Lio Factory è una società di investimenti che ha indetto il Lio Art Prize, un Premio di Arte Contemporanea, per favorire artisti emergenti: una commistione interessante tra mercato e arte che abbiamo voluto approfondire con una intervista al co-fondatore e CEO, Francesco Marini.
LIO Factory, la sfida di democratizzare il mercato dell'arte: intervista a Francesco Marini
Dottor Marini, com’è nata Lio Factory e di cosa si occupa?
Lio Factory (www.liofactory.com) è un “Company Builder”: creiamo aziende nel mondo dei private markets.
Non investiamo in titoli quotati su mercati borsistici (o simili) bensì costruiamo, in maniera “metodica”, aziende che offrono prodotti e servizi di investimento con due prerogative fondamentali: decorrelazione verso i mercati finanziari ed una grande vocazione all’innovazione tecnologica.
Negli anni abbiamo costruito numerose aziende, ad esempio nel mondo del real estate private equity (Lio Capital), della gestione delle crisi d’azienda (Lio BAI), delle assicurazioni (Lio Insurtech) o più recentemente, una boutique di Intelligenza Artificiale.
Cosa è una boutique di Intelligenza Artificiale (IA)?
Una boutique di IA è una società di servizi che aiuta le aziende a trasformare e migliorare processi, prodotti e servizi aziendali attraverso l’applicazione delle tecnologie di intelligenza artificiale (come ad esempio analisi predittiva, riconoscimento testuale/vocale/video, ChatGPT, intelligenza generativa).
Digitiamo (www.digitiamo.com), la nostra boutique, ha un team di circa 20 tra programmatori e data scientist con elevate skills.
Come Lio Factory crediamo fortemente che la tecnologia ed in particolare l’intelligenza artificiale saranno motori di dirompente trasformazione negli anni a venire. Si andrà verso una “augmented humanity”, ovvero un ruolo sempre più preponderante della tecnologia nella quotidianità dell’uomo, non per sostituirlo, ma per aiutarlo (“aumentandone” le prestazioni) a soddisfare meglio le sue esigenze attuali e future.
A cosa si deve la scelta di indire un Art Prize?
Art Prize è la commistione tra una passione, l’arte e un prodotto finanziario molto interessante all’interno del settore dei private markets.
Per me l’arte è diventata, nel corso della mia crescita umana, una grande passione, un piacere nell’apprenderla, vederla e collezionarla; pertanto, da una parte la scelta nasce dalla genuinità del sentire personale, d’altra parte, come già accade da un paio di decenni, investire nell’arte, oltre al gusto, al piacere, alla scoperta, permette di generare rendimenti finanziari decorrelati dai mercati tradizionali. Questo paradigma è già valido nella gestione di patrimoni importanti (dei cosidetti “High Net Worth Individuals”) e penso che la sfida sia “democratizzarlo” dandone accesso anche a patrimoni di minor entità: a tal proposito la tecnologia potrà dare un grande contributo (ad esempio grazie alla blockchain).
Il Lio Art Prize nasce da queste due motivazioni, dare visibilità agli artisti, creando un ponte tra il mondo dell’arte ed il nostro mondo e quello degli investimenti e degli investitori.
Quali sono i criteri di selezione del Premio e cosa si propongono di incentivare?
Si inizia dalla capacità di un’artista tramite la sua opera di trasmettere messaggi attuali, di impatto e questa penso sia una delle principali peculiarità dell’arte: uno strumento per trasmettere concetti attraverso le emozioni.
Cerchiamo di incentivare l’innovazione, anche in termini di tecnica: ad esempio, il premio dell’anno scorso è stato assegnato ad un video, quindi alla cosiddetta “unvisual art”.
Potenzialmente, cerchiamo di premiare giovani emergenti per aiutarli, dare loro una spinta affinché vengano meglio compresi e siano più visibili.
Nel caso della vincitrice di quest’anno non c’è quest’ultima componente, ma c’è senz’altro premialità nelle prime due, ovvero un messaggio forte ed attuale, oltre ad un elevato contenuto di innovazione.
La vincitrice di questa edizione è l’artista Marinella Senatore, con un’opera dal titolo “Io contengo moltitudini” (“I contain multitudes”) ispirata da un celebre verso del poeta statunitense Walt Whitman. Quali valori intende esprimere questa scelta?
Il percorso di Marinella Senatore, umano e professionale, è già da premiare. Una giovane donna ha ideato un progetto negli anni così originale, forte e di impatto tale da essere apprezzata in tutto il mondo. Abbiamo visto ne ‘Io contengo moltitudini’ un importante concetto di inclusione, senza dubbio ancora di grande attualità, un’inclusione di razze, di culture, di sessi: all’interno della sua rappresentazione, il messaggio è molto forte e diretto. Alcuni, come il sottoscritto, hanno visto un messaggio più introspettivo come le diverse sfaccettature che sono presenti in ognuno di noi (Yin e Yang): l’essere umano è multiforme, l’interazione fra esseri umani è ancor più multiforme, ed è questa la magia di quella frase!
Da cosa scaturisce la decisione, nell’ambito di Lio Art Prize, di sostenere opere d’arte già esposte in un contesto museale?
Il nostro intento era portare artisti emergenti, o che avessero un messaggio contemporaneo forte, all’attenzione della nostra platea di riferimento.
All’interno della selezione abbiamo impostato dei parametri oggettivi, sui quali determinare uno scoring. Tra questi, vi è l’esser stati esposti all’interno di un percorso museale.
Ciò che conta maggiormente per noi è il messaggio, e possibilmente dare l’opportunità a un’artista emergente di avere più facilità di comunicarlo.
In che modo, secondo lei, si possono coniugare arte e mercato, e quali sono le innovazioni di Lio Factory in questo senso?
Crediamo, e ne abbiamo fatto la nostra missione lavorativa da quando abbiamo iniziato, che il mondo dei private markets, il mondo degli investimenti alternativi, debba essere compreso e diventare accessibile a un’ampia platea di individui.
All’interno degli investimenti alternativi, l’arte ha e, soprattutto, avrà un peso sempre più importante, oltre ad essere, soggettivamente, un grande piacere quotidiano.
Progetti futuri di Lio nell’ambito dell’arte?
Ad oggi, il progetto è di rendere il Lio Art Prize sempre più riconosciuto e, parallelamente, avviare un percorso da “mecenati”, magari anche con il supporto della tecnologia.