Università LUM, una formazione di eccellenza per i giovani del meridione: parla il Rettore, Antonello Garzoni

- di: Redazione
 
Un’Università nata dall’intuizione e dall’impegno di un imprenditore Senatore della Repubblica, la sua evoluzione densa di traguardi e soddisfazioni, il nuovo Piano strategico, la sfida del PNRR, l’osmosi con il territorio e le sue attività economiche, la spinta all’innovazione e all’internazionalizzazione. A colloquio con il Prof. Antonello Garzoni, Rettore dell’Università LUM - Giuseppe Degennaro.

Intervista al Rettore di Università LUM, il prof. Antonello Garzoni

Professor Garzoni, quali sono gli elementi peculiari che hanno fatto dell’Università LUM - Giuseppe Degennaro, in questi 27 anni dalla sua fondazione, un Ateneo importante nel sistema universitario italiano?
Sin dalla sua fondazione l’Università LUM ha posto al centro del suo agire la formazione di eccellenza delle nuove generazioni di giovani meridionali, armonizzata ai più alti standard nazionali ed internazionali, quale volano per la crescita culturale delle nuove classi dirigenti e produttive indispensabile per favorire il rilancio economico e sociale del Mezzogiorno. Intorno a questi elementi abbiamo edificato un ateneo in continua evoluzione ma che ha ben chiari i propri obiettivi.

Lei è stato eletto Rettore il 9 settembre 2020 e ha lanciato, usando le sue stesse parole, “un nuovo Piano strategico all’insegna del cambiamento, caratterizzato da una crescita qualitativa e dimensionale del nostro Ateneo, mantenendo la nostra vocazione di Università imprenditoriale al servizio del territorio. Un’Università di interesse pubblico a gestione privata, strumento strategico ed operativo per lo sviluppo collettivo”. Può illustrarci gli assi portanti di questo Piano strategico? Ci sono già i primi risultati?
Il nostro modello di Università “imprenditoriale” si basa sul processo formativo dell’interdisciplinarietà delle aree di insegnamento e l’integrazione di queste con la pratica della ricerca e pone al centro della propria azione l’analisi dei contesti territoriali in cui agisce intercettando gli attori sociali ed economici che vi operano. Inoltre si confronta con la declinazione dell’idea della “sostenibilità” nei diversi ambiti in cui si realizza lo sviluppo sociale, economico, culturale e pone in discussione le proprie prassi interne sottoponendole ad un processo di autovalutazione finalizzato al miglioramento attraverso il cambiamento critico.

Nel suo discorso per l’inaugurazione di questo Anno Accademico ha svolto un’interessante riflessione su Next Generation Ue e ruolo delle Università, affermando tra l’altro che ‘non può esserci vero sviluppo territoriale senza un efficace sistema di alta formazione e ricerca’ e scandendo: ‘credo fermamente che le Università giochino un ruolo chiave nel portare l’Italia verso la crescita’. Soddisfatto, a tale proposto, da quanto previsto nel PNRR sia per le Università che per il rilancio del Mezzogiorno d’Italia?
NextGenerationEu impone al Mezzogiorno e alle sue classi dirigenti di uscire dalla superficialità. Stiamo parlando della più grande quantità di risorse per investimenti concentrati nell’arco dei prossimi sei anni. Per fare bene non basterà una buona governance ma sarà necessario un nuovo approccio anche delle Università. Credo fermamente che le Università giochino un ruolo chiave nel portare l’Italia verso la crescita. Al mondo della formazione e della ricerca spetta il compito di essere propositivi e indicare efficaci e realistici processi di sviluppo che siano inclusivi e consentano alle nuove generazioni di tutto il Paese di appropriarsi del proprio futuro. Nel favorire lo sviluppo del Mezzogiorno, le Università giocano un ruolo centrale. Ma perché accada ciò è necessario che si diffondano, anche nelle Università, modelli di imprenditorialità avanzata e di pieno sostegno ad un mondo reale che cambia continuamente, arginando quella continua emorragia di cervelli di giovani formati e competenti che abbandonano le nostre terre.

Sempre nel discorso per l’inaugurazione dell’Anno Accademico, facendo una battuta ha detto che ‘la LUM è un’Università Rock, intendendo con questo termine l’acronimo di ‘Return on certified knowledge’ (ritorno sulle conoscenze certificate). Può parlarcene e fornire i dati sul grado di soddisfazione degli studenti?
Gli ultimi dati certificati da Almalaurea sul grado di soddisfazione degli studenti della LUM sono molto positivi. Il 96,2% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e il 95,8% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo, il 97,5% dei laureati che le ha utilizzate considera le aule adeguate. Più in generale, il 97,2% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso. Ci possiamo ritenere soddisfatti ma queste percentuali ci spronano comunque a fare sem-pre meglio.

Siete usciti a testa alta dalla visita della Commissione di esperti valutatori dell’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca) per l’accreditamento periodico di Ateneo. Come funziona il Sistema di assicurazione della qualità della LUM, quali le novità sulla strutturazione dei processi interni?
L’Ateneo ha formalmente definito la propria visione della qualità della didattica, della ricerca e della terza missione e intende avviare, nel periodo di un quinquennio, un percorso di radicale cambiamento che la porterà ad un progressivo ampliamento dell’offerta formativa e delle proprie competenze. Questo processo di cambiamento è improntato all’innovazione dei modelli didattici e di ricerca di riferimento, a nuove regole e prassi, ad una nuova organizzazione interna, nuove strutture, un nuovo modo di dialogare con il contesto nazionale ed internazionale. La LUM diventa una Comunità del sapere che, attraverso la didattica, la ricerca, l’interconnessione con le eccellenze della società civile si aprirà definitivamente alla realtà internazionale.

