Nucleare: Macron ci ripensa e annuncia sei nuove centrali in Francia
- di: Jean Aroche
Qui non c'entra la volubilità della politica. La svolta nucleare di Emmanuel Macron, ufficializzata ad appena due mesi dal voto per le presidenziali, è in un certo senso una ulteriore conferma del pragmatismo che gli ha consentito di diventare un protagonista delle vicende internazionali.
Un senso pratico che, dimenticano i temi a lui cari in passato, lo ha spinto oggi a diventare paladino del nucleare civile, che anche in Francia è al centro di un vivace dibattito che verte, come sempre, sugli standard di sicurezza delle centrali.
Francia: Macron annuncia sei nuove centrali nucleari
Macron non solo ha detto che la Francia non abiura affatto alla scelta nucleare (quindi tutti gli impianti oggi in funzione continueranno l'attività), quanto ha annunciato che a breve saranno realizzate sei nuove centrali, che dovrebbero essere ultimate e quindi capaci di erogare energia entro il 2050.
Si tratta degli impianti EPR 2 (prodotti da Edf) , versione ''ottimizzata'' degli EPR (''reattori pressurizzati europei'') attualmente utilizzati, che saranno più facili da realizzare e più economici. Edf aveva avviato, nel 2015. lo sviluppo di questo reattore ad acqua pressurizzata ad alta potenza, con circa 1.670 megawatt, quando i reattori più vecchi oggi in attività in Francia sviluppano 900 megawatt. Un progetto - quello dell'EPR 2 - che dovrà passare il vaglio dell'Autorità per la sicurezza nucleare, dal momento che molte e significative sono le modifiche rispetto al modello precedente e la procedura di approvazione potrebbe essere lunga (qualche anno).
Macron ha fatto il suo annuncio in un luogo simbolo, la centrale General Electric di Belfort, illuminata a giorno da fari e quindi diventata un enorme palcoscenico, per un annuncio-cerimonia studiato nei minimi particolari scenografici.
L'appuntamento di Belfort non doveva essere parte della campagna elettorale per il voto presidenziale (del 10 e 24 aprile), ma lo è diventato nel momento in cui Macron ha annunciato il rinascimento del nucleare francese, lodando la "sovranità" nazionale e i meriti della ''pianificazione''.
Poi, come ha notato qualcuno, prendendo a prestito uno slogan che echeggiò spesso durante la campagna per la Brexit ad opera dei fautori dell'uscita del Regno Unito dall'Europa, ha detto che la Francia deve ''riprendere il controllo del suo destino energetico".
Quindi, a due mesi dall'appuntamento con le urne, Macron ha voltato la pagina sugli impegni presi in passato. E la scelta di Belfort non è stata casuale perché è lì che ha sede la fabbrica che la francese Alstom, nel 2015, cedette all'americana General Electric, causando, secondo il sindaco della città, Damien Meslot, la perdita di 1.300 posti di lavoro nel sito dove vengono prodotte le turbine per le centrali nucleari.
A corroborare la decisione di Macron e sostenerla a Belfort c'era anche il ceo di Edf, Jean-Benard Lévy che, parlando dell'incidente di Fukushima come del cosiddetto "inverno nucleare'', ha detto che in Francia ''tornano le prime primavere''.
Quindi la Francia di Macron ha deciso di non abiurare le scelte sul nucleare, in qualche modo giustificata dalla delicata situazione che si è determinata con il lievitare dei costi della bolletta energetica.
La sortita del presidente è stata certamente ponderata e avrà anche tenuto conto che essa cancellerà ogni residua speranza di trovare voti tra i sostenitori dell'ambiente. Ma è un rischio calcolato perché, sostenendo che il futuro della Francia sarà ancora nucleare, Macron ha ulteriormente rinsaldato i legami con l'industria e l'alta finanza. Una cosa che potrebbe essergli d'aiuto ad aprile.