• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Nuove tensioni in Medio Oriente, ma si cerca una tregua: Israele bombarda, Damasco ottiene sostegno arabo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Nuove tensioni in Medio Oriente, ma si cerca una tregua: Israele bombarda, Damasco ottiene sostegno arabo
Continuano gli attacchi israeliani nell’area mediorientale, con nuovi bombardamenti a sud della Siria e nel sud del Libano. I media siriani hanno denunciato pesanti raid dell’aviazione israeliana su Kanaker, località situata a sud-ovest di Damasco, dove si sono verificati anche scontri armati tra beduini e drusi. Israele ha smentito ufficialmente gli attacchi in territorio siriano, ma ha confermato un’operazione in Libano meridionale, dove almeno quattro persone sono rimaste uccise, tra cui due membri di milizie filo-iraniane. L’esercito israeliano (IDF) ha definito l’azione “chirurgica e proporzionata”, precisando che si trattava di una risposta a lanci di razzi avvenuti nei giorni precedenti.

Nuove tensioni in Medio Oriente, ma si cerca una tregua: Israele bombarda, Damasco ottiene sostegno arabo

Da Washington è arrivato un messaggio chiaro: gli Stati Uniti non appoggiano nuove azioni offensive da parte di Israele, né in Siria né in Libano. Secondo quanto riferito dal portavoce del Dipartimento di Stato, l’amministrazione Trump sostiene “il diritto alla difesa di Israele, ma ribadisce l’urgenza di ridurre la pressione militare e aprire spazi per una soluzione diplomatica”. La posizione americana resta dunque improntata al sostegno politico a Israele, ma accompagnata da un forte richiamo alla prudenza e alla stabilità regionale.

Undici Paesi arabi difendono Damasco: “Sovranità da rispettare”

Intanto, undici Paesi della Lega Araba hanno firmato una dichiarazione congiunta a sostegno della sovranità della Siria, condannando “ogni atto di aggressione che violi l’integrità territoriale” del Paese guidato da Bashar al-Assad. Tra i firmatari vi sono Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Algeria ed Egitto. La nota è stata letta come un segnale chiaro a Israele, ma anche agli Stati Uniti, affinché non venga oltrepassata la linea rossa della sovranità nazionale, soprattutto in un momento in cui il governo siriano cerca di reinserirsi nei meccanismi della diplomazia araba.

La proposta di tregua: 60 giorni di cessate il fuoco e ostaggi liberati
In questo quadro infiammato, USA, Qatar ed Egitto hanno presentato a Israele una nuova proposta per un cessate il fuoco a Gaza. Il piano prevede una tregua della durata di 60 giorni, in cambio della liberazione di dieci ostaggi israeliani detenuti da Hamas. Secondo fonti vicine al Consiglio di sicurezza israeliano, il governo Netanyahu sta valutando attentamente la proposta, che sarà oggetto di discussione nei prossimi giorni. All’interno della coalizione di governo israeliana si registrano però opinioni discordanti: alcuni ministri la considerano un’occasione per rifiatare, altri una concessione pericolosa che rafforzerebbe Hamas sul piano politico e militare.

La pressione internazionale sale: Israele verso un bivio
L’incidente della chiesa di Gaza, unito agli attacchi in Siria e Libano, ha spinto numerosi alleati occidentali a chiedere un cambio di passo a Israele. Le cancellerie europee, in primis Berlino e Parigi, esortano alla de-escalation immediata, pur continuando a riconoscere il diritto di Tel Aviv a difendersi dagli attacchi missilistici. La Casa Bianca ha fatto sapere che Trump è in costante contatto con i leader regionali e valuta “tutte le opzioni diplomatiche” per contenere l’escalation. Il presidente ha chiarito che ogni iniziativa militare deve avere “un obiettivo preciso e proporzionato” e non deve “minare la sicurezza a lungo termine della regione”.

Il ruolo crescente del Qatar come mediatore regionale

Nel piano di tregua proposto emerge con forza il ruolo del Qatar, diventato nel corso degli ultimi anni interlocutore privilegiato tanto per Hamas quanto per Washington. Doha ha garantito la disponibilità ad accogliere alcuni leader del movimento palestinese e ad attivarsi per facilitare la liberazione degli ostaggi. Anche l’Egitto, storicamente mediatore tra le due sponde del conflitto, ha offerto sostegno logistico e diplomatico all’iniziativa.

Tensione alta anche nei Territori palestinesi
La situazione a Gaza resta gravissima. L’UNRWA denuncia una “crisi umanitaria senza precedenti” con carenze estreme di medicinali, carburante e acqua potabile. Le strutture sanitarie sono al collasso e migliaia di famiglie si rifugiano in scuole o moschee. Dopo il bombardamento alla chiesa della Sacra Famiglia, cresce la paura tra i civili di non avere più alcun luogo sicuro dove ripararsi. Le Nazioni Unite chiedono l’istituzione immediata di corridoi umanitari.

Israele convoca il Consiglio di sicurezza interno

Il Consiglio di gabinetto israeliano per la sicurezza si è riunito ieri sera a Gerusalemme per discutere i prossimi passi. All’ordine del giorno non solo la proposta di tregua, ma anche la gestione delle operazioni in Siria e Libano. Secondo indiscrezioni, il Mossad avrebbe avvertito del rischio che la pressione militare simultanea su tre fronti possa indebolire la posizione strategica di Israele sul lungo termine.

Medio Oriente tra tregua e destabilizzazione

L’intero scacchiere mediorientale si trova a un punto critico. Mentre il conflitto israelo-palestinese si infiamma, altri attori regionali — dall’Iran alla Turchia — osservano attentamente per valutare se e come inserirsi. Il presidente Trump ha ribadito che “gli Stati Uniti non abbandoneranno mai Israele, ma chiederanno sempre il rispetto del diritto internazionale”. L’equilibrio è fragile. La tregua per Gaza potrebbe diventare il primo spiraglio verso la distensione. Oppure, il primo passo verso un’escalation incontrollabile.
Notizie dello stesso argomento
Nessun record risponde ai criteri di ricerca
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720