Ferpi, la presidente Sobrero: "Da 50 anni valorizziamo la professione di comunicatore"

- di: Redazione
 
La spinta delle imprese verso la consapevolezza del proprio ruolo sociale, il ruolo chiave di FERPI (Federazione relazioni pubbliche italiana) in questa direzione cruciale, le problematiche di una nuova comunicazione, il prestigioso ‘Oscar di Bilancio’, organizzato dall’Associazione e giunto alla 56esima edizione. Intervista a Rossella Sobrero, Presidente FERPI.

FERPI è tante cose insieme, tutte importanti. E certamente è tra le realtà che più hanno operato ed operano perché le imprese siano sempre più consapevoli del loro ruolo sociale. Può illustrarci la mission di FERPI e i caratteri strategici della sua attività?
"Da quando è nata 50 anni fa la missione di FERPI è valorizzare la professione dei relatori pubblici e dei comunicatori presso tutti i pubblici di riferimento. Ma naturalmente anche supportare la crescita professionale dei soci con la formazione, l’aggiornamento costante e il confronto internazionale. Inoltre crediamo nella necessità di partecipare come protagonisti allo sviluppo del settore contribuendo all’analisi dell’evoluzione delle dinamiche del mercato e dei cambiamenti in atto nel mondo della comunicazione. Mi fa piacere ricordare che FERPI è tra le “Associazioni Professionali che rilasciano l’attestato di qualità dei servizi” tenuto dal MISE, il Ministero dello Sviluppo Economico. Stiamo inoltre parte attiva, anche in termini di coordinamento, al tavolo UNI/CT006/GL06 che sta lavorando da oltre due anni per la definizione dei profili professionali in una logica di valorizzazione della figura del comunicatore professionale con l’obiettivo sottolineare il ruolo strategico e l’importanza in tutti i processi produttivi, sociali e culturali".

FERPI, con i partner storici Università Bocconi e Borsa Italiana, è promotrice dell’Oscar di Bilancio, diventato un vero punto di riferimento. Quali sono i valori promossi dal Premio che ritiene più importanti?
"L’obiettivo del premio è contribuire allo sviluppo della cultura della trasparenza e stimolare le organizzazioni ad impegnarsi per una rendicontazione sempre più chiara e articolata. Tra gli valori più importanti ci sono sicuramente, oltre la trasparenza, stimolare il miglioramento della relazione con gli stakeholder. In questi ultimi anni abbiamo visto che sono stati fatti avanti e che è cambiato l’approccio alla rendicontazione: nei bilanci candidati all’Oscar abbiamo, per esempio, registrato un aumento delle informazioni di natura non economico finanziaria. Una scelta che molte organizzazioni (anche imprese che non rientrano nella Direttiva 2014/95/UE, recepita in Italia nel 2016) fanno volontariamente e che dimostra quando sia diventato strategico rappresentare non solo gli aspetti economici ma anche quelli sociali e ambientali. Le informazioni ESG (ambientali, sociali e di governance) sono sempre più richieste dal mercato e vengono considerate molto importanti dagli investitori. L’Oscar di Bilancio tiene conto di questi cambiamenti: per esempio nelle schede di analisi utilizzate dalle commissioni di valutazione sono state inserite anche questo tipo di domande. Questa edizione ha confermato il trend dello scorso anno: cresce l’impegno a condividere,oltre che numeri e dati, anche i valori e la cultura dell’organizzazione. In molti bilanci si è vista l’attenzione a migliorare la disclosure e la qualità delle informazioni fornite. Notevole anche lo sforzo di chiarezza nell’esposizione delle informazioni e la ricerca, quando possibile, di un linguaggio meno tecnico per cercare di arrivare a tutti gli stakeholder. In crescita anche la comunicazione digitale e l’utilizzo di più canali per condividere il bilancio con un pubblico sempre più ampio".

L’edizione 2020 dell’Oscar di Bilancio, svoltasi di recente, è apparsa particolarmente importante perché cade in un momento storico di svolta culturale generale, con al centro l’impatto e il valore che le aziende creano rispetto a tutti gli stakeholder, nel quadro della sostenibilità intesa a 360 gradi: ambientale, economica, sociale. Può farci un bilancio di questa edizione dell’Oscar?
"L’edizione 2020 dell’Oscar di Bilancio ha visto una grande partecipazione di organizzazioni di diversa dimensione e differenti settori. A dimostrazione che sono sempre di più le imprese che considerano il bilancio non solo uno strumento per rendicontare il passato, ma anche un mezzo per raccontare la missione e il futuro dell’impresa.Per edizione 2020 sono state 287 le candidature arrivate che si sono distribuite nelle 7 categorie e nei 3 premi speciali. Tra i dati più significativi la crescita delle medie e piccole imprese: sono 55 i bilanci che la commissione di valutazione ha preso in esame".

