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Il modello olandese: lavorare 32 ore con alta produttività

- di: Bruno Legni
 
Il modello olandese: lavorare 32 ore con alta produttività
Il modello olandese: una “settimana corta” tra 32 ore e altissima occupazione
Nei Paesi Bassi si lavora meno ore ma si produce di più: scopriamo come funziona il regno del part-time, con tassi di occupazione tra i più alti d’Europa.

In uno scenario europeo dove la settimana lavorativa media si attesta intorno alle 36 ore, i cittadini dei Paesi Bassi affrontano una realtà sorprendente: lavorano in media solo circa 32 ore a settimana nella loro attività principale. Le ragioni vanno esplorate nel mix tra lavoro part-time molto diffuso, elevata occupazione e una cultura aziendale fondata sulla fiducia.

La settimana corta non decisa dallo Stato, ma dal mercato

Non c’è un decreto che impone la settimana di quattro giorni in Olanda, ma il fenomeno prende piede grazie a una forte radicazione del lavoro part-time. Secondo un’indagine della Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), quasi il 40 % della forza lavoro olandese è impiegata part-time — la quota più alta tra i Paesi membri.

Va sottolineato che la definizione OCSE di part-time corrisponde a un lavoro usuale inferiore alle 30 ore settimanali.

Occupazione elevata e produttività sostanziale

Il tasso di occupazione della forza lavoro in età 15-64 anni in Olanda è risultato pari a circa l’82,3 % nel 2023, superando ampiamente la media OCSE. Nonostante le ore lavorate siano inferiori, l’economia olandese resta tra le più ricche d’Europa in termini di Pil pro capite.

«La settimana di quattro giorni è diventata molto, molto comune», afferma l’economista Bert Colijn di ING, secondo quanto riportato dal Financial Times.

Fattori culturali e contrattuali dietro il successo

Tra i fattori che rendono il modello olandese efficace si segnalano la tradizione del tempo libero, elevata fiducia nelle imprese, strutture contrattuali flessibili e un salario minimo netto che nel 2025 supera i 2.300 euro al mese — elemento che facilita il passaggio al lavoro ridotto senza drastici sacrifici economici.

Inoltre, secondo dati della Commissione europea, nel 2023 la durata effettiva della settimana lavorativa nei Paesi Bassi era stimata in 32,2 ore, la più bassa nell’Unione europea.

Una settimana più corta, ma si va in pensione più tardi

Paradosso apparente: meno ore di lavoro settimanali, ma la data effettiva della pensione è tra le più alte in Europa. Nei Paesi Bassi l’età media di uscita dal lavoro è stimata intorno a 66,6 anni — secondo l’OCSE per l’anno 2022.

Questo indica che il sistema funziona non grazie all’uscita anticipata, ma proprio attraverso una lunga partecipazione al mercato del lavoro, seppure a orari più ridotti.

Criticità e interrogativi aperti

Il modello, nonostante i molti punti di forza, presenta sfide rilevanti. In primo luogo, l’elevata quota di lavoro part-time è fortemente sbilanciata tra generi: le donne lavorano part-time in misura molto maggiore rispetto agli uomini. Questo comporta un divario nei percorsi di carriera e nelle pensioni future.

In secondo luogo, la crescita della produttività del lavoro nei Paesi Bassi ha registrato un rallentamento rispetto ad altri paesi ad alto reddito: tra il 2013 e il 2019 la contributo alla produttività da parte della crescita autonoma si è ridotto

Infine, un ulteriore interrogativo riguarda la trasponibilità del modello ad altri Paesi: alta occupazione, contratti flessibili, cultura del lavoro part-time richiedono contesti sociali ed economici diversi da quelli di molte economie europee o mediterranee.

Indicazioni per l’Italia: spunti e riflessioni

Per l’Italia, che registra uno dei tassi più bassi di occupazione e una durata media della vita lavorativa tra le più brevi dell’Unione europea, il modello olandese può indicare almeno due direttrici. Primo, puntare sulla flessibilità oraria e contratti che permettano una partecipazione più ampia al lavoro. Secondo, migliorare la produttività oraria mediante innovazione, formazione e investimenti in tecnologia.

In altri termini, non basta «ridurre ore» se non si accompagnano misure strutturali che innalzino il “valore” di ciascuna ora lavorata.

Il punto

Il modello dei Paesi Bassi dimostra che lavorare meno ore può andare di pari passo con elevata occupazione e buona performance economica. Ma non si tratta di una «settimana di quattro giorni» imposta dall’alto. È il frutto di decenni di cultura del lavoro flessibile, contratti evoluti e un sistema sociale che agevola la partecipazione. Per l’Italia – e più in generale per l’Europa – questo modello offre uno specchio stimolante: ma non una formula da copiare pedissequamente. Ogni contesto nazionale ha le sue leve, i suoi vincoli e le sue priorità.

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