Mediobanca: "Le imprese italiane del vino hanno reagito bene alla crisi"

- di: Daniele Minuti
 
Area Studi Mediobanca, l’Ufficio Studi di Sace e Ipsos hanno pubblicato il report dal titolo  "Il Wine&Spirits italiano sfida con ottimismo i mercati internazionali e i nuovi stili di consumo post pandemia" con cui vengono analizzate le condizioni del settore vino in Italia dopo la crisi pandemica e quelle dei mercati domestici e internazionali.

Secondo i dati raccolti, le imprese sono riuscite a reggere bene l'urto dello shock causato dal Covid e il vino nostrano (grazie soprattutto alla spinta derivante dall'export nei principali mercati internazionali, dove i consumi sono saliti di 3,8 punti percentuali) ha visto un recupero del 3,5% nel 2021, dato molto positivo se si tiene conto che nel 2020 era a -4,1%

I Paesi che di più importano vino dall'Italia, Stati Uniti e Germania, hanno registrato una crescita degli acquisti rispettivamente del 2% e del 3,1%, rimane stabile il dato della Svizzera mentre più complicato è il discorso relativo alla Gran Bretagna: nel Regno Unito è stato infatti calcolato un aumento del 2,4% su base annua ma le prospettive future sono piuttosto difficili da decifrare per via delle implicazioni della Brexit.

Ma quali sono le opportunità che l'Italia dovrà cogliere da qui in avanti?
Giappone e Canada hanno registrato una decisa salita del consumo stimato, con un +5,9% per entrambi i paesi, ma è la Cina a mostrarsi come lo scenario potenzialmente più redditizio con un +6,3% stimato nel biennio 2021-2022. Sorprende anche il caso del Vietnam, dove è notata una crescita importantissima nei consumi nonostante si tratti di un mercato molto piccolo (di 9,6 punti percentuali), dovuta specialmente agli accordi commerciali fatti con l'Unione Europea che ne proteggono le indicazioni geografiche e soprattutto abbassano sensibilmente le quote di tariffe e dazi doganali.

Il report completo curato dall'Area Studi Mediobanca, dall’Ufficio Studi di Sace e da Ipsos è consultabile qui.
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