Palomba (Community): "Esplorare nuovi canali e offrire ai clienti strumenti all'avanguardia, in un mercato della comunicazione sempre più fluido"

- di: Redazione
 
La reputation, come si conquista e come si mantiene; i profondi cambiamenti nell’ecosistema della comunicazione in termini di strategie, linguaggio e approccio; l’uscita dei brand dalla loro ‘comfort zone’; le caratteristiche della ‘comunicazione integrata’, le potenzialità ma anche i rischi del digitale, gli insegnamenti della pandemia da Covid-19. Questo e molto altro nell’intervista ad Auro Palomba, Fondatore e Ceo di Community, leader nel campo della comunicazione e reputation management.

Intervista ad Auro Palomba, Fondatore e Ceo di Community

Dottor Palomba, come si conquista la reputation, ma soprattutto come si mantiene nel nuovo ecosistema comunicativo? E qual è l’atteggiamento che un comunicatore deve tenere quando esce una notizia che, potenzialmente, mina la reputation dell’azienda o dell’Istituzione per cui lavora?
La reputazione, oggi ancora più di prima, è il risultato di tanti aspetti, stratificati e costruiti nel tempo: non è solo il frutto della comunicazione dell’azienda, ma uno degli asset intangibili più impattanti nell’influenzare le scelte degli stakeholder. La reputazione è parte integrante dell’identità di un’impresa ed è legata all’affidabilità e alla sua credibilità. Una buona reputazione si conquista negli anni e protegge anche nei momenti di crisi, durante i quali si può reagire in diversi modi: prendendo tempo, ribaltando positivamente la notizia, spostando l’attenzione, ricostruendo i fatti o riconoscendo la crisi. Quello che è fondamentale però è arrivare preparati, attraverso la condivisione trasparente di una strategia all’interno della propria organizzazione e con i propri consulenti.

L’ecosistema della comunicazione sta attraversando un mutamento profondo, caratterizzato sempre più dalla necessità di quella che viene definita ‘comunicazione integrata’. Qual è il suo concetto di ‘comunicazione integrata’? Quali le opportunità e i rischi? E come è cambiata e sta cambiando la professionalità richiesta a un comunicatore?

I grandi cambiamenti in corso da anni nella nostra società stanno impattando inevitabilmente anche sul mondo dell’informazione e dei media. Per questo, il mercato della comunicazione è sempre più fluido, sta mutando la relazione tra aziende, manager e pubblico; è sempre più importante esplorare tutti i nuovi canali e le modalità di racconto, offrendo ai clienti strumenti all’avanguardia che siano sempre più integrati tra loro. Quello che facciamo oggi è, infatti, ideare e costruire delle strategie di comunicazione che riguardano tutti i livelli aziendali, che coinvolgono sempre più stakeholder e che integrano la produzione e la gestione di contenuti costruiti ad hoc sul cliente.

Il digitale ha indubbiamente cambiato le caratteristiche del campo da gioco della comunicazione, aprendo grandi potenzialità ma, come sempre avviene, portando anche rischi e criticità. Quali sono i principali rischi del digitale da cui guardarsi, quali gli errori da non commettere?
Gli ultimi dieci anni sono stati gli anni della disintermediazione. Il digitale rappresenta un canale diretto con cui trasmettere i propri messaggi, del quale bisogna avere consapevolezza e controllo. Oggi tutti possono condividere la propria opinione online e per un’azienda, un manager o un professionista, non sapere cosa accade in rete o non avere un canale altrettanto immediato e diretto attraverso cui interagire significa privarsi di un touchpoint importante con alcuni stakeholder ed esporsi ad un rischio reputazionale notevole. Fino a qualche anno fa suggerivo ai miei clienti di comunicare il meno possibile, cercando di guidare al meglio contenuti e opportunità di comunicazione. Oggi invece lo scenario è diverso, se non sei tu a guidare la comunicazione lo faranno gli altri per te. Il concetto è cambiato, non puoi scegliere se essere assente o presente, devi esserci costantemente confrontandoti con una serie di agenti esterni, positivi o negativi che siano. Nel caso di un attacco sui social bisogna evitare di agitarsi eccessivamente e invece concentrarsi sulla ricostruzione, una volta che l’onda sarà passata, iniziando a discernere il falso dal vero e a costruire una serie di contenuti positivi che bilanceranno sul web quelli negativi. Il lavoro è continuo. Sono i contenuti, consistenti e congrui, che fanno la differenza.

