Giornalista, ambientalista, madre, è morta a 35 anni.
Un altro nome si aggiunge alla lunga scia di destini interrotti che accompagna la famiglia Kennedy.
Tatiana Celia Schlossberg, nipote del 35° presidente degli Stati Uniti, è morta a soli 35 anni dopo una battaglia contro una forma rarissima e aggressiva di leucemia.
L’annuncio è arrivato a fine dicembre 2025, diffuso dalla famiglia attraverso i canali ufficiali legati alla storica biblioteca presidenziale dedicata a John Fitzgerald Kennedy.
La notizia ha colpito l’opinione pubblica americana non solo per il cognome, ma per la forza del racconto che Tatiana aveva scelto di consegnare ai lettori poche settimane prima della sua morte.
Il 22 novembre 2025, sulle pagine del New Yorker, aveva pubblicato un saggio intenso e lucidissimo sulla sua malattia, trasformando il corpo che cedeva in materia narrativa e civile.
La diagnosi dopo la maternità
La leucemia mieloide acuta le era stata diagnosticata nella primavera del 2024, subito dopo la nascita della sua seconda figlia.
Un controllo di routine aveva rivelato valori anomali dei globuli bianchi, segnali di un tumore del sangue e del midollo osseo aggravato da una mutazione genetica estremamente rara.
Nel suo racconto, Tatiana descriveva lo shock della diagnosi con parole asciutte e potentissime:
«Non riuscivo a credere che stessero parlando di me».
Fino al giorno prima, nuotava per chilometri, era incinta di nove mesi e si sentiva, come scrisse lei stessa, «la persona più sana che avessi mai conosciuto».
La lotta, il trapianto e la resa del corpo
La giovane giornalista aveva affrontato cure durissime: chemioterapia, un trapianto di midollo, settimane di isolamento.
Aveva perso i capelli, e suo fratello Jack Schlossberg – figura emergente della politica democratica americana – si era rasato il capo in segno di vicinanza.
Ma la malattia non ha lasciato scampo. Dopo una breve dimissione dall’ospedale, nell’autunno del 2025, Tatiana era troppo debole perfino per tenere in braccio i suoi figli.
Un’immagine privata, mai esibita, che racconta più di qualsiasi slogan la violenza della leucemia.
Una Kennedy lontana dal mito
Tatiana Schlossberg non aveva mai cercato il centro della scena.
Figlia di Caroline Kennedy, ex ambasciatrice degli Stati Uniti, e nipote di Jacqueline Kennedy Onassis, era cresciuta a Manhattan scegliendo una strada defilata rispetto alla mitologia di famiglia.
Niente politica dinastica, niente passerelle mediatiche. Il suo campo era l’ambiente.
Da giornalista si era occupata di clima, innalzamento dei mari, riscaldamento globale, scrivendo articoli rigorosi, pieni di dati e privi di retorica.
Mentre il nome Kennedy evocava il passato, lei raccontava il futuro.
La “maledizione” e il significato di una fine
La sua morte riaccende inevitabilmente il tema della cosiddetta “maledizione dei Kennedy”, una sequenza di assassinii, incidenti e malattie che attraversa oltre mezzo secolo di storia americana.
Ma ridurre Tatiana a un capitolo di quella saga sarebbe un errore.
Il suo lascito non sta nel cognome, bensì nello sguardo: l’idea che il mondo non si cambi con l’eredità, ma con il lavoro paziente, il tempo e la responsabilità.
Tre cose che, come ha dimostrato la sua storia, nemmeno i Kennedy possono dare per scontate.