Per la prima volta nell’Oscar di Bilancio è stata inserita la categoria Enti locali. Un importante, ulteriore passo avanti. 
"L’inserimento di questa categoria nasce dal desiderio di stimolare le amministrazioni comunali a rendere il bilancio uno strumento anche di comunicazione per migliorare la relazione in particolare i cittadini. Il bilancio ha infatti un grande valore perché descrive le risorse finanziarie che l’Ente ha a disposizione, indica da dove provengono e come l’amministrazione ha deciso di impiegarle al servizio della comunità. Come primo anno siamo abbastanza soddisfatti del risultato: sono state 15 le amministrazioni comunali che si sono candidate in questa categoria. Ci aspettiamo una maggior partecipazione per la prossima edizione anche grazie alla collaborazione con ANCI che quest’anno è stata per la prima volta tra le associazioni partner dell’Oscar".

Qual è, a suo parere, il ruolo delle Università in questa spinta verso un capitalismo sostenibile? Qual è oggi, in generale, il loro atteggiamento verso questo cambio di passo?
"Molte università hanno introdotto i temi della sostenibilità nei loro corsi di laurea spesso creando anche una integrazione tra diverse discipline. Solo se i futuri manager avranno fatto propri alcuni valori sarà possibile pensare a un reale cambiamento dell’attuale modello economico".

Lei si occupa di comunicazione da molti anni, affiancando alla consulenza per le imprese l’attività di docenza e di saggistica. Come ha visto cambiare i caratteri fondamenti della comunicazione negli ultimi anni? Come è mutato l’atteggiamento delle imprese nei confronti della comunicazione?
"In generale le aziende che hanno fatto della sostenibilità un driver strategico stanno cambiando non solo il loro modo di fare impresa ma anche di comunicare. Molte organizzazioni hanno capito che la comunicazione deve essere sempre chiara e trasparente. La chiarezza, e aggiungo anche la semplicità, consentono di arrivare alla testa e al cuore delle persone. La trasparenza deve essere un obiettivo a cui tutte le organizzazioni devono tendere nella gestione del rapporto con gli stakeholder. Chi fa comunicazione deve imparare ad essere un bravo giardiniere che coltiva relazioni e non un cacciatore che deve colpire un target".

Per concludere, in questo passaggio cruciale e non facile per il mondo, e in particolare per l’Italia, sulla strada del capitalismo sostenibile, come vede il futuro di medio periodo del nostro Paese?
"Ci sono diversi segnali importanti anche nel nostro Paese. Per esempio, a gennaio 2020 è stata presentata la nuova versione del Codice di corporate governance dove, per la prima volta, la sostenibilità viene inserita nei principi del governo societario e tra i doveri degli amministratori. Un passaggio importante perché questo documento definisce i compiti dell’organo di amministrazione che deve guidare l’impresa. Il nuovo Codice stimola le società quotate ad adottare strategie sempre più orientate alla sostenibilità: compito prioritario dell’organo di amministrazione è perseguire il successo sostenibile dell’impresa, definito come l’obiettivo di creare valore nel lungo termine a beneficio degli azionisti tenendo conto degli interessi degli stakeholder rilevanti per la sua attività. Interessante anche l’indicazione relativa alla responsabilità di integrare gli obiettivi di sostenibilità nel piano industriale, nel sistema di controllo interno e di gestione dei rischi e nelle politiche di remunerazione. Una novità che modifica l’obiettivo prioritario: il successo sostenibile è legato alla creazione di valore a beneficio degli azionisti tenendo conto degli interessi di altri stakeholder ma anche alla capacità di promuovere il dialogo attraverso azioni di engagement per conoscere gli interessi di chi ha rapporti diretti o indiretti con l’impresa. La sostenibilità sale quindi di grado: da fattore addizionale rispetto al dovere  centrale di creazione di valore per gli azionisti a diversa modalità per perseguire il successo. Una modifica significativa che fa capire quanto il vento stia cambiando".
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