La nostra biblioteca - ''The Night House'' - Jo Nesbø lascia il crime puro e vira verso l'horror

- di: Diego Minuti
 
Tredici libri con un solo, grande protagonista, l'ispettore della polizia di Oslo Harry Hole, sono tanti. Forse a rendere chiari i molti motivi del successo planetario del loro autore, Jo Nesbø, non sono tanto le inchieste, sempre complicatissime, che l'investigatore norvegese deve affrontare, né il fatto che combatta una lotta perenne contro la depressione e le dipendenze.
A decretare il successo (sancito anche da un film, ''L'uomo di neve'', del 2017, con un eccellente Michael Fassbender nel ruolo di Hole) è un linguaggio che, a leggerlo, sembra quello che ognuno di noi userebbe parlando a sé stesso, senza i tanti giri di parole che di solito utilizziamo lo facciamo con qualcuno.

La nostra biblioteca - ''The Night House'' - Jo Nesbø lascia il crime puro e vira verso l'horror

Un modo di raccontare che ha lo stile asciutto tanto caro ad un determinato filone degli scrittori scandinavi. Non tralasciando il fascino che, per noi mediterranei, possono avere le descrizioni di un Paese lontano, particolare, che per gran parte dell'inverno combatte con l'oscurità, più che con il freddo, e nel quale sbucano qui e là, come fiori dalla neve, le mille incarnazioni del Male.
Ma questa volta, con il suo ultimo libro, non ancora arrivato in Italia, Nesbø si impegna in una sfida, quasi una scommessa, addentrandosi lungo l'impervio cammino del racconto che incute paura non di fatti riconducibili agli uomini, ma a qualcosa che non si vede, che non si capisce, di cui non si intuiscono i disegni e che pure incute terrore. Puro e semplice terrore.

Si chiama ''The Night House" (Alfred A-Knopf - pag.245 nell'edizione inglese) ed è ambientato nella campagna inglese, dove viene spedito, a espiare il suo essere indisciplinato e ribelle, un ragazzo, Richard, che si porta dietro un dramma che lo ha segnato, avendo perso i genitori morti in un incendio. A Ballantyne, un piccolo centro isolato, dove vivono gli zii che lo ospitano, Richard si cala lentamente in una dimensione diversa da quella abituale, non riuscendo a legare con gli altri ragazzi e facendosi la fama di scontroso, che lo porta verso l'emarginazione. Così è quasi scontato che quando scompare uno dei suoi compagni di classe, Tom, tutti comincino a guardare a Richard come il colpevole perfetto, facendogli pagare il suo essere estraneo alla comunità. Quando Tom scompare, a detta di Richard risucchiato dal ricevitore di una vecchia cabina telefonica, nessuno gli crede, pensando alla farneticazione di un folle o al tentativo di un potenziale colpevole di proporre una pista alternativa a quella che punta decisamente verso di lui. Nessuno gli crede, a cominciare dalla polizia. Solo una ragazza gli dà credito, Karen, spingendolo ad indagare anche da solo, a seguire gli indizi, a capire dove mai sia finito Tom. Così riesce a rintracciare il numero che Tom aveva chiamato per scherzo dalla cabina telefonica, un esile indizio che lo porta ad una casa abbandonata nella Foresta degli Specchi.

Lì intravede un volto terrificante nella finestra. Poi comincia a sentire delle voci che gli dicono qualcosa all'orecchio. Quando un altro compagno scompare e su di lui tornano a gravare, pesantissimi, i sospetti, per Richard non c'è altra strada per sconfiggere le sue paure per andare a trovare, in quella ''maldetta'' casa, le risposte.
"The Night House" non è un classico romanzo horror, ma il racconto di un giovane che cerca di trovare una ragione ai suoi traumi, mettendo attorno al suo essere in realtà gentile e simpatico la corazza dell'aggressività e della rabbia.

Un libro da leggere, anche solo per godere della cifra stilistica di Jo Nesbø.
Come fa bene comprendere un breve frammento del libro, con la voce narrante di Richard: ''Non so perché mi ritrovai a pensare alla cabina telefonica che sorgeva sulla collina accanto alla strada principale, al limite del bosco. Era un posto strano dove mettere una cabina telefonica in un posto piccolo come Ballantyne, e non avevo mai visto nessuno usarla, non avevo quasi mai visto nessuno nelle vicinanze, solo qualche automobile. Quando arrivammo alla cabina telefonica rossa, il sole era ancora più basso, era così presto la primavera che faceva ancora buio presto. Tom mi seguiva con riluttanza, probabilmente non osava contraddirmi. E, come ho detto, nessuno di noi due stava letteralmente affogando negli amici''.
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