Il progredire della tecnologia restringe le libertà dell'individuo

- di: Ettore Gentili
 
La letteratura fantascientifica ha preannunciato un avvenire non democratico per l’umanità. Il futuribile è stato raccontato, con un approccio più sociologico nella new wave inglese di Frank Herbert e più tecnologico nel cyberpunk di Wiliam Gibson, ma ha sempre narrato storie di uomini che ingaggiano una perenne lotta contro entità superiori e soverchianti.
Dagli anni ‘50 tutti gli autori, sia quelli che hanno immaginato un futuro di maggior benessere e civiltà, sia quelli che hanno ambientato le loro storie in contesti decadenti e società abbrutite, hanno preannunciato il collasso democratico di istituzioni che non sarebbero state in grado di fornire adeguate risposte formative e partecipative alle popolazioni.

Una proiezione visionaria che ha radicalizzato l’attuale processo di allontanamento delle masse dalla gestione della cosa pubblica, come conseguenza di un’accelerazione tecnologica finalizzata al controllo sociale. Per questo, a partire da "1984" di George Orwell, tutti gli autori di fantasy sono stati concordi nel considerare la scienza e la tecnologia come le principali risorse delle società del futuro e, in conseguenza della natura elitaria della conoscenza scientifica, hanno descritto organizzazioni verticistiche nelle quali non è prevista alcuna partecipazione collettiva e democratica.
La cronaca in questi giorni ci rivela come negli Stati Uniti la popolazione stia diventando sempre più insofferente all’utilizzo della forza nella repressione del crimine.

In ogni parte del mondo evoluto il ricorso alla violenza delle armi è considerato un sintomo di regresso e d’inciviltà, e questo tanto nel mantenimento dell’ordine pubblico, quanto nella difesa militare degli interessi nazionali: il rappresentante della legge che ferisce ed uccide un altro uomo sta diventando inaccettabile per la sensibilità contemporanea. È pertanto prevedibile che la difesa dei cittadini dal crimine verrà svolta con l’ausilio di strumentazioni altamente tecnologiche, che raggiungeranno risultati più efficaci, senza dover mostrare pubblicamente il lato repressivo e violento del potere. Nella storia della civiltà il mantenimento dell’ordine pubblico non è sempre stato di esclusivo appannaggio dell’autorità centrale.

Ci sono state epoche nelle quali si formavano eserciti popolari e la polizia era costituita da cittadini, che sentivano il dovere di mantenere il benessere e la sicurezza della comunità. Non è utopistico pensare che nella cybersocietà i reati verranno intercettati prima ancora di essere compiuti, non si verificheranno più crimini sanguinosi e non ci saranno conflitti armati tra nazioni, perché i processori automatizzati, che incroceranno continuamente le banche dati aggiornate di ogni persona, non permetteranno di agire nell’ombra e sarà possibile conoscere e prevedere i comportamenti individuali, i bisogni, la propensione e la ricorrenza di tutte le azioni umane.

Il mondo che Orwell aveva preconizzato, con tutti gli individui collegati mediante uno schermo al grande fratello, si è concretizzato senza che i cittadini se ne siano accorti. Nessuno si è preoccupato di mettere in sicurezza i propri beni, come si preoccupava di chiudere a chiave la propria residenza, l’automobile, o di tenere il contante in cassaforte, perché nessuno Stato ha reso i cittadini consapevoli di quanto è pericoloso entrare a far parte di una rete informatica. Se gli utenti conoscessero le caratteristiche e le potenzialità dello smartphone che utilizzano ogni giorno, sarebbero restii a fornirgli, 24 ore su 24, l’aggiornamento di tutti i propri dati personali.

Invece il cittadino, fuorviato dall’ingenua favola dei ragazzotti che con scarsi mezzi inventano l’informatica nel garage di casa, ha ceduto in modo inconsapevole la propria privacy ed ha abbattuto ogni barriera che lo proteggeva dall’esterno. Cosicché adesso tutti viviamo in una casa di vetro e la nostra stessa esistenza può essere in ogni momento minacciata da un potere superiore, istituzionale o criminale, legittimo o illegittimo, che è in grado di modificare le cartelle sanitarie, cancellare gli atti di proprietà e mandarci fuori strada con il navigatore satellitare.

