• Tutto con Bancomat. Scambi denaro, giochi ti premi.
  • Esprinet molto più di un distributore di tecnologia
  • Fai un Preventivo

Stop al tetto dei 6 mesi: la Consulta riscrive il Jobs Act

- di: Jole Rosati
 
Stop al tetto dei 6 mesi: la Consulta riscrive il Jobs Act
La Corte boccia l’indennizzo fisso per i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese: “Viola il principio di equità”. Sindacati esultano, le Pmi temono aggravi. Ora tocca alla politica.

Una svolta costituzionale che mette in discussione il cuore del Jobs Act

La Corte Costituzionale cancella un pezzo importante della riforma sul lavoro voluta da Matteo Renzi nel 2015: il tetto massimo di sei mensilità come indennizzo per i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese è incostituzionale. Con la sentenza depositata il 21 luglio 2025, la Consulta afferma che un limite “fisso e insuperabile” all’indennità viola i principi di adeguatezza e proporzionalità del risarcimento e ne svuota la funzione deterrente. Un colpo netto alla rigidità del sistema previsto dal Jobs Act, che torna a infiammare il dibattito politico e sindacale a poche settimane dall’esito dei referendum abrogativi promossi dalla Cgil.

La ratio della sentenza: personalizzazione e giustizia sociale

Secondo i giudici costituzionali, stabilire un tetto così rigido, indipendentemente dalla gravità del comportamento datoriale e dalla capacità economica dell’azienda, “impedisce al giudice di valutare caso per caso” e comporta una disparità irragionevole tra lavoratori. In particolare, la Consulta sottolinea che “il numero di dipendenti non è di per sé indicatore sufficiente della forza economica dell’impresa” e che l’indennizzo deve tenere conto di più fattori: durata del rapporto, danno subito, e possibilità di reinserimento nel mercato del lavoro. La decisione si applica alle imprese con meno di 15 dipendenti per unità produttiva o meno di 60 complessivi, finora soggette a regole più favorevoli per i datori di lavoro.

Cgil: “La Consulta ci dà ragione”. Cisl e Uil: “Ora nuova legge”

Il primo a esultare è stato Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, che in una dichiarazione rilasciata il 21 luglio a Roma ha definito la sentenza “la conferma che avevamo ragione a proporre il referendum. Ora serve rimettere il lavoro al centro della politica”. Anche la Cisl, con il segretario confederale Mattia Pirulli, ha parlato di “una decisione positiva”, pur in attesa del testo integrale della sentenza. Dalla Uil, Ivana Veronese ha spinto ancora oltre: “Serve reintegro, non solo risarcimento. Basta discriminazioni tra lavoratori”.

Il fronte politico: Pd, M5s e Avs all’attacco del governo

“La Consulta certifica che i 13 milioni di italiani che hanno votato ai referendum sul lavoro avevano ragione”. Lo affermano in una nota congiunta Maria Cecilia Guerra e Arturo Scotto del Partito Democratico, che chiedono al governo di “cambiare rotta e smettere di fare propaganda sulla pelle dei lavoratori”. Anche Angelo Bonelli, leader di Alleanza Verdi e Sinistra, ha invitato Palazzo Chigi a “prendere atto e tutelare i diritti”. Per il Movimento 5 Stelle, il rischio è che si continui “a fare orecchie da mercante”.

Confapi: “Così si colpiscono le piccole imprese”

Dall’altra parte della barricata c’è preoccupazione. La Confapi, associazione che rappresenta le piccole e medie imprese, ha avvertito che l’abolizione del tetto può generare “un forte aggravio dei costi per realtà che non hanno la solidità finanziaria delle grandi aziende”. In una nota diffusa il 21 luglio, l’associazione ha chiesto “regole proporzionate che tengano conto della sostenibilità economica, altrimenti si mette a rischio la sopravvivenza di migliaia di aziende”.

Un nodo aperto dal 2015, riesploso con il referendum 2024

La norma dichiarata incostituzionale era contenuta nel decreto legislativo 23/2015, uno dei pilastri del Jobs Act. All’epoca, fu introdotta per dare “certezza dei costi” alle imprese, in alternativa al reintegro previsto dall’articolo 18. Ma da subito venne criticata per la sua rigidità e per il trattamento più favorevole ai datori di lavoro nelle piccole imprese.

Il referendum del 2024, promosso dalla Cgil con il sostegno di ampi settori della sinistra, chiedeva proprio di cancellare il tetto alle indennità risarcitorie e di reintrodurre un margine di discrezionalità per i giudici.

La sentenza della Corte arriva in un contesto in cui crescono i contenziosi sui licenziamenti ingiustificati: nel solo primo semestre 2025, le cause civili per rapporti di lavoro sono aumentate del 14% rispetto al 2024, con un picco proprio tra le microimprese.

Verso una riforma condivisa? La palla torna alla politica

Nella sentenza n. 144/2025, la Corte invita esplicitamente il legislatore a intervenire. Non con una nuova norma precaria o punitiva, ma con un riordino strutturale del sistema sanzionatorio sui licenziamenti, anche per le imprese sotto soglia. Il richiamo al diritto europeo è chiaro: non può esserci una tutela sostanzialmente diversa solo in base al numero di dipendenti, se questo comporta un indebolimento generalizzato dei diritti.

La ministra del Lavoro Marina Calderone, interpellata il 21 luglio, ha dichiarato che “il governo prenderà in esame la sentenza con la necessaria attenzione”, ma non ha annunciato alcuna iniziativa concreta.

Una frattura che impone una scelta di campo

La sentenza della Consulta non è solo un passaggio tecnico-giuridico: è una frattura politica e culturale. Da un lato, impone un ripensamento delle norme figlie della stagione neoliberale del Jobs Act. Dall’altro, riporta al centro il ruolo del giudice nel bilanciare diritto del lavoro e libertà d’impresa.

In un Paese in cui quasi il 95% delle imprese ha meno di 10 dipendenti, si apre una partita complessa: come garantire diritti pienamente esigibili senza affossare l’economia reale. Ma la strada tracciata dalla Corte è inequivocabile: la giustizia del lavoro non può essere compressa in un forfait. Serve una legge nuova, che sia all’altezza di una società più giusta e di un’economia davvero sostenibile.

Notizie dello stesso argomento
Trovati 7 record
Pagina
Nessun record risponde ai criteri di ricerca
Trovati 7 record
Pagina
  • Con Bancomat, scambi denaro, giochi e ti premi.
  • Punto di contatto tra produttori, rivenditori & fruitori di tecnologia
  • POSTE25 sett 720