I Cinque Stelle pagano la "scommessa Conte"

- di: Diego Minuti
 
E alla fine il partito dei giusti e degli onesti, quello che ha sempre guardato gli altri come il simbolo della corruzione e del malaffare, si ritrova nella stessa condizione dei suoi avversari politici che, al primo manifestarsi di un problema giudiziario, venivano travolti da campagne social capaci di annichilire i destinatari.
Il Movimento Cinque Stelle, che era entrato in Parlamento con il solo imperativo di aprirlo come una scatoletta di tonno (affermazione che non ha nulla di politico, ma faceva parte di un linguaggio volutamente intriso di odio e che si alimentava dell'astio della gente contro la Casta), oggi è alla prese con problemi di giustizia affatto marginali perché toccano il cuore del loro non sempre rispettato manifesto politico, la correttezza dei comportamenti.

Il Movimento Cinque Stelle sembra aver perso la scommessa fatta con Giuseppe Conte

Mentre Beppe Grillo è sotto indagine per i suoi rapporti con l'armatore Onorato, filtrati attraverso contratti con il blog del fondatore dei Cinque Stelle, Giuseppe Conte (lo si scopre oggi) ha avuto lo studio perquisito dalla Guardia di Finanza nell'ambito di una indagine che ha al centro delle consulenze legali.
Se le notizie pubblicate dal Domani sono completamente esatte, si tratta di vicende comunque non recenti e che non dovrebbero, quindi, riguardare le attività politiche di Conte, maturate in epoca successiva. Questo però poco o nulla sposta rispetto al fatto che c'è una indagine che comunque sfiora Conte, che avrà tempo e modo di spiegare i suoi comportamenti e rivendicarne la liceità.

C'è però da fare un ragionamento politico perché - e lo diciamo forse interpretando il pensiero dei primi grillini: duri, puri e incazzati - dobbiamo chiederci come sia stato possibile che un partito, che ha fatto vanto dell'onestà dei suoi sostenitori, abbia scelto a guidarlo un uomo che era esposto, solo in virtù della sua professione, a qualche inciampo di percorso. Un idraulico tratta di tubi e acqua; un elettricista di fili ed elettricità; un contadino di terra a ortaggi. Ma un avvocato civilista, peraltro di uno studio tra i più rinomati ed influenti, quello dell'avvocato Guido Alpa, si occupa di procedimenti in cui il motivo ricorrente è uno: le enormi somme di denaro in gioco.

E non è sempre facile passare sotto un temporale scansando le gocce di pioggia. Di certo Giuseppe Conte saprà come uscire dal punto di vista giudiziario (vista anche la scivolosità del quadro che l'inchiesta sta delineando, tra l'esercizio della professione forense e l'ipotetica intenzione di capitalizzarne il patrimonio di conoscenze che da essa derivano), ma poi dovrà anche parare i colpi delle argomentazioni politiche che qualcuno potrebbe fare, partendo sempre dall'assunto che l'onestà è patrimonio intangibile del movimento.

Purtroppo per lui, Giuseppe Conte sta pagando, rispetto al suo essere capo di un partito, un enorme handicap iniziale: gli è mancato l'apprendistato che deve essere alla base di una carriera politica e ora, come Giona, è stato inghiottito da un pesce che ha un nome e cognome - Luigi Di Maio - che potrebbe sputarlo fuori non necessariamente nei tre giorni e tre notti della leggenda.
Arrivato al vertice dei Cinque Stelle sotto l'aureola del bravo che più bravo non si può, ma soprattutto dell'onesto che più onesto non si può, e quindi in grado di guidare un Paese (che è cosa difficile anche per chi è stato seduto per molto tempo al tavolo della politica), ha mostrato nel tempo di non sapersi districare in un dedalo di difficoltà, in alcune delle quali si è cacciato da sole, mentre in altre è stato infilato da chi lui ha chiamato a consigliarlo e che invece si muoveva solo per mettersi in mostra. Ma il Conte premier ha avuto più fortuna del Conte capo di partito che, come dimostrato dal disarmante copione che ha seguito nelle convulse fasi che hanno portato alla conferma di Sergio Mattarella, è rimasto in mezzo al guado, facendo gestire ad altri una vicenda che, invece, l'avrebbe dovuto avere come protagonista. Onesto certamente (sino a prova del contrario); adeguato al ruolo forse no.

Ma il domandone finale resta uno: ma prima di sceglierlo come presidente del Consiglio qualcuno dei Cinque Stelle lo ha testato come politico, al di là dell'eloquio forbito, dell'eleganza e dell'eccellente percorso accademico e professionale?
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