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Mps punta al 66% di Mediobanca: “Fiducia nell’Ops, nessun ostacolo”

- di: Redazione
 
Mps punta al 66% di Mediobanca: “Fiducia nell’Ops, nessun ostacolo”

La banca Monte dei Paschi di Siena torna al centro dell’attenzione finanziaria con l’annuncio di voler superare la soglia del 66% di partecipazione in Mediobanca attraverso l’Offerta pubblica di scambio (Ops) lanciata nei mesi scorsi. A confermarlo è stato l’amministratore delegato Luigi Lovaglio in un’intervista a Bloomberg Tv, in cui ha ribadito la determinazione dell’istituto senese nel portare a termine con successo l’operazione. “Siamo fiduciosi di concludere positivamente l’Ops – ha affermato – non ci sono ragioni per le quali gli azionisti non dovrebbero aderire”. L’obiettivo minimo dichiarato per ottenere il controllo di fatto era fissato al 35%, ma l’intenzione ora è quella di arrivare oltre i due terzi del capitale, soglia che conferirebbe a Mps un margine decisionale molto più ampio.

Mps punta al 66% di Mediobanca: “Fiducia nell’Ops, nessun ostacolo”

L’eventuale acquisizione di una quota così rilevante in Mediobanca rappresenterebbe uno dei più importanti movimenti finanziari degli ultimi anni nel panorama creditizio italiano. Mediobanca, storico fulcro della finanza d’affari e delle grandi partecipazioni industriali del Paese, diventerebbe di fatto un asset strategico sotto il controllo di una banca storicamente concentrata nel retail e nel corporate tradizionale. L’operazione conferma l’intenzione di Mps di assumere un ruolo centrale nella ridefinizione dell’architettura bancaria nazionale, rafforzando il proprio peso nei servizi di investimento, nella gestione patrimoniale e nelle attività di advisory. L’ingresso in Mediobanca consentirebbe inoltre un’ampia sinergia sui servizi digitali e una maggiore capacità di diversificazione del portafoglio.

I numeri dell’offerta e la risposta del mercato

La formula dell’Ops prevede un rapporto di concambio azionario che valorizza Mediobanca a multipli ritenuti competitivi dagli analisti. Finora il mercato ha reagito con cautela, ma senza chiusure. Il titolo Mps ha mostrato una leggera volatilità, mentre Mediobanca ha mantenuto una posizione stabile. Gli investitori istituzionali stanno valutando l’opportunità di aderire all’offerta, anche alla luce del consolidamento previsto nel medio periodo. Per Lovaglio, il successo dell’operazione dipenderà anche dalla fiducia nella nuova governance e dalla capacità di dimostrare la complementarità tra i due modelli di business. La soglia del 66% rappresenta una condizione ottimale per garantire una piena integrazione, ma anche il raggiungimento del 35% darebbe a Mps il controllo effettivo delle decisioni strategiche.

Le motivazioni dietro la manovra espansiva
Il rafforzamento patrimoniale ottenuto da Mps negli ultimi anni, grazie al sostegno statale e a operazioni di de-risking, ha ridato slancio alla banca senese. La missione ora è quella di riconquistare una posizione di primo piano nel sistema finanziario italiano, anche attraverso operazioni di crescita esterna. Mediobanca rappresenta il target ideale per consolidare il segmento investment banking, aumentare la redditività e rafforzare la posizione nel private banking. Secondo le valutazioni del mercato, l’operazione potrebbe creare un nuovo polo bancario con una forte capacità di generare ricavi commissionari e margini da servizi a valore aggiunto, in linea con i modelli internazionali.

Le incognite politiche e regolamentari

Non mancano però le variabili politiche e regolamentari. La Banca centrale europea e l’Antitrust italiano dovranno esprimersi sull’operazione, soprattutto per quanto riguarda i rischi di concentrazione e gli effetti sulla concorrenza. Anche il Ministero dell’Economia, ancora azionista rilevante di Mps, osserva con attenzione gli sviluppi, per valutarne l’impatto sulla strategia di dismissione pubblica. Per ora non si registrano segnali di ostilità da parte delle autorità, ma sarà fondamentale la trasparenza dei processi e la sostenibilità industriale del progetto. Lovaglio si dice certo che i regolatori “non porranno ostacoli ingiustificati”, ma il percorso resta politicamente delicato. La riuscita dell’operazione potrebbe rappresentare non solo una svolta per Mps, ma anche un banco di prova per la futura fisionomia del credito italiano.

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