Molti esperti del settore affermano che, nel nuovo ecosistema della comunicazione, i brand hanno bisogno di uscire dalla loro ‘comfort zone’ per andare incontro al pubblico. A suo parere, cosa significa - o dovrebbe significare - tutto ciò in concreto in termini di strategie comunicative, di linguaggio, di approccio?
Il nuovo ecosistema della comunicazione si inserisce in un quadro culturale in cui c’è una rinnovata attenzione ai diritti e una sempre più accentuata sensibilità etica sintetizzabile attraverso le parole chiave ‘inclusività’ e ‘sostenibilità’.
In questo contesto le nuove modalità di interazione, ma anche di produzione e di fruizione dei contenuti, nascono da una società interconnessa che non lascia più spazio a chi vuole agire all’interno di sovrastrutture dogmatiche poco flessibili, ma che invece offre grandi opportunità a chi decide di uscire dalla propria zona di comfort e abbracciare la filosofia del cambiamento continuo.
I brand devono quindi imparare a utilizzare le nuove prassi comunicative per dialogare con il pubblico, utilizzando i codici e i linguaggi che il contesto sociale impone loro per non perdere un’importante occasione di contatto con i propri stakeholder.

Insieme a Cattaneo Zanetto & Co., Community Group ha dato vita alla holding Excellera Advisory Group, che è oggi la più grande realtà italiana di consulenza nel government affairs e reputation management. Come le attività di government affairs, reputation management e comunicazione si integrano e si sostengono tra loro concretamente? E i professionisti che vi operano debbono essere per lo più ultraspecializzati o debbono saper essere ‘multitasking’?
Il nostro mestiere di comunicatori è da anni sempre più vicino al mondo della consulenza; quello che facciamo per i nostri clienti è di seguirli e consigliarli nei diversi processi in maniera strategica e integrata. È chiaro quindi che, nel momento in cui ci siamo uniti con Cattaneo Zanetto & Co., abbiamo deciso di mettere a disposizione dei clienti una squadra di consulenti che potranno guidarli in campi contigui: la gestione di strategie di comunicazione, reputazione e rapporti con istituzioni e politica non può che essere integrata. I nostri professionisti sono specializzati, ma il lavorare insieme ci permette di avere una trasversalità per affrontare al meglio le situazioni sia dal punto di vista della comunicazione media, che da quello delle relazioni istituzionali.

Cosa ha insegnato, nell’ottica degli argomenti che abbiamo finora toccato, la pandemia da Covid-19?
L’emergenza sanitaria legata al Coronavirus ha stravolto qualsiasi scenario, ma ci ha ricordato anche quanto sia sempre importante comprendere la forza e i meccanismi della comunicazione. Durante la pandemia abbiamo assistito a un sovraffollamento di messaggi, spesso contrastanti tra loro, che hanno avuto un peso molto forte sulla percezione e sui livelli di ansia delle persone. Una crisi invece impone risposte rapide e pertinenti, anche e soprattutto in un caso limite e incerto come quello che abbiamo vissuto nel 2020.

È l’unico professionista italiano presente nella top ten della classifica 2022 “Top PR Consultants” per l’area EMEA (Europa, Middle East e Africa) secondo MergerLinks, provider di servizi e intelligence nel settore finanziario che redige una delle principali classifiche degli advisor attivi nelle operazioni di M&A a livello mondiale. Cosa prova davanti a riconoscimenti come questo?
Sono molto orgoglioso di questo risultato raggiunto a livello EMEA, un riconoscimento che premia il grande lavoro che ogni giorno facciamo per i nostri clienti e che ci conferma leader nel nostro settore. Un riconoscimento che si aggiunge ai tanti altri raccolti in questi anni da tutta la mia squadra: sono sempre le persone, infatti, a fare la differenza, ed è grazie a questo che siamo diventati un punto di riferimento nella comunicazione finanziaria italiana.

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