Pollino: i tesori del parco nazionale

- di: Nathalie Anne Dodd
 
Con l’arrivo dell’estate si riscontra diffusamente un desiderio di scoprire quei luoghi della nostra Penisola dalla ricchezza naturalistica e culturale ancora non sufficientemente conosciuta e che aspetta solo di rivelarsi in tutta la sua unicità.
C’è un territorio sull’Appennino meridionale Calabro-Lucano che racchiude in sé un patrimonio preziosissimo per natura, geologia e cultura, che nella varietà e valore intrinseco ha i suoi punti di forza. Si tratta del Parco Nazionale del Pollino, il più grande dei parchi nazionali italiani, che estendendosi su oltre 196 mila ettari di area protetta accoglie boschi e pascoli verdissimi, antichi borghi e alte vette da cui ammirare all’orizzonte le acque del Tirreno e dello Jonio, con scenari idilliaci scanditi da ritmi di vita ormai dimenticati.
Quale sia l’origine del nome “Pollino” ancora non è certo, anche se due sono le fonti più accreditate. La prima fa risalire il nome al latino “pullus” (giovane animale), da cui Mons Pullinus, monte su cui venivano portati a pascolare giovani animali. L’altra origine deriverebbe da Mons Apollineus, monte di Apollo, dio del Sole e delle arti mediche, proprio per le grandi quantità e specie di erbe officinali che vi crescono rigogliose.

Parco Nazionale del Pollino: un itinerario da sogno fra pini loricati e faggete vetuste, borghi e santuari

I maestosi massicci del Pollino, dell’Orsomarso e del Monte Alpi sono popolati da peculiari varietà vegetali e faunistiche, e l’area a valle è abitata da comunità ricche di tradizioni e costumi popolari, con 56 centri storici in cui il tempo sembra essersi fermato. Nel cuore del Parco, dove la catena montuosa supera i 2000 metri (la vetta più alta, la Serra del Dolcedorme, raggiunge i 2.267 metri), si apre la Grande Porta del Pollino su un paesaggio naturale incantevole e di grande interesse scientifico, che testimonia l’evoluzione geologica e botanica del territorio nel corso di milioni di anni.

La vegetazione del Parco del Pollino è classificata in base a quattro fasce altitudinali a cui si associano diversi microclimi. La fascia mediterranea è dominata dalla macchia, dove crescono sclerofille sempreverdi tipiche, lambendo i margini dei terreni coltivati e ricoprendo spesso i costoni impervi delle montagne e le scarpate stradali.
La fascia sopramediterranea è dominata da diversi tipi di quercia le cui varietà più diffuse sono la roverella, il cerro e il farnetto, spesso associate ad altre latifoglie decidue come l’acero, il frassino e il carpino. Nell’area più occidentale del Parco, grazie alla maggiore umidità e alle favorevoli condizioni del suolo, la quercia è stata sostituita dal castagno, mentre la fascia montana è caratterizzata dalla presenza del faggio, sia da solo che in popolamenti misti. I Piani del Pollino, ai margini dei 2000 metri, sono praterie di alta quota selezionate dall’uomo e ricche di grande diversità biologica, mentre la fascia altomontana, sopra i 2000 metri, è limitata all’acrocoro del Pollino e si caratterizza per la presenza del Pino loricato, diffuso in modo sparso.


