Pneumatici sempre più “green” e sicuri. Parla Filippo Bettini, Responsabile Sostenibilità e Governo dei Rischi.
Dottor Bettini, il Gruppo Pirelli è noto come antesignano della Sostenibilità in tutte le sue dimensioni, ponendo tra l’altro attenzione alle persone da molto prima della formalizzazione del concetto di ‘stakeholder’. Qual è il modo specifico di intenderla da parte di un gruppo internazionale come il vostro?
Pirelli è un’azienda che ha quasi 150 anni di vita e ha avuto la fortuna di avere, sin dalla sua fondazione, un’attitudine verso le tematiche di responsabilità sociale, grazie alla sensibilità e alla lungimiranza di Giovanni Battista Pirelli, l’imprenditore fondatore dell’azienda, che già all’epoca aveva capito che offrire servizi e agevolazioni ai propri dipendenti contribuisse alla loro fidelizzazione e soddisfazione personale.
A partire dall’anno 2004, poi, a seguito di numerose attività di Pirelli a favore dei propri dipendenti ma anche della comunità esterna, in particolare in quei paesi in cui Pirelli è presente con siti industriali (Pirelli conta 31.500 dipendenti nel mondo, operanti in 160 Paesi, con 19 siti distribuiti in 12 Paesi), l’azienda ha aderito al Global Compact, indetto dall’allora segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. Dall’adesione al Global Compact e dal confronto con altre aziende abbiamo deciso di creare una direzione incentrata esclusivamente su tematiche di sostenibilità.
Siamo un’azienda leader in molti settori proprio perché cerchiamo di non tralasciare alcun dettaglio e cerchiamo di dare la giusta attenzione a tutte le tematiche, da quelle ambientali, a quelle sociali, economiche e di buon governo (governance).
I target del Piano di Sostenibilità “2017-2020 con selected target al 2025” sono riconducibili ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile(SDGs) delle Nazioni Unite. Quali sono a suo parere gli elementi più qualificanti di tale Piano e qual è ad oggi la sua implementazione?
Non ci sono, a mio avviso, elementi più qualificanti di altri nel Piano di Sostenibilità di Pirelli. Poniamo molta attenzione a tutte le dimensioni della sostenibilità: ambientale, economica e sociale, lavorando nel medio-lungo periodo e fissandoci obiettivi per il decennio successivo che aggiorniamo secondo un arco temporale triennale e che oggi ci vede impegnati nel piano 2017/2020.
Per questo, alla fine del 2009, anno di riferimento per la valutazione dei trend numerici sul lungo periodo, ci siamo fissati degli obiettivi. Due esempi concreti riguardano gli aspetti sociali e ambientali: per quanto riguarda la tematica sociale, fissammo l’obiettivo di ridurre l’indice della frequenza di infortuni sul lavoro.
Un target che nel 2020 stimiamo in miglioramento pari almeno all’87% rispetto al 2009. Nel caso della tematica ambientale, invece, l’obiettivo era ridurre drasticamente l’emissione di CO2: nel 2020 prevediamo un miglioramento del 17% sulla riduzione dell’emissione di CO2 e una percentuale pari al 95% per quanto riguarda il recupero di rifiuti.
Il vostro Gruppo è stato riconosciuto anche quest’anno parte del ‘Global Compact Lead delle Nazioni Unite’, ossia le società identificate in base al loro costante impegno nell’implementazione dei Dieci Principi del ‘Global Compact’ delle Nazioni Unite per l’attività di impresa responsabile. E siete stati riconosciuti leader globale nella lotta ai cambiamenti climatici ottenendo un posto nella ‘Climate A list’ stilata da Cdp (ex Carbon disclosure project). In quali ‘Action Platform’ Pirelli ha dimostrato quest’anno il proprio impegno per il ‘Global Compact’?
Pirelli è impegnata in due “piattaforme” di approfondimento del Global Compact: la prima riguarda la lettura e lo studio delle condizioni di lavoro lungo tutta la catena globale di fornitura.
Oltre al costante impegno per migliorare le condizioni di lavoro all’interno di tutti i nostri siti produttivi, è importante che gli stessi modelli virtuosi vengano adottati dai nostri fornitori nelle loro sedi di lavoro. Grazie a questa piattaforma, abbiamo gli strumenti per verificare l’applicazione della nostra policy lungo tutta la catena dei nostri fornitori diretti e indiretti. Questo controllo serve per monitorare ogni aspetto a cominciare dai diritti basilari che un lavoratore ha all’interno dell’azienda per la quale lavora, grande o piccola che sia.
