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Patuelli (ABI): "Le banche pagano già troppe tasse, stop polemiche su extra-profitti"

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Patuelli (ABI): 'Le banche pagano già troppe tasse, stop polemiche su extra-profitti'

«Noi paghiamo già il 3,5% in più di Ires e lo 0,75% in più di Irap. Le banche sono centrali nell’economia e non possono essere coinvolte in queste polemiche». Con queste parole, il presidente dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana), Antonio Patuelli, ha lanciato un chiaro messaggio al governo e all’opinione pubblica sul tema dei prelievi straordinari a carico degli istituti di credito.

Patuelli (ABI): "Le banche pagano già troppe tasse, stop polemiche su extra-profitti"

L’intervento è arrivato a Cesena, in occasione di “Fattore R”, il festival dell’economia romagnola, proprio nel giorno in cui nel dibattito politico è tornata a emergere la possibilità di un nuovo contributo straordinario sugli extra-profitti bancari.

“Con i dividendi si arriva al 55% di tasse”
Patuelli ha ricordato che le banche, già oggi, contribuiscono in misura più che proporzionale al fisco.
«Paghiamo già il 26% di Ires come tutte le imprese, a cui si aggiunge un’addizionale Ires del 3,5% e un’addizionale Irap dello 0,75%. Inoltre, quando un azionista riceve il dividendo in contanti, subisce anche la ritenuta d’acconto: il totale fa circa il 55% di tassazione», ha sottolineato il presidente dell’Abi, invitando a considerare il peso fiscale già esistente prima di ipotizzare ulteriori prelievi.

Credito e investimenti: un mercato in transizione
Sul fronte del credito, Patuelli ha offerto un quadro aggiornato della situazione: «Attualmente c’è più offerta di prestiti da parte delle banche che domanda da parte delle imprese». Un segnale che fotografa il rallentamento degli investimenti produttivi, a fronte di un clima di incertezza internazionale.
Ha poi aggiunto: «Per le famiglie, invece, da sette mesi c’è una forte domanda di mutui. Negli ultimi due mesi si registra anche un incremento dei prestiti alle imprese. Non c’è da meravigliarsi: con l’incertezza legata ai dazi è difficile investire non sapendo dove saranno gli sbocchi per le esportazioni».

La leva fiscale come stimolo alla crescita
Per il presidente dell’Abi, la vera leva per spingere le imprese a tornare a investire è la politica fiscale. «La leva che deve incentivare le imprese è la pressione fiscale, che spinge a investire e non la distribuzione di risorse discrezionali», ha affermato.

Il riferimento è alla necessità di rendere il quadro fiscale più favorevole e stabile, invece di introdurre contributi straordinari che rischiano di comprimere la redditività degli istituti e di frenare l’erogazione del credito.

Un appello alla responsabilità
Il numero uno dell’Abi ha quindi lanciato un appello a “superare le polemiche” per evitare che il settore bancario diventi un facile bersaglio nelle fasi di tensione politica o sociale.
«Le banche sono centrali per il sostegno all’economia – ha ribadito – e vanno messe nelle condizioni di accompagnare la crescita e la modernizzazione del Paese. L’incertezza sulle regole fiscali e sulle prospettive di mercato ostacola la programmazione di lungo periodo e può danneggiare non solo gli istituti di credito ma l’intero sistema economico».

Il dibattito sugli extra-profitti resta aperto, ma il messaggio che arriva da Cesena è chiaro: secondo l’Abi, il settore bancario sta già sostenendo un carico fiscale significativo e chiede un quadro normativo stabile, in grado di favorire il credito e gli investimenti, in una fase in cui le tensioni internazionali e le politiche commerciali rendono più complesso pianificare il futuro.

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