IRETI, i cardini del Piano industriale al 2030: intervista a Fabio Giuseppini
- di: Redazione
Le caratteristiche di alta qualità del servizio idrico di IRETI S.p.A (Gruppo IREN), il ‘water divide’ che caratterizza l’Italia, la spinta che può derivare dal Pnrr e il livello di preparazione delle società di gestione per raccogliere e far fruttare questa spinta, la valutazione sulla governance del servizio idrico italiano, la spinta di IRETI S.p.A su innovazione e sostenibilità, le strategie di medio periodo. Colloquio con Fabio Giuseppini, Direttore Business Unit Reti IREN e Amministratore Delegato IRETI S.p.A.
Intervista a Fabio Giuseppini, Direttore Business Unit Reti IREN e Amministratore Delegato IRETI S.p.A.
Il servizio idrico di IRETI S.p.A (Gruppo IREN) è considerato un punto di eccellenza nel panorama italiano e ne fanno fede i premi e i riconoscimenti che riceve. Quali sono le caratteristiche chiave del vostro servizio idrico?
IRETI è effettivamente uno dei più importanti operatori in Italia nel settore dei servizi idrici integrati, servendo 265 Comuni per un totale di quasi tre milioni di persone. La nostra è una rete che si sviluppa per oltre 23.000 km per il servizio potabile, e per più di 11.000 km di rete fognaria. Un sistema complesso e articolato che insiste su territori anche molto diversi fra loro, dalle pianure a quelli orograficamente più difficili, come la Liguria. Per gestire in maniera efficiente questo sistema agiamo su diverse direttrici: avere sistemi interconnessi ci consente una gestione molto più efficiente della risorsa disponibile, andando a prendere l’acqua dalle fonti che di volta in volta garantiscono la resa migliore, immagazzinando così l’acqua degli invasi per le stagioni siccitose. Questo in effetti ci ha consentito di superare anche stagioni molto difficili garantendo la continuità del servizio. E poi agiamo sulle perdite: oggi abbiamo il 56% di rete distrettualizzata, il che ci permette di tenere sotto controllo i parametri di pressione e le perdite, agendo in maniera mirata per la loro riduzione. La media delle perdite nei Comuni da noi gestiti è di circa 10 punti percentuali inferiore alla media italiana, e nel piano industriale al 2030 ci siamo dati obiettivi sfidanti, fra cui quello del raggiungimento di una percentuale di perdite inferiori al 20%.
Il servizio idrico in Italia è caratterizzato da una elevata disomogeneità circa le condizioni di erogazione del servizio e di tutela della risorsa tra i vari territori, con un “water service divide” tra Nord e Sud. Quali sono le ragioni strutturali di questa situazione? Quale spinta, realisticamente, può arrivare dal PNRR non solo per ridurre il ‘water service divide’, ma più complessivamente per far fare un ulteriore salto di qualità in questo campo? Le società di gestione, in generale, sono pronte a cogliere questa opportunità?
Nonostante il positivo percorso di sviluppo del settore idrico nell’ultimo decennio, diverse aree del Paese sono rimaste indietro, in particolare nel Sud Italia, con un ciclo idrico spesso incompleto nelle fasi a monte e a valle, con particolare riferimento al servizio di depurazione, oggetto già di procedure di infrazione a livello europeo.
Le ragioni sono molteplici: in molti casi non si è neppure formalizzato l’affidamento al gestore d’ambito, con la gestione che è rimasta in capo ai Comuni; la mancanza di risorse per effettuare gli investimenti e alti tassi di morosità hanno poi significativamente pregiudicato la continuità stessa della gestione nel tempo.
Il PNRR destina rilevanti risorse - oltre 4 miliardi di euro - per garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo e il miglioramento della qualità ambientale delle acque, senza considerare l’ulteriore dotazione destinata alla digitalizzazione e all’innovazione del servizio. Non meno rilevanti sono le riforme connesse al PNRR, rivolte alla semplificazione normativa e al rafforzamento della governance, e a garantire la piena capacità gestionale degli operatori.
In questo contesto le utilities e aziende come IRETI possono fornire un contributo importante, mettendo a disposizione competenze industriali e gestionali e risorse finanziarie a supporto dello sviluppo del settore idrico.
