chiaro segnale.

Doppio alt alla strategia dell’esecutivo: nel giro di pochi giorni, una sentenza dichiara illegittimi i dazi perché frutto di un abuso del potere presidenziale e un’altra ordinanza blocca l’estensione nazionale delle espulsioni rapide. Non è un incidente di percorso: è il ritorno dei contrappesi costituzionali al centro della scena.

Il nodo dei dazi: il perimetro della presidenza

La decisione sui dazi afferma un principio semplice e dirompente: la tassazione del commercio estero resta competenza primaria del Congresso. L’uso dell’emergenza per imporre tariffe generalizzate è stato ritenuto uno sconfinamento. L’impatto politico è immediato: cade il presupposto secondo cui la Casa Bianca possa correggere a piacere i flussi commerciali invocando poteri straordinari.

Gli effetti economici si vedranno nel medio periodo, ma il messaggio ai mercati è chiaro: regole prevedibili, meno discrezionalità. In concreto, si apre una fase di riallineamento delle catene di fornitura e di revisione dei dossier tariffari più controversi.

Migrazione, il freno alle espulsioni rapide

La seconda tegola riguarda le expedited removals, lo strumento accelerato con cui l’amministrazione ha cercato di rimuovere, su tutto il territorio nazionale, chi non riusciva a dimostrare immediatamente una presenza regolare da più di due anni. L’ordinanza mette in primo piano il diritto al giusto processo e la necessità di valutazioni caso per caso, soprattutto quando si parla di persone che vivono e lavorano nelle comunità statunitensi.

La giudice ha usato parole nette: “Prioritizzare la rapidità sopra ogni altra cosa porterà inevitabilmente a rimuovere erroneamente delle persone”giudice federale Jia M. Cobb. Il punto è sostanziale: procedure lampo possono trasformarsi in errori irreparabili, con detenzioni ingiuste e allontanamenti di aventi diritto alla difesa.

La replica dell’esecutivo e la sfida nei tribunali

Dal fronte governativo, la linea è altrettanto tranchant: “Abbiamo la legge, i fatti e il buon senso dalla nostra parte”Dipartimento della Sicurezza Interna. La partita, dunque, si sposta sui piani alti della giustizia, dove si deciderà se e quanto l’esecutivo possa comprimere garanzie e procedure in nome dell’efficienza amministrativa.

Cosa cambia adesso

Per i dazi, la cornice costituzionale viene ricalibrata: la Casa Bianca non può usare scorciatoie emergenziali per introdurre imposte commerciali strutturali. Sul fronte migratorio, l’uso del fast-track subisce un brusco stop fuori dalle aree di confine: più controlli, più tutele, meno automatismi.

Il denominatore comune è uno: il limite all’arbitrio esecutivo. Che si tratti di tariffe o deportazioni, i giudici ricordano che poteri straordinari non significano poteri illimitati. La discussione prosegue, ma il segnale politico è partito.

Lo scenario: mercati, comunità, istituzioni

Sui mercati, la revisione dei dazi riduce l’incertezza normativa e può favorire investimenti a medio termine. Nelle comunità locali, lo stop alle espulsioni rapide attenua il clima di paura diffusa e ridà centralità alle garanzie processuali. Sul piano istituzionale, la dialettica tra potere esecutivo e controllo giurisdizionale si fa più acuta: non è una crisi, è il funzionamento della democrazia.

La chiosa

Il doppio verdetto non chiude la partita, ma cambia il punteggio. Tra legalità delle tariffe e diritti dei migranti, il messaggio è univoco: le scorciatoie hanno un costo, e i tribunali sono disposti a presentare il conto.

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