Conte alla Camera difende sé stesso, l'opposizione va via e Bonomi rincara la dose

- di: Diego Minuti
 
Se proprio nella politica italiana non si vogliono rispettare le regole, anche quelle che vengono definite non scritte, forse sarebbe il caso di non perdere di vista il buonsenso, quello che ha contraddistinto i migliori tra i nostri governanti. Quelli che, davanti all'emergenza più che nei tempi migliori, hanno saputo cosa fare, cioè poche cose, ma sensate.

L'emergenza Covid-19, se proprio ne sentivamo il bisogno, ha confermato che la questa classe politica, facendo andare il pendolo dalla destra alla sinistra, si sta dimostrando inadeguata ad affrontare la situazione. Quello che è accaduto oggi dentro e fuori del Parlamento lo conferma, definendo con nettezza l'immagine di quello che il Paese deve sopportare per continuare a definirsi ancora tale.

Il posto d'onore spetta al presidente Giuseppe Conte che, nell'informativa alla Camera, per spiegare all'aula quel che l'Italia/il governo pensa in relazione al consiglio dell'Unione europea, ha fatto appello alla coesione.

“È l'ora di dare prova di coesione anche sul piano nazionale”, ha detto. Ed a qualcuno forse sono fischiate le orecchie perché quando qualcuno, con posti di altissima responsabilità, parla di “ora” - magari quella delle “decisioni irrevocabili” - non è che ci sia andata granché bene. Ma torniamo all'attualità, quella di oggi.

Forse parlare di “coesione” quando l'opposizione ha chiesto, a gran voce, d'essere ascoltata quando si tratterà di definire il piano per affrontare l'emergenza con i soldi Ue, non è che sia stata una grande idea. Quasi che chi ha scritto l'intervento (Conte? Qualcun altro?) abbia voluto cancellare le polemiche delle ultime settimane come se si trattasse di un fastidioso contrattempo.

"Già in questi giorni ho avviato un'ampia consultazione per elaborare un piano di rilancio da cui potrà essere preparato un più specifico Recovery Plan che l'Italia presenterà a settembre", ha detto ancora il premier, mettendo in chiaro che:

a) quella di questi giorni, gli Stati generali, è stata “un'ampia consultazione” anche se non ne ha fatto parte l'opposizione;
b) dagli Stati generali, in cui Conte ha giocato in casa e da solo, sono emersi elementi per l'elaborazione di un piano;
c)in ogni caso e nonostante tutto, il piano sarà ufficiale a settembre.

Parole che avrebbero dovuto scatenare un parapiglia alla Camera se i Fratelli d'Italia non fossero andati via già prima della comunicazione di Conte e se la Lega, quando il presidente Fico ha comunicato che non ci sarebbe stata una votazione, non avesse abbandonato l'aula.

Quando in Italia si faceva ancora politica, pur nella distinzione dei ruoli, ciascuno aveva la sua parte in copione. Chi governava diceva e si difendeva; chi stava all'opposizione diceva e attaccava. Oggi l'opposizione, che ha fatto le sue scelte, peraltro andando in ordine sparso, come spesso accade (con FdI che scavalca sistematicamente a destra la Lega, il che è tutto dire), ha negato a sé stessa il suo ruolo e ha gridato fuori dal Palazzo, all'interno del quale la voce di Meloni e Salvini non è certo arrivata.

Una vittoria per la maggioranza?
Su questo forse è il caso di andarci piano perché la nostra resta ancora una democrazia, che ha l'obbligo di dare voce a chi non la pensa come gli altri. Invitare alla coesione e non creare le migliori condizioni affinché questo accada paradossalmente è prova di debolezza, quasi che si tema il confronto. Cosa che pare inverosimile davanti alla pochezza delle proposte economiche di chi si candida a succedere a Conte e alla sua rissosa maggioranza.

Ma il sistema è questo e sino ad oggi ha funzionato. Dando ragione a Winston Churchill, che sosteneva “È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quella altre forme che si sono sperimentate finora”. E noi, purtroppo, lo sappiamo bene, perché abbiamo vissuto sulla nostra pelle cosa accade quando l'Uomo forte arriva a palazzo Chigi.
Conte, comunque, ha lasciato uno spiraglio al dialogo quando ha detto: "le risorse che al termine del negoziato verranno messe a disposizione dall'Europa non potranno essere gestite dal governo in carica come un proprio tesoretto".

Staremo a vedere. Intanto nell'assedio delle opposizioni all'esecutivo si è inserito il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che, come un terzino d'altri tempi, è entrato duro prendendo palla e gamba. Bonomi, che dalla sua elezione al vertice dell'organizzazione degli imprenditori non ha certo lesinato attacchi al governo, ha tuonato con una violenza che sarebbe suonata bene in bocca ad altri, ma forse non a chi rappresenta la componente privata della nostra economia: "Le misure economiche italiane si sono rivelate più problematiche di quelle europee", ha detto. Il che significa che sino ad oggi, per Confindustria, quanto fatto in Italia non ha risolto un bel nulla, anzi ha peggiorato la situazione intervenendo male e con colpevole ritardo.

"Qualcuno crede che questo governo abbia un pregiudizio nei confronti della libera iniziativa economica. Voglio precisarlo molto chiaramente: le misure che abbiamo elaborato e inserito nei nostri provvedimenti sono dedicate al sostegno delle imprese. Da parte di questo governo c'è una costante attenzione per il sostegno alle imprese", è stata la replica di Conte. Ma non convincendo il mondo delle imprese che ormai sembra volere ritagliare per sé un ruolo politico.
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