Teo Mammucari, quando la maschera cade: il caso "Belve" racconta qualcosa di più profondo

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
La televisione non è nuova agli scontri, ai colpi di scena, agli abbandoni di scena clamorosi. Ma la puntata di Belve andata in onda ieri sera su Rai2 non si limita a far discutere: racconta una storia più grande, uno specchio dei tempi che viviamo e dei rapporti di potere che, anche nel 2024, sembrano scolpiti nella pietra.

Teo Mammucari, quando la maschera cade: il caso "Belve" racconta qualcosa di più profondo

Teo Mammucari, ospite del programma condotto da Francesca Fagnani, ha lasciato lo studio dopo appena cinque minuti, ribaltando il format in una narrazione inaspettata. L’intervista – che, come sempre, ha un registro incalzante e senza filtri – è durata il tempo di qualche botta e risposta prima che il conduttore comico decidesse di alzarsi e andarsene, visibilmente infastidito. Ma è davvero solo la pressione del momento a giustificare una reazione così plateale? O c’è dell’altro?

La conduttrice sotto attacco, il maschilismo che non passa

Francesca Fagnani, che in Belve mette a nudo gli ospiti con una grazia affilata e mai scomposta, ha reagito con professionalità impeccabile all’episodio, confermando di essere una delle migliori interpreti del giornalismo televisivo contemporaneo. Eppure, il comportamento di Mammucari tradisce qualcosa di più profondo: un riflesso maschilista ancora troppo radicato.

La scena, nel suo sviluppo, sembra una lezione da manuale su come il potere maschile reagisca quando si sente sfidato, soprattutto da una donna. Le domande di Fagnani non hanno fatto altro che il loro dovere: scavare, chiedere, insistere. Ma la sua compostezza, la sua calma – che pure hanno attirato lodi unanimi sui social – non sono bastate a disinnescare l’arroganza di chi, evidentemente, pensava di poter gestire il momento come fosse su un palcoscenico a comando.

La frase dell’ex moglie di Mammucari, Thais Souza Wiggers, è lapidaria e illuminante: “Tempo al tempo, prima o poi la maschera cade”. Ed è proprio questo il punto. Quando una donna come Fagnani mette in gioco la propria credibilità, non è mai solo una questione di professionalità: è come se dovesse continuamente dimostrare di meritare il posto che occupa. E se lo fa con fermezza e autorevolezza, la reazione di certi uomini – a microfono spento o acceso – non si fa attendere.

Un sistema che fatica a cambiare

I social, come spesso accade, sono stati il campo di battaglia principale. Da un lato, i meme e i commenti ironici – “Mammucari pensava di essere a Buona Domenica?” – hanno reso evidente il ridicolo della situazione. Dall’altro, la solidarietà nei confronti della Fagnani ha mostrato quanto sia forte il supporto del pubblico verso chi si fa carico, con fatica, di un lavoro scomodo.

Ma il nodo resta. Mammucari non ha solo scelto di andarsene. Ha poi pubblicato e cancellato dei vocali privati della conduttrice, un gesto che racconta molto su come certi uomini provino a ribaltare le narrazioni, a riaffermare un controllo perduto. Un gesto che, se fosse stato fatto da una donna, avrebbe scatenato ben altro tipo di polemica.

La maschera del professionismo

Mammucari si definisce un professionista, ma il professionismo è un’altra cosa. Non è urlare, alzarsi, manipolare, cercare di controllare la narrazione con post e cancellazioni. Professionismo è sedersi di fronte a una donna che fa il suo mestiere e accettare il confronto. Anche duro, anche scomodo.

Francesca Fagnani, al contrario, ha dimostrato che la vera forza non è quella del volume della voce, ma della fermezza con cui si regge il timone anche in mezzo alla tempesta. Il pubblico se n’è accorto, e glielo ha riconosciuto. Ma non basta. Perché episodi come questo ci ricordano che, finché alle donne verrà chiesto di dimostrare qualcosa che agli uomini è concesso per default, ci sarà ancora molto lavoro da fare.

Dunque, sì, tempo al tempo. Ma nel frattempo, di chi è la maschera che davvero sta cadendo?
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