L’Istituto Bruno Leoni avverte: dazi, golden power e barriere finiscono sempre per impoverire chi li impone e chi li subisce.
L’Istituto Bruno Leoni mette subito le cose in chiaro: “Il protezionismo non è mai una soluzione, indipendentemente da chi lo brandisce”. L’IBL riconosce che Donald Trump ha almeno costretto le élite europee a guardare in faccia i danni delle barriere commerciali. Ma la lezione, puntualizza l’Istituto Bruno Leoni, deve essere più radicale: “Il problema non è l’aggettivo – americani, europei o cinesi – ma il sostantivo: i dazi”.
Perché i dazi fanno male
Il centro studi ribadisce che i dazi penalizzano in primis chi li applica, ma finiscono inevitabilmente per danneggiare tutti. “Ogni barriera impedisce scambi che avrebbero accresciuto il benessere di ciascuno”, evidenzia l’Istituto Bruno Leoni.
Mercosur, occasione da non sprecare
Il ragionamento si concentra poi su due fronti caldi. Il primo riguarda l’accordo di libero scambio con il Mercosur, dove l’opposizione di agricoltori francesi e italiani – amplificata da Emmanuel Macron – rischia di bloccare un’opportunità preziosa. “Non sostituirà il mercato americano – sottolinea l’IBL – ma è una chance che, ora più che mai, non deve essere gettata via”.
Golden power, il rischio di una patrimoniale senza gettito
Il secondo fronte è italiano, con il governo intenzionato a rafforzare il golden power contro gli investitori cinesi. Il rischio, avverte l’IBL, è di “allungare senza fine la lista degli azionisti sgraditi” e di trasformare le cautele in una “patrimoniale senza gettito”, che svaluta gli asset e scoraggia capitali esteri senza un reale guadagno per la sicurezza nazionale.
Una logica autolesionista
Due casi diversi, dunque, ma con una radice comune: l’illusione che “noi” dobbiamo avere libero accesso ai mercati altrui, mentre l’ingresso nel nostro dovrebbe essere filtrato e limitato. Una logica che, secondo l’IBL, è autolesionista.
In definitiva...
“La verità – conclude l’Istituto Bruno Leoni – è che il protezionismo fa sempre male, qualunque sia la bandiera che si intende difendere. E alla fine a pagare sono sempre i cittadini”.