Il Pino loricato e la faggeta vetusta
di Cozzo Ferriero

Il Parco del Pollino viene spesso associato al Pino loricato (Pinus heldreichii Subsp. leucodermis), un albero longevo ed estremamente affascinante dall’aspetto tormentato e scultoreo, che deriva il suo nome dalla somiglianza con la “lorica” dei legionari romani. Infatti, la corteccia che negli esemplari adulti appare ricoperta da grandi placche grigio cenere con piccole squame argentate ricorda l’aspetto metallico di una corazza. Questa “corazza” protegge l’albero dal vento e i suoi rami dal portamento a “bandiera” gli hanno permesso di adattarsi al clima secco e freddo tipico delle alte quote. Possiamo ammirarlo abbarbicato sulle vette delle montagne nelle bellissime pietraie calcaree, dove si è insediato per non soccombere alle distese di faggio (Fagus sylvatica) che dominano le zone sottostanti, mentre nelle zone dal clima meno estremo si è sviluppato in foreste. Per questa sua peculiarità e per la sua bellezza, il Pino loricato è stato scelto quale emblema del Parco Nazionale del Pollino.
La faggeta vetusta di Cozzo Ferriero, a Rotonda (PZ), è un’area in cui faggi centenari sono riusciti ad adattarsi ai cambiamenti climatici dando vita a uno dei più importanti rifugi glaciali per la specie, ospitando genotipi unici la cui conservazione è cruciale. La faggeta è stata riconosciuta Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO, e dopo la Romania presenta il maggior numero di alberi di questa specie al mondo. Inoltre, il Pollino è stato nominato Geoparco Globale UNESCO per i suoi 69 Geositi, entrando a far parte della rete Europea e Globale dei Geoparchi.


La fauna del Parco Nazionale del Pollino

L’area del Pollino accoglie anche una ricchissima fauna, con esemplari di lupi, caprioli italici, lontre, cervi, gatti selvatici, martore, donnole, tassi e istrici, fra gli altri. Anche gli uccelli hanno una grande diffusione e varietà, tra questi l’allodola, la calandra, l’averla capirossa, la monachella e il gracchio corallino. L’habitat del Parco riveste un ruolo molto importante per la tutela di specie rare e in via d’estinzione, e la presenza di lunghe catene montuose con estesi prati, pascoli di quota degradanti, declivi rocciosi e fiumi, offre un ambiente adatto alla vita di molte specie di rapaci, tra i quali l’aquila reale, mentre nelle cavità delle pareti rocciose nidifica il falco pellegrino. Sul Pollino brulica anche un mondo di laboriosi insetti, fra i quali rari coleotteri, come il Buprestis splendens, detto “scarabeo gioiello”, e la Rosalia alpina, con la sua elegante colorazione azzurra, le vellutate macchie nere e le lunghe antenne. La presenza di queste specie animali protette è fondamentale per preservare l’integrità del territorio, ma ricorda quanto sia necessario difenderle sia dall’antropizzazione che dai cambiamenti climatici.


La presenza dell’uomo dalla preistoria ai nostri giorni

Di grande rilievo è la presenza di siti archeologici, grazie ai tanti ritrovamenti dall’era preistorica in poi. Fra questi, va ricordato il sito della Grotta del Romito, presso Papasidero, una piccola spelonca situata all’interno di una rupe calcarea vicino al fiume Lao, che ha ospitato per secoli una comunità preistorica. Inciso su un masso al suo interno si trova il famoso graffito di un Bos Primigenius (una preda molto ambita dai cacciatori del Paleolitico Superiore, circa 12.000 anni fa) un capolavoro artistico dalle proporzioni perfette che riproduce nel dettaglio corna, narici, bocca, occhio e collo dell’antenato dell’Uro e degli attuali buoi domestici, probabilmente opera di un uomo di Cro-Magnon. Nella Grotta del Romito sono stati ritrovati strumenti litici, cocci di ceramica, alcuni scheletri e ossa databili intorno al 4.500 a.C., mentre gli strati più antichi risalgono al 16.800 a.C. La grande abbondanza di reperti rinvenuti ha permesso di ricostruire l’ambiente, le abitudini alimentari e anche la vita sociale dell’Homo Sapiens.
Oltre alle testimonianze preistoriche, sono state trovate corpose tracce di altre civiltà che hanno determinato una vasta stratificazione storica e culturale. Greci, Romani, Longobardi, Saraceni, Bizantini, Normanni e Spagnoli si sono avvicendati, e tra il 1470 e il 1540 gli Arbëreshë, una minoranza etno-linguistica albanese, si sono radicati nell’area e tuttora vivono in centri rurali come Acquaformosa, San Basile, Lungro, Plataci, Frascineto, San Costantino Albanese, perpetuando antichissime tradizioni e conservandone lingua, canti, riti, usi e danze. A Civita e a San Paolo Albanese si trovano i musei della Civiltà Arbëreshë, dove sono conservati numerosi oggetti, attrezzi e costumi tipici. Di grande interesse religioso sono le funzioni di rito greco-bizantino, e presso alcuni centri è ancora praticata la manifattura di tessuti creati con la lavorazione delle fibre di ginestra.

