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Minori e povertà, il divario resta profondo: quasi 1 bambino su 2 a rischio nel Sud

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Minori e povertà, il divario resta profondo: quasi 1 bambino su 2 a rischio nel Sud

La povertà minorile in Italia resta un’emergenza sociale. Secondo i dati diffusi dall’Istat, nel 2024 il 26,7% dei minori sotto i 16 anni risulta esposto a rischio di povertà o esclusione sociale. Una percentuale in crescita rispetto al 24,4% registrato nel 2021 e che coinvolge oltre 2 milioni di bambini e ragazzi. L’Italia si conferma quindi tra i Paesi europei in cui la condizione dell’infanzia risente maggiormente delle disuguaglianze economiche e territoriali.

Minori e povertà, il divario resta profondo: quasi 1 bambino su 2 a rischio nel Sud

Il dato più evidente riguarda la forte spaccatura geografica. Nel Mezzogiorno, quasi un minore su due vive in condizioni di fragilità economica: il 43,6% è a rischio, un dato solo leggermente in calo rispetto al 45,7% del 2021. Al Nord, invece, il rischio si è quasi dimezzato, scendendo dal 20,5% al 14,3%. Al Centro si assiste a un peggioramento: dal 23,4% del 2021 al 26,2% nel 2024.

Il divario resta dunque profondo e strutturale. La provenienza territoriale continua a rappresentare un fattore determinante per la condizione economica dei bambini italiani.

Famiglie monogenitoriali e numerose: rischio più alto
I livelli di vulnerabilità aumentano sensibilmente all’aumentare del numero di figli o nei casi di famiglie monogenitoriali. I minori che vivono con un solo genitore e almeno un fratello hanno un tasso di rischio del 53,3%, mentre i figli unici in famiglie simili registrano una percentuale del 38,3%. La condizione migliora quando i figli sono due e il nucleo è composto da entrambi i genitori: in questi casi, il tasso di rischio scende al 18,1%.

Il contesto familiare si conferma dunque cruciale per determinare la stabilità economica dei minori, specialmente in presenza di nuclei fragili, numerosi o privi di una rete sociale di sostegno.

Istruzione dei genitori: un fattore chiave

Un’altra variabile che incide in maniera determinante è il titolo di studio dei genitori. Quando almeno un genitore possiede un titolo universitario, il rischio scende al 10,3%. Se entrambi i genitori hanno solo la licenza media, la percentuale sale al 51,8%. In assenza di diploma, il rischio sfiora il 60%.

L’evidenza statistica mostra con chiarezza come l’istruzione costituisca una protezione forte contro la povertà. Non solo in termini di reddito, ma anche per l’accesso a servizi, informazioni e opportunità educative per i figli.

Bambini stranieri: esclusione doppia

Ancora più preoccupante è la condizione dei minori stranieri residenti in Italia. Nel 2024, il 43,6% di loro si trova in condizioni di rischio, una percentuale quasi doppia rispetto al 23,5% dei minori italiani. Nel Mezzogiorno, il divario è ancora più marcato: quasi otto bambini stranieri su dieci (78,2%) risultano vulnerabili, a fronte del 40,9% degli italiani residenti nelle stesse aree.

Questi dati suggeriscono che l’origine migratoria, combinata con fattori territoriali e sociali, moltiplica le possibilità di esclusione. Un elemento che dovrebbe orientare politiche specifiche e strumenti di inclusione.

Deprivazione materiale e insicurezza alimentare

Accanto all’indicatore principale, l’Istat ha fornito anche altri dati significativi. Il 6,1% dei minori vive in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale, in aumento rispetto al 5,3% di tre anni prima. L’insicurezza alimentare colpisce il 4,9% dei bambini e adolescenti italiani, ma con notevoli disparità: nel Sud la percentuale sale all’8,9%, mentre si attesta al 3,1% al Nord e al 2,1% al Centro.

Anche il peso dei costi abitativi è significativo. Tra le famiglie con minori, il 22,7% paga un mutuo e il 23,6% un affitto. Questi carichi, in presenza di redditi instabili o bassi, aumentano le probabilità di scivolare sotto la soglia di povertà relativa.

Uno sguardo al futuro

I dati offrono uno spaccato nitido delle condizioni materiali dell’infanzia nel nostro Paese. Ma al tempo stesso pongono interrogativi cruciali. Il rischio non riguarda soltanto la povertà economica in senso stretto, ma anche la mancanza di opportunità formative, l'accesso diseguale a servizi sanitari e scolastici, e la possibilità per migliaia di bambini di vivere un’infanzia sicura e dignitosa.

L’Istat certifica una realtà che, pur con segnali di miglioramento in alcune aree, continua a essere segnata da disparità profonde e persistenti. Per colmare questo divario servono politiche pubbliche coordinate, interventi mirati nei territori più fragili e un rinnovato investimento sull’educazione, la casa e i servizi per le famiglie.

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