Mara Venier, la nostra inossidabile signora della domenica, torna a prendersi la scena con un’intervista che è un po’ confessionale, un po’ seduta di psicoanalisi, un po’ karaoke familiare. Sul lettino (di Vanity Fair, non di Freud), la zia racconta tutto: l’amore, le paure, le delusioni, e quella lucina rossa che ormai la segue più del suo cagnolino.
Zia Mara confessa tutto (quasi)
A 73 anni portati con l’energia di una cinquantenne al buffet dell’apericena, Mara dice di aver capito finalmente cosa conta nella vita: “Me stessa”. E noi, col telecomando in mano e le lasagne in forno, non possiamo che applaudirla. Il potere terapeutico della tv? Funziona meglio della crema antirughe e non si compra in farmacia. Basta accenderla, vedere Mara e sentirsi subito meno soli, più compresi, più... inquadrati.
Nel frattempo, nella lunga chiacchierata con il magazine, la Venier si toglie qualche sassolino dal tacco (mai dalla ciabatta, per carità): certi uomini li avrebbe volentieri rispediti al mittente, ma “m’avete vista? So’ troppo bona pe’ sta’ co’ certi scappati de casa”, avrebbe potuto dire. E magari l’ha detto davvero, tra le righe.
La lucina rossa, quella della telecamera, ormai è la sua amica più intima. Altro che psicologo: è davanti all’obiettivo che Mara si sente libera, autentica, senza filtro (tranne quello di Instagram, ogni tanto, va detto). Lì piange, ride, consola, sbaglia i nomi, ci chiama “amori miei”, e noi le crediamo. Sempre.
Che si tratti di amore o dolore, Mara ha una sola regola: dire la verità. O almeno quella che ci fa sentire meglio. Per il resto, ci vediamo domenica. Come sempre. Come da una vita. Perché “zia Mara” è l’unica parente che non ti chiede di sposarti, ma ti fa sentire amato lo stesso.