L’itinerario degli edifici sacri

La presenza di numerosi architetture sacre su tutto il territorio del Parco del Pollino è testimone dell’importanza degli ordini religiosi nei processi di insediamento urbano e di sviluppo economico. Il Monastero dei Santi Elia e Anastasio a Carbone è un luogo emblematico per la ricerca scientifica sulla storia medioevale. Da approfonditi studi si evince che i monaci basiliani provenienti dal Mercurion (sui pendii occidentali del Pollino) nel X secolo dissodarono i terreni e trasformarono la foresta in terra coltivata, raccogliendo le comunità rurali e creando i presupposti per la nascita di una vita economica all’insegna dell’unità spirituale e religiosa. Grazie alle donazioni dei signori feudali il monastero divenne uno dei più grandi dell’Italia meridionale, giungendo a possedere numerose terre e chiese. La lunga storia successiva, costellata di incendi, distruzioni e ricostruzioni oggi ci consegnano dell’antico monastero soltanto poche tracce che purtroppo testimoniano l’incuria a cui la memoria storica di questo territorio è stata soggetta per lungo tempo.
L’unica grande Abbazia Cistercense di tutta la Basilicata, S. Maria del Sagittario, in territorio di Chiaromonte, svolse un ruolo autonomo e fondamentale all’interno dell’organizzazione socio-economica territoriale dell’area in virtù dei poteri feudali e dei vasti domini di cui venne a disporre nel tempo. Edificato probabilmente nel 1152, questo monastero circondato dai monti e immerso nei boschi di cerri e abeti esercitò un’importante funzione economica incrementando le attività produttive con le sue numerose Grancie, fra cui quella del Ventrile, posta alla confluenza del torrente Frida con il fiume Sinni. Non molto distante dalla Grancia del Ventrile, nel territorio di Francavilla in Sinni, si trova la Certosa di San Nicola, fondata nel 1394 da Venceslao Sanseverino, che doveva essere grande e magnifica, come appare dall’austerità delle sue mura ora diroccate, ed era la terza dopo quella di Padula nel salernitano e di Serra San Bruno in Calabria. A pochi chilometri dal centro abitato di Rotonda si erge il Seminario di Santa Maria della Consolazione, oggi sede dell’Ente Parco Nazionale del Pollino.
Molti altri monumenti religiosi sono situati in contesti paesaggisticamente spettacolari, come il Santuario di S. Maria di Costantinopoli a Papasidero, incastonato nelle gole del Lao e contenente un importante affresco della Madonna Odigitria con Bambino. Sempre a Papasidero ricordiamo la Cappella di S. Sofia, edificata tra le antiche case dell’abitato dai monaci Basiliani, che custodisce un ciclo di affreschi eseguiti a partire dal XVI sec. Altri luoghi di culto estremamente interessanti sono il Santuario di S. Maria dello Spasimo a Laino Borgo, un complesso di 15 cappelline, alcune delle quali così piccole da accogliere un visitatore per volta, costruite intorno al Santuario vero e proprio. A Morano Calabro, poco fuori del centro abitato, è da segnalare il complesso Monastico di San Bernardino da Siena, in stile tardo gotico: uno dei migliori esempi di architettura francescana del ‘400 in Calabria.
Castelli, palazzi nobiliari
e strutture fortificate