La seconda piattaforma ci vede, invece, impegnati a rinnovare i prodotti con l’obiettivo di ridurre gli impatti ambientali grazie allo sviluppo di pneumatici e processi sempre più sostenibili.
Un’attività resa possibile dalle ingenti risorse investite in Ricerca & Sviluppo, ma che necessità di trovare forme di finanziamento adeguate e che premiamo le aziende che si impegnao sugli SDGs.
Il 26 settembre scorso si è svolto il ‘Supplier Award 2019’, il riconoscimento che Pirelli assegna annualmente a 9 degli oltre 10mila fornitori della propria catena a livello globale.
Quali sono le ‘griglie’ fondamentali attraverso cui selezionate i fornitori e ne monitorate l’attività?
Il modello di selezioni fornitori in Pirelli è molto rigoroso. Ogniqualvolta un potenziale fornitore entra nel nostro circuito, scatta un processo di selezione e qualificazione necessario per essere omologato come fornitore Pirelli. Inizialmente si fa compilare un questionario ad hoc focalizzato sull’attenzione riservata alle tematiche ambientali, sociali e di governance. Esso prevede delle clausole di sostenibilità che il fornitore è tenuto a rispettare. Pirelli, dunque richiede dei requisiti imprescindibili che si estendono anche alla sua catena di fornitori. Qualora dovessero verificarsi e rilevarsi delle inadempienze gravi o meno gravi, concordiamo delle soluzioni per cui il fornitore si impegna, nell’arco di 3 mesi, in un piano di recovery. Trascorso questo periodo, se le condizioni non dovessero risultare rispettate, si interrompe il contratto.
I nostri fornitori di materie prime possono essere oggetto di un pre-audit ancora in fase di omologazione: tutto ciò per prevenire gravi inadempienze dal punto di vista del rispetto delle normative sul lavoro o altri aspetti critici e per noi assolutamente imprescindibili.
Come si concretizza la Sostenibilità Pirelli nei pneumatici per auto, moto e per il crescente settore delle biciclette?
Il nostro obiettivo è, storicamente la produzione di pneumatici sempre più sostenibili per autoveicoli, motocicli e, più recentemente, anche per biciclette. Miriamo a realizzare prodotti sicuri sia per le persone che per l’ambiente. Nel prossimo decennio (entro il 2030) vedremo la popolazione aumentare e crescere fino a circa 8,3 miliardi di persone, concentrate per il 60% in ambienti urbani. Contestualmente a questa impressionante crescita demografica, si concretizzeranno sfide di mobilità che dovranno essere affrontate in modo da ridurre gli impatti ambientali contribuendo alla riduzione del traffico urbano. Contemporaneamente abbiamo fissato obiettivi per rendere i pneumatici sempre più sicuri.
Da questo punto di vista, l’Unione Europa è di grande aiuto: dal 2012, infatti, l’Europa ha istituito una nuova etichettatura per i pneumatici in commercio che regolamenta tre ambiti: la resistenza al rotolamento (più è ridotta, meno si consuma carburante e quindi inquina); la sicurezza e la tenuta delle gomme in condizioni metereologiche avverse, soprattutto in fase di di frenata e la riduzione del rumore generato dal pneumatico. L’inquinamento acustico, infatti, è una tematica sempre più studiata, basti pensare che lo sviluppo di veicoli elettrici richiede che anche il pneumatico riduca notevolmente la propria rumorosità.
Un’altra grande sfida riguarda la riduzione dell’utilizzo di materiale di origine fossile, che ancora oggi rappresenta una parte importante nella produzione di un pneumatico. Siamo in prima linea anche per quanto riguarda lo sviluppo e la realizzazione di pneumatici per biciclette: assieme alle amministrazioni locali, desideriamo ridurre drasticamente la congestione del traffico nelle nostre città e, per incentivare questi nuovi servizi di mobilità, occorrono mezzi sicuri con pneumatici all’altezza, per una mobilità accessibile e sicura per tutti.
Per tutelare la catena di fornitura della gomma naturale avete pubblicato una policy a riguardo e, successivamente, avete lanciato la piattaforma digitale “Per andare veloci bisogna saper aspettare”. Di cosa si tratta?