Ognuno di noi durante l’intera giornata trasferisce valutazioni, desideri anche intimi, a chiunque, ma soprattutto li consegna ai maghi del marketing, che sono i più interessati a conoscere le nostre recondite aspettative. Le dichiarazioni che postiamo sui social, l’andamento del nostro conto in banca ed in che modo lo utilizziamo, ci avviluppano in una rete gestita dalle multinazionali e controllata dagli apparati di intelligence degli Stati Centrali, che incrociano continuamente queste informazioni per profilare la nostra identità di consumatori e di buoni, o cattivi, cittadini.
Come nell’invenzione carceraria del “Panoptycon”, di Jeremy Bentham, nel quale una sola postazione al centro del cortile permetteva a pochi addetti di controllare l’intera popolazione carceraria disposta tutt’intorno a cerchio, così il cyber sistema concentra su una sola postazione centrale la ricezione delle prescrizioni per poi diramarle a tutte le unità domestiche collegate.

Nella vantaggiosa possibilità di inviare un segnale di aiuto nel caso di una foratura in strada del pneumatico, non ci soffermiamo a valutare l’interscambiabilità della connessione che abbiamo attivato con la centrale d’assistenza, a cui trasferiamo tutti i nostri dati, che viaggeranno insieme a quelli relativi al motivo della chiamata. Il cittadino non è in grado di proteggersi da un sistema così subdolo e pervasivo, che ci viene imposto anche attraverso le Istituzioni. In questi giorni il Governo Conte ha inserito nelle misure di rilancio economico, l’obbligo della Pubblica amministrazione di incrociare tutte le banche dati dei cittadini, senza che nessun oppositore o commentatore politico abbia evidenziato i rischi di controllo sociale generati da questo continuo flusso di dati sensibili.

Non dover uscire di casa per andare in ufficio, non doversi recare al commissariato per rinnovare il passaporto, flirtare on line, o acquistare in sconto sulle piattaforme transnazionali, sono attività in continuo aumento. È quindi facile prevedere che la quasi totalità delle nostre azioni quotidiane transiteranno attraverso il Web. Per questo motivo le grandi compagnie si stanno predisponendo ad un vero e proprio commercio dei nostri dati personali, come già avviene con le raccolte punti dei supermercati, dove lo sconto ricompensa il servizio reso dal consumatore che ha accettato di essere monitorato. Oltre ai cosiddetti influenzatori di consumo, diventerà un’attività professionale indossare occhialini di realtà aumentata, collegati con i profili social, che catturano i gusti ed i desideri dei passanti per utilizzarli nelle indagini di mercato, oppure lo studio ed invio direttamente allo smartphone, di offerte merceologiche perfettamente profilate sui desideri, capacità di spesa e propensione all’acquisto dei consumatori di un preciso settore merceologico.

È evidente che in una società di questo tipo non avrà più alcun senso parlare di difesa della privacy e quindi di diritto alla tutela della propria identità personale, siamo ormai immersi in un sistema pre-galileiano, nel quale ci hanno sedotto e costretto ad accogliere supinamente tutto ciò che ci circonda senza capirlo. Un sistema troppo sofisticato per essere controllabile dal popolo, che sta facendo regredire il rapporto tra cittadino e potere centrale; un’autorità distante ed intoccabile, che attraverso lo sviluppo ipertecnologico, ha ottenuto il controllo diretto e totale delle persone.

Non è quindi più possibile per l’uomo “internettizzato” uscire dalla gabbia della rete e quindi dall’inautenticità della condizione di mero consumatore, perché anche lo Stato ci vuole monodimensionali; così, mentre ci illudiamo di percorrere una strada di progresso con l’applicazione che sanziona il proprietario che non ha raccolto la deiezione canina, non percepiamo che la repressione telematica dei comportamenti sgraditi alla comunità, formando quel tipo d’uomo perfettamente rispondente al modello precostituito, che non lascia scampo a variazioni ed interpretazioni individuali. Mentre la popolazione è angosciata dal perdurare e da una possibile recrudescenza della pandemia da Covid 19, si sta costruendo la più opprimente dittatura della storia e nel più totale silenzio assenso di partiti politici, istituzioni religiose, sindacati ed agenzie umanitarie e caritatevoli, il nuovo uomo dell’era tecnologica, viene svuotato di ogni sua prerogativa e possibilità di scelta.
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