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La politica italiana e Mario Draghi, la lana e la seta

- di: Bruno Chiavazzo (giornalista e scrittore)
 
La politica italiana e Mario Draghi, la lana e la seta
Nun ammiscamme ‘a lana c’ ‘a seta” è un proverbio napoletano ed è un invito a non confondere le cose, anche se possono sembrare simili, altrimenti ne scaturisce un danno. È quello che mi è venuto in mente assistendo, da una parte alla santificazione di Giorgia Meloni alla kermesse romana di Atreju e, dall'altra, alle critiche malmostose della cosiddetta “sinistra italiana”. Un provincialismo da quattro soldi, un'eterna campagna elettorale, slogan che non incantano più nessuno, tranne i “laudatores” di entrambe le parti che affollano i comizi più che altro perché, in un modo o in un'altro, campano con la politica. 
Poi leggo ciò che ha detto Mario Draghi (nella foto) al Cepr di Parigi e ti rendi conto del livello veramente imbarazzante della classe politica italiana di governo e di opposizione. “A partire dalla metà degli anni ’90 - ha detto Draghi - la crescita relativa negli Stati Uniti e nell'area euro è stata influenzata da due grandi shock. Il primo è stato lo shock tecnologico portato da Internet,il secondo è stata la crisi finanziaria e la crisi del debito sovrano. Quando le ‘crisi gemelle’ hanno colpito, l'economia europea è cambiata fondamentalmente. Con gli investimenti in stallo e la politica fiscale che diventava restrittiva, la domanda interna nell'area euro è scesa al livello più basso delle economie avanzate. E il divario relativo con gli Stati Uniti si è ampliato”. 
L’ex Presidente della Bce e del governo italiano ha rimarcato come sia difficile sostenere che quello che è successo sia il frutto “accidentale” della storia. Secondo Draghi “i governi hanno fatto ben pochi sforzi per disinnescare il combinato disposto che ha portato la UE ad essere sempre più debole, a fronte di un mondo mai come adesso complesso e difficile”. La logica “cartesiana” di Draghi non lascia scampo per le mezze figure che hanno governato l'Europa negli ultimi quindici anni: “C'era spazio fiscale per tutti i governi per contrastare la debole domanda interna. Ma, almeno fino alla pandemia, in Europa hanno fatto una scelta politica deliberata di non utilizzare questo spazio. Complessivamente, la politica ha rivelato una preferenza fallace basata sull'utilizzo della domanda estera e sull'esportazione di capitali con livelli salariali bassi”. 
Mario Draghi ha concluso il suo speech dicendo che tutti vorremmo cullarci nel nostro stile di vita europeo indipendentemente da come cambia il mondo intorno a noi, ma non abbiamo alcun diritto immutabile. Vallo a dire a Giorgia Meloni, Elly Schlein e compagnia cantante
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