Nel 2017 Pirelli ha emesso la Sustainable Natural Rubber Policy, elaborata sulla base di consultazioni con ONG internazionali, i principali fornitori di gomma naturale di Pirelli, i commercianti e gli agricoltori della catena di approvvigionamento, clienti automotive e organizzazioni multilaterali internazionali. L’obiettivo era quello di promuovere e sviluppare un approvvigionamento sostenibile e responsabile di gomma naturale lungo tutta la catena del valore – dai farmer ai dealer, dai processatori ai venditori, fino ai produttori –. Nel 2018, poi, per agevolare l’implementazione della Politicy, Pirelli ha redatto un Manuale di Implementazione, anch’esso risultato di un attivo coinvolgimento degli stakeholder e ha, inoltre, pubblicato una Roadmap 2019-2021, nella quale vengono dettagliate le attività su cui l’azienda si impegna a supportare la propria catena di fornitura nell’implementazione della Policy.
In seguito l’azienda ha lanciato “Per andare veloci bisogna saper aspettare”, la piattaforma digitale che trae origine dal reportage realizzato dal fotografo e scrittore Alessandro Scotti tra Indonesia e Thailandia, che intende promuovere la conoscenza di questa preziosa materia prima, condividere l’impegno di preservare la biodiversità e supportare lo sviluppo delle comunità ed economie locali. Un viaggio che parte dall’albero della gomma e si conclude con la nascita del pneumatico, passando attraverso la descrizione della vita dei farmer e delle tecniche di coltivazione e lavorazione, tappe fondamentali del ciclo produttivo e di approvvigionamento della gomma naturale
Pirelli ha aderito, prima tra le società produttrici di pneumatici, al Fondo delle Nazioni Unite “Road Safety”, che si pone l’obiettivo di supportare gli Stati a ridurre il numero di morti e feriti causati da incidenti stradali, supportando anche la Fia nella campagna “Action for Road Safety”. Come si evidenzia nel concreto l’impegno di Pirelli nella sicurezza stradale?
Tantissime persone purtroppo perdono la vita ogni anno sulle strade e il nostro impegno, preso di comune accordo con altre aziende leader nei rispettivi Paesi delle Nazioni Unite, è quello di trovare dei crescenti meccanismi di finanziamento destinati a progetti volti a migliorare la sicurezza stradale lavorando su quattro pilastri: la qualità delle infrastrutture (manutenzione stradale e una segnaletica chiara); la creazione di veicoli più sicuri (d’accordo con le aziende automobilistiche); l’educazione e la cultura alla guida (l’abuso di alcool e droga e la distrazione per il cellulare sono ancora tra le cause principali di incidenti e speso di morte sulle nostre strade) e la gestione del post incidente, ovvero come ci si deve attrezzare per cercare di attenuare il più possibile i danni e le conseguenze derivanti dall’incidente stesso.
Nell’ambito dell’Obiettivo SDGs “Quality Education” un ruolo chiave è costituito dalla formazione di dipendenti e collaboratori. Qual è l’impegno di Pirelli in campo così cruciale?
La formazione dei dipendenti è un impegno importante perché - se ben attuato - si trasforma subito in un grande vantaggio. Selezionare e reclutare persone capaci sul territorio, o in un qualsiasi sito produttivo, impatta positivamente sulla nostra capacità di fare business. Per fare questo, Pirelli ha un modello di formazione che lavora su tre grandi categorie: la Professional Academy, che propone ai dipendenti programmi di formazione ed approfondimento tecnico professionale; la School of Management, destinata alla formazione manageriale dei quadri e dei dirigenti; la Local Education, che si pone come obiettivo la realizzazione di programmi specifici per rispondere a percorsi formativi di ogni nostra affiliata sui territori.
Per l’Obiettivo SDGs “Sustainable cities and communities” avete fissato, tra i vari obiettivi da raggiungere entro il 2020, quello sulla riduzione delle emissioni specifiche di CO2 del 17% (rispetto al 2009). Alla fine del 2020 manca poco più di un anno, prevedete di raggiungere tale obiettivo?
Abbiamo preso questo impegno ed è nostra intenzione portarlo a termine. Nel prossimo decennio, la strategia che le aziende si devono dare per contrastare l’aumento della temperatura terrestre è basata verso due soluzioni e approcci principali: la qualità e la quantità di energia utilizzata, ovvero due elementi che concorrono alle emissioni di anidride carbonica. Il nostro impegno si tradurrà nel favorire sempre di più l’utilizzo di energie rinnovabili, attraverso progetti o soluzioni messi a disposizione dalle grandi aziende. Siamo tutti chiamati a fare in modo che la temperatura terrestre non cresca, come previsto, di 1,5 gradi nei prossimi decenni. Tutti i Paesi e ogni singolo grande comparto industriale devono essere protagonisti di questo cambiamento e offrire il proprio contributo. Questa potrà essere la chiave di lettura grazie alla quale porteremo a termine i nostri impegni sotto tutti gli aspetti che ci siamo prefissati.