L’innovazione a tutto tondo è un vostro tratto distintivo. Può delinearci i tratti essenziali che avete attuato nella didattica e quali sono, su questo fronte, i progetti per il futuro?
L’Università guarderà a modelli di Ateneo Imprenditoriale improntando progressivamente ad essi sia i sistemi di organizzazione interna che i rapporti con tutti i portatori di interesse ad essa connessi. In particolare, le politiche per la qualità costituiscono il quadro di riferimento per la definizione degli obiettivi per la qualità di didattica, ricerca e terza missione del piano strategico adottato dall’Ateneo.

La ricerca è un pilastro chiave della competitività di un Ateneo. Come è messa la LUM - Giuseppe Degennaro su questo fronte?
Gli output della ricerca scientifica rappresentano un tema chiave e si riferiscono alla produzione di conoscenza originale ed innovativa. I risultati dell’attività di ricerca sperimentale o teorica potranno consistere nell’ampliamento della conoscenza (ricerca di base) o nell’originale ed innovativo utilizzo delle conoscenze per specifiche applicazioni (ricerca applicata). Il primo macro-impatto della ricerca riguarderà il miglioramento della reputazione dell’Ateneo attraverso una produzione scientifica di qualità riconosciuta sia dalla comunità scientifica che da stakeholder non accademici. Tale impatto si ricollega alla definizione di obiettivi legati allo sviluppo di collaborazioni con partner nazionali ed internazionali di prestigio e alla partecipazione a reti e network che svolgono attività di ricerca su temi che assumono rilevanza strategica nel panorama internazionale; all’organizzazione di convegni che annoverino tra i relatori studiosi e ricercatori che godono di una elevata reputazione nella comunità scientifica; all’aumento delle pubblicazioni su riviste che hanno un elevato riconoscimento nella comunità scientifica nazionale ed internazionale; all’incremento della partecipazione di professori e ricercatori dell’Ateneo, in qualità di relatori, ai convegni e alle conferenze più prestigiosi nei settori scientifici di pertinenza; al miglioramento del posizionamento nei principali ranking relativi alla qualità della ricerca. Un secondo macroimpatto della ricerca riguarderà la trasformazione dei risultati della ricerca scientifica in conoscenza utile per imprese ed amministrazioni pubbliche, in considerazione del fatto che gli output della ricerca necessitano di essere contestualizzati ed applicati prima di produrre effetti positivi sul contesto socioeconomico. Tale impatto si ricollega alla definizione di obiettivi legati alla creazione e al rafforzamento delle imprese spin-off; allo sviluppo di strutture di intermediazione, soprattutto a livello territoriale, che supportino, coordinino e indirizzino l’utilizzo degli output della ricerca scientifica da parte dei differenti stakeholder privati e pubblici; alla creazione e allo sviluppo di osservatori con il compito di analizzare, in maniera continuativa, i diversi fenomeni sociali, giuridici ed economici del territorio. Tenuto conto delle direttrici di crescita dell’Università, incentrate sullo sviluppo delle nuove tecnologie, un obiettivo fondamentale della ricerca nel prossimo futuro dell’Ateneo sarà quello del trasferimento tecnologico, legato in particolar modo alla digitalizzazione, al machine learning e all’intelligenza artificiale.

E sull’internazionalizzazione, altro pilastro dal quale nessuna Università può ormai prescindere, come d’altronde anche per la digitalizzazione?
L’internazionalizzazione è un tema rilevante per la LUM e rappresenta un’area strategica trasversale finalizzata a rispondere alle sfide sempre crescenti della globalizzazione in atto che interessano i differenti ambiti in cui l’Università opera. L’idea strategica di fondo è quella di promuovere la libera circolazione di persone ed idee, con l’obiettivo di favorire i processi di condivisione della conoscenza e delle esperienze. Le conseguenti nostre azioni saranno finalizzate, da un lato, a consolidare, sviluppare ed accrescere i programmi di mobilità bidirezionale internazionale e, dall’altro, a favorire l’interazione e la collaborazione, individuale e istituzionale, tra interlocutori e partner internazionali nell’ambito della didattica, della ricerca, della terza missione, del post lauream.

Altro capitolo fondamentale è il post-lauream.
Entro 2 anni dalla laurea magistrale, il tasso di occupazione è al 90%. Questo è dovuto alla formula applicata per lo sviluppo dei piani di orientamento e collocamento. Incentiviamo una buona conoscenza del mondo reale. Per questo abbiamo scommesso su corsi innovativi, ad esempio Ingegneria Gestionale con indirizzo in digital management, ed Enogastronomia d’impresa, che si propone l’obiettivo di fornire un percorso formativo, innovativo a livello nazionale, per creare la figura professionale del cuoco imprenditore. Molti dei nostri studenti fondano nuove imprese, grazie ai laboratori di imprenditorialità e alla costante relazione con il territorio.

Come immagina l’Università LUM - Giuseppe Degennaro tra 10 anni?

Sarà l’Università che collabora con imprese in maniera paritetica, sviluppando il sapere in relazione a quello che realmente serve. Può rappresentare una banalità ma spesso questo non viene fatto e si finisce per costruire prima il sapere e poi si pensa come applicarlo.
Vedo la LUM come una comunità che diventa ogni giorno più ampia e radicata, impegnata per la crescita personale e professionale dei suoi studenti.
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