Nel caso di IRETI S.p.A, la qualità dell’acqua del rubinetto è garantita a tutto tondo e in maniera molto trasparente. Eppure, nonostante la percentuale degli utenti IRETI che dichiarano di bere acqua del rubinetto, il 38,1%, sia molto più elevata della media nazionale, tale cifra in assoluto non appare elevata. Dov’è il problema?
La domanda coglie un problema che si manifesta a livello nazionale. L’Italia infatti ha un consumo di acqua in bottiglia pro capite quasi doppio rispetto alla media degli altri paesi europei. Eppure, l’acqua di IRETI, così come quella di molti gestori, viene costantemente controllata ed è di ottima qualità.
Le ragioni di questi comportamenti di consumo vanno, credo, ricercate in un retaggio culturale: lo studio condotto da Ambrosetti sui paradossi nella percezione dei cittadini verso il servizio idrico indica alcuni aspetti interessanti, su cui dobbiamo lavorare, come la scarsa conoscenza del processo di gestione, la sovrastima dei costi dell’acqua di rete, in realtà infinitamente più economica di quella in bottiglia. Emerge però anche una generale fiducia nell’operato dei gestori, considerato che in realtà buona parte del mancato consumo è imputabile a problematiche relative all’ultimo miglio.
Il sistema idrico ha un modello di governance duale, con l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente a livello centrale e gli Enti di Governo d’Ambito a livello locale. Come tale modello di governance ha influito all’evoluzione del sistema idrico nel tempo e come potrebbe supportare i suoi futuri sviluppi?
L’attribuzione dei poteri di regolazione e controllo ad ARERA ha permesso un progressivo miglioramento della qualità del servizio, stimolando gli operatori a raggiungere e mantenere livelli di performance adeguati. L’indicatore che più di ogni altro rende evidente questo percorso di miglioramento è quello relativo al livello di investimenti, che è passato da 29 euro/abitante/anno nel 2012 a 49 euro/abitante/anno nel 2019. Oltre a ciò, il modello di regolazione duale ha dimostrato la sua efficacia nell’intercettare le specificità e le necessità dei territori.
Le direttrici per un’ulteriore evoluzione del sistema idrico sono da un lato l’innovazione, intesa come diffusione di strumenti digitali e sviluppo di pratiche e soluzioni ad alto contenuto tecnologico, dall’altro il rafforzamento della comunicazione e della trasparenza, per aumentare la sensibilizzazione e l’informazione degli utenti sia sui processi che caratterizzano i nostri servizi, sia sulla necessità di una maggior tutela dalla risorsa.
Capitolo innovazione e sostenibilità: Qual è il vostro posizionamento su questi due aspetti cruciali? Quali i vostri investimenti in tale direzione?
Innovazione e sostenibilità sono infatti fortemente presenti nel nostro Piano Industriale al 2030, che riguarda tutte le business unit del Gruppo Iren e che prevede 12,7 miliardi di euro di investimenti complessivi. Nell’ambito di quelli dedicati alle reti, quasi 2,5 miliardi di euro (il 60% del totale) sono destinati al servizio idrico integrato, con un focus importante sul potenziamento e l’incremento della resilienza della rete e lo sviluppo degli impianti di depurazione. A questo si affiancano gli obiettivi di digitalizzazione, che nell’ambito del servizio idrico riguarderanno innanzitutto il processo di sostituzione dei contatori con apparecchi elettronici, cosiddetti smart meter, che consentiranno una più agile gestione delle letture e un miglior monitoraggio delle reti, con riflessi positivi anche sulla riduzione delle perdite. Il potenziamento dei sistemi di asset management, work force management, e di gestione dei dati, consentirà inoltre di avere sempre più sotto controllo ogni aspetto del servizio, per assicurare le manutenzioni programmate e giungere al sistema di manutenzione predittiva.
Di recente Il Gruppo IREN acquisito il 100% di SAP Srl, Società che gestisce il servizio idrico in vari comuni del Levante Ligure. Cosa rappresenta per voi questa acquisizione? Ce ne sono altre su cui state lavorando? Guardando al medio periodo, quali sono le vostre strategie di crescita, più per linee interne o con un forte contributo anche per linee esterne?
Al momento non prevediamo operazioni analoghe. Tornando al Piano Industriale al 2030, prevediamo in arco piano una crescita inorganica tramite il consolidamento delle partecipazioni di minoranza e la partecipazione a gare idriche in ATO sinergici nei territori in cui operiamo.