Accanto agli edifici sacri, nell’area del Parco si trovano anche numerosi palazzi nobiliari e strutture fortificate. Chiaromonte ne è uno splendido esempio. La cittadina nel corso del Medioevo fu trasformata da antica roccaforte in vero e proprio castello e all’interno della imponente cinta muraria accoglieva un alto numero di abitanti. Uno straordinario esempio di architettura militare, attribuito a Francesco Giorgio Martini e giunto a noi pressoché intatto, è il Castello Aragonese di Castrovillari, risalente al 1478; assai interessanti da un punto di vista storico sono il Castello feudale di Episcopia del XIV sec., con torre duecentesca, e il Castello di Belvedere Marittimo, costruito dai Normanni probabilmente sulle rovine di un precedente fortilizio. Nell’alto Medioevo divenne una fortezza a cinte multiple, la più esterna delle quali abbracciava l’intero abitato. Va inoltre menzionato il Castello di Valsinni, dove, nel XVI secolo, si consumò la struggente storia d’amore tra la poetessa Isabella Morra e Diego Sandoval de Castro.
Attività sportive ed enogastronomia

Il Parco del Pollino è un paradiso per gli amanti del turismo enogastronomico e sportivo. Trekking di varia difficoltà, passeggiate nella natura, escursioni sulle vette più alte sono solo alcune delle attività cui ci si può dedicare. Grazie alla ricchezza di corsi d’acqua e sorgenti, alcune delle quali dalle proprietà oligominerali e termali, si può praticare il rafting e il river tubing. Imperdibile è la Gola della Garavina, un profondo canyon di spettacolare bellezza.
Poiché buona parte del territorio è riservata alle attività di coltivazione, pascolo e allevamento, con lo scopo di garantire la conservazione e la valorizzazione della biodiversità agraria nel 2016 è stata costituita la prima “Comunità del Cibo e della Biodiversità di interesse agricolo e alimentare” d’Italia. Con gli “Itinerari della Biodiversità del Pollino”, i turisti hanno la possibilità di assaggiare prodotti d’eccellenza che hanno resistito al mercato globale.
La valorizzazione di questo patrimonio passa attraverso le principali certificazioni di qualità, come quelle Dop (Fagiolo Bianco, Melanzana Rossa di Rotonda, Caciocavallo Silano, Salumi di Calabria, Olio Bruzio), Igp (Peperone di Senise, Canestrato di Moliterno, Pane di Matera), i vini Doc Pollino, Verbicaro, Grottino di Roccanova e l’Igt Guarnaccino.
L’Ente Parco Nazionale del Pollino attua da tempo progetti finalizzati al miglioramento della qualità, all’applicazione di buone pratiche agricole e all’organizzazione dei produttori attraverso la costituzione di filiere, che si collegano con gli operatori del settore turistico e ricettivo, ponendo l’attenzione sui prodotti tradizionali e il recupero di antichi metodi di coltivazione.
L’Ecomuseo del Pollino promuove il paesaggio naturale e culturale, raccontando ogni aspetto del territorio e configurandosi come un polo attrattivo per i visitatori di tutte le età. Dalla storia del Parco, alla flora e alla fauna, fino alla cultura e alle tradizioni, il percorso espositivo coinvolge i visitatori in un affascinante viaggio alla scoperta dell’area protetta grazie a tecnologie innovative e supporti espositivi basati sui nuovi linguaggi della comunicazione museale.
Le numerose iniziative messe in atto stimolano un turismo intelligente attento alle tematiche ambientali, con tour costruiti su misura o pacchetti tematici. Vacanze relax, campi scuola, visite guidate ai borghi premiati come più belli d’Italia, itinerari dei santuari e dei castelli sono proposte che vale la pena di vagliare con attenzione, per non perdersi neanche uno dei tesori di questo meraviglioso territorio.
Si ringrazia per la collaborazione l’Arch. Bruno Niola e l’Ente Parco Nazionale del Pollino https://parconazionalepollino.it/
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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