Il presidente è in caduta libera nei sondaggi; la provincia di Buenos Aires lancia un segnale chiaro all’esecutivo.
Negli ultimi sondaggi l’approvazione dell’amministrazione del presidente argentino Javier Milei (qui nella foto con l’onnipresente sorella) ha registrato un calo netto, toccando i livelli più bassi dalla sua entrata in carica. A poche settimane dalle legislative del 26 ottobre 2025, il dato che emerge è un disallineamento crescente tra aspettative degli elettori e risultati percepiti delle politiche di governo.
Il declino nei numeri
L’erosione del consenso si manifesta nella riduzione del giudizio favorevole e nell’aumento dell’insoddisfazione. Una parte significativa dell’elettorato che aveva sostenuto La Libertad Avanza mostra ora segnali di stanchezza, chiedendo un cambio di rotta su priorità sociali ed economiche. Anche tra i sostenitori storici si osserva una frattura: una quota non marginale sollecita correzioni pragmatiche sull’agenda.
La batosta di Buenos Aires
Il voto nella provincia di Buenos Aires ha fatto da termometro: la competizione ha visto l’opposizione tornare protagonista, con un risultato percepito come uno schiaffo politico al governo. Il segnale è duplice: nelle aree urbane e periurbane, dove il costo della vita pesa di più, le politiche di austerità incontrano resistenze crescenti; nelle zone interne, la richiesta è per misure tangibili su occupazione, trasporti e servizi essenziali.
Le politiche che pesano: pensioni, spesa sociale, austerità
Tra i dossier più sensibili c’è quello delle pensioni. Gli interventi degli ultimi mesi, letti come eccessivamente rigidi, hanno alimentato malcontento nella popolazione anziana e nei nuclei a reddito medio-basso. A ciò si aggiungono i tagli selettivi e il contenimento della spesa su salute ed educazione, che hanno innescato mobilitazioni e un dibattito acceso sulla tenuta sociale del Paese.
Economia, mercati e reputazione internazionale
La traiettoria macroeconomica resta ambivalente: i mercati guardano con favore all’obiettivo di surplus primario e alle riforme pro-competitività, ma sul piano quotidiano pesano inflazione, svalutazione e potere d’acquisto eroso. La sfida è trasformare i numeri di finanza pubblica in benefici percepiti da famiglie e imprese, evitando che la narrativa della disciplina fiscale si traduca in una percezione di stagnazione.
Comunicazione e strategia politica: tra autocritica e arrocco
La linea comunicativa dell’esecutivo alterna fasi di apertura — con ammissioni di errori e toni più concilianti — a momenti di arroccamento, con attacchi frontali all’opposizione. Questa oscillazione riflette una tensione interna tra necessità di preservare l’identità riformista e urgenza di allargare la base di consenso in vista del voto.
Qual è lo stato reale su sicurezza, relazioni estere ed economia
Nei sondaggi resistono alcune aree di valutazione relativamente positive — sicurezza, relazioni internazionali, impostazione macro — ma la tenuta è condizionata dall’andamento dei salari reali e dalla qualità dei servizi. Senza segnali rapidi su occupazione e costo della vita, anche questi ambiti rischiano di perdere terreno.
Prospettive e scenari in vista delle legislative
Il voto del 26 ottobre 2025 è la prova del nove: un’ulteriore perdita di seggi limiterebbe la capacità di varare riforme strutturali (pensioni, mercato del lavoro, fisco). Per riacquistare slancio, l’esecutivo dovrà affiancare alla disciplina di bilancio un pacchetto visibile di misure pro-famiglie e pro-impianti produttivi, così da ricucire con i ceti medi e popolari.
Momenti di scelta
L’Argentina entra in una fase decisiva. Il governo può rivendicare alcuni risultati sul fronte della stabilità, ma paga un costo politico per l’impatto sociale delle misure. La partita si gioca sulla credibilità: trasformare promesse e cifre in miglioramenti concreti nella vita quotidiana. Senza questo passaggio, il calo nei sondaggi rischia di consolidarsi in un verdetto elettorale.