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Professionisti, dal Consiglio dei Ministri segnali di riforma

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Professionisti, dal Consiglio dei Ministri segnali di riforma
Professionisti: segnali di riforma dal Consiglio dei Ministri
Medici e commercialisti al centro di un pacchetto che punta a semplificazioni, tutele e nuova competitività.

Sul tavolo del Consiglio dei Ministri approda un pacchetto di misure che potrebbe ridefinire il quadro normativo ed economico entro cui operano le professioni ordinistiche in Italia. Commercialisti, medici, ingegneri e avvocati, ma anche i professionisti della sanità e delle discipline tecniche, rappresentano un asse strategico del sistema produttivo e dei servizi. Le novità in discussione non si traducono in un singolo intervento, ma in un mosaico che intreccia semplificazioni amministrative, misure fiscali e rafforzamento delle tutele previdenziali.

Burocrazia e digitalizzazione

L’idea di fondo è che la competitività del Paese passi anche dalla capacità di rendere più efficiente il lavoro di chi, ogni giorno, intermedia tra Stato, cittadini e imprese. Da qui l’attenzione alla riduzione degli oneri burocratici: una parte del pacchetto dovrebbe intervenire sulla digitalizzazione delle visure catastali e camerali, oggi ancora troppo onerose in termini di tempo e costi. L’obiettivo è un accesso semplificato e gratuito attraverso Spid e piattaforme pubbliche, tagliando una barriera che da anni frena la produttività.

Crediti d’imposta e innovazione

Accanto a questo, il Governo lavora su misure fiscali destinate a sostenere la modernizzazione degli studi professionali. Si pensa a crediti d’imposta e incentivi per l’acquisto di software gestionali, piattaforme di telemedicina e strumenti digitali. Non più agevolazioni episodiche, ma leve strutturali per favorire l’innovazione. La scommessa è stimolare un salto di qualità, trasformando studi medio-piccoli in centri capaci di erogare servizi ad alto valore aggiunto e competitivi anche all’estero.

Sanità e responsabilità professionale

Centrale rimane il capitolo delle tutele. Nel campo delle professioni sanitarie, il nodo della responsabilità professionale è sempre più sentito. L’esecutivo punta a un rafforzamento delle coperture assicurative, evitando che errori e contenziosi ricadano in maniera sproporzionata sui singoli. Parallelamente, sul fronte previdenziale si discute di un riordino che tenga conto delle carriere frammentate e dell’invecchiamento demografico, con l’obiettivo di assicurare trattamenti pensionistici sostenibili e dignitosi.

Gare pubbliche e concorrenza

Un altro tassello riguarda l’accesso degli studi professionali agli appalti pubblici. La prospettiva è quella di rendere più semplice e trasparente la partecipazione alle gare, soprattutto nei settori dell’edilizia pubblica e della sanità, dove cresce la domanda di competenze qualificate. L’idea è superare vincoli eccessivi e introdurre criteri che valorizzino le esperienze pregresse, riducendo il divario tra grandi strutture e realtà professionali di dimensioni più ridotte.

Contributi e flessibilità

Resta delicata la questione contributiva. Nei corridoi di Palazzo Chigi si discute di soglie più flessibili, in grado di riflettere le differenze tra le varie categorie. L’obiettivo è evitare che i professionisti con redditi più bassi siano gravati in misura sproporzionata, mantenendo al contempo la tenuta finanziaria delle casse previdenziali. Un equilibrio complesso, che richiede confronto serrato con gli ordini e con gli enti di categoria.

Identità e contrasto all’abusivismo

Il filo rosso che lega il pacchetto è la tutela dell’identità professionale. In un contesto segnato dalla crescita di piattaforme e servizi digitali, aumenta il rischio di esercizio abusivo delle professioni. Il Governo valuta un inasprimento delle sanzioni e controlli più stringenti contro chi opera senza titolo, con l’obiettivo di proteggere non solo le categorie, ma soprattutto i cittadini che usufruiscono dei servizi.

Una sfida di lungo periodo

Il pacchetto non è ancora definitivo e dovrà passare al vaglio delle Camere, ma la direzione è chiara: fare delle professioni un motore della crescita economica e sociale. L’Italia, che conta oltre un milione e mezzo di professionisti ordinistici, non può trascurare un settore che genera valore, occupazione qualificata e servizi essenziali. La sfida, come spesso accade, è trasformare intenzioni e annunci in norme operative, evitando frammentazioni e misure a breve respiro.

La prova del nove sarà la capacità di costruire un impianto stabile e continuativo, accompagnato da risorse adeguate e da un dialogo costante con gli ordini professionali. Solo così le misure potranno incidere davvero, riducendo vincoli, rafforzando le tutele e mettendo i professionisti nelle condizioni di contribuire, con competenze e innovazione, alla competitività complessiva del Paese. 

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