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Malattie croniche sempre più diffuse negli animali

- di: Anna Montanari
 
Malattie croniche sempre più diffuse negli animali

Uno studio: “Cambiamenti genetici, ambiente e stili di vita alla base dell’aumento”
Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista Risk Analysis e guidata da Antonia Mataragka dell’Università Agraria di Atene, le malattie croniche non trasmissibili – cancro, obesità, diabete e altre patologie degenerative – stanno aumentando in modo significativo negli animali di tutto il mondo. Non riguarda solo la fauna selvatica, ma anche gli animali domestici e il bestiame, segno di una dinamica globale che intreccia genetica, comportamento, ambiente e soprattutto l’impatto crescente delle attività umane sugli ecosistemi.

Malattie croniche sempre più diffuse negli animali

Gli autori dello studio evidenziano come i fattori genetici siano sempre più centrali. La selezione artificiale ha modellato molte specie per ragioni estetiche o produttive, ma con effetti collaterali importanti. Cani e gatti selezionati per caratteristiche fisiche accentuate risultano più predisposti a sviluppare malattie come il diabete e la valvulopatia mitralica, mentre il bestiame ottimizzato per aumentare la produttività manifesta un rischio maggiore di patologie croniche rispetto agli animali non selezionati con tali criteri.

Stili di vita e ambiente: gli animali si ammalano come gli esseri umani
La ricerca mette in luce un parallelismo inquietante: anche negli animali gli stili di vita contemporanei stanno favorendo disturbi cronici un tempo rari. Sedentarietà, squilibri nutrizionali e stress costante incidono profondamente sulla salute, soprattutto nelle specie che convivono strettamente con l’uomo. Un dato colpisce più di altri: tra il 50 e il 60% dei cani e dei gatti domestici risulta oggi in sovrappeso, condizione che sta alimentando un incremento annuale dei casi di diabete felino.

Ecosistemi alterati e inquinamento: la pressione dell’impatto umano
Il quadro si completa mostrando come l’alterazione degli habitat, l’esposizione a sostanze inquinanti e la trasformazione degli ecosistemi, spesso legata alle attività umane, stiano agevolando la diffusione delle NCD anche nella fauna selvatica. Gli animali, come gli uomini, vivono in ambienti sempre più stressati, più poveri di risorse e più ricchi di agenti potenzialmente nocivi.

Verso un nuovo modello di sorveglianza
La ricerca non si limita a descrivere una tendenza, ma propone un modello concettuale per monitorare e gestire più efficacemente queste patologie negli animali. Riconoscere l’interconnessione tra genetica, comportamento e ambiente – spiegano gli autori – è la chiave per costruire strategie di prevenzione valide per tutte le specie. Un approccio che riflette, in fondo, la stessa visione One Health: salute umana, animale e ambientale come parti inseparabili dello stesso sistema.

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