SACE, il presidente Rodolfo Errore: "Accompagniamo esportatori e imprese italiane nel mondo"

- di: Redazione
 
Il ruolo strategico di Sace nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale - in particolare a supporto della competitività nell’internazionalizzazione dell’export italiano - l’aumento delle sue competenze e risorse negli ultimi anni, la liquidità garantita alle imprese durante la pandemia, le sfide da affrontare nel prossimo futuro alla luce dei trend emergenti nell’economia nazionale e internazionale. Intervista a Rodolfo Errore, Presidente del Gruppo Sace.

Intervista al presidente del gruppo Sace, Rodolfo Errore

Presidente Errore, negli ultimi anni il Gruppo Sace ha acquisito molte più risorse e competenze allargando il suo raggio d’azione. Nello specifico, di cosa vi occupate ora?
Sace è la Export credit agency italiana. Da sempre accompagniamo esportatori e imprese italiane nel mondo attraverso un pacchetto di prodotti e di assistenza per l’internazionalizzazione dell’export. Il nostro è un lavoro istituzionale e fortemente strutturato: per fornire dei numeri a testimoniare il nostro impegno, in questi anni abbiamo accompagnato 26mila imprese in 198 Paesi, utilizzando circa 160 miliardi di euro di impieghi e di garanzie su finanza erogata. Allo stesso tempo, svolgiamo anche un compito più complesso: non siamo, infatti, solo una fabbrica prodotto, ma anche un advisor istituzionale per il supporto alle imprese, in un’ottica di internazionalizzazione, tramite una serie di programmi dedicati in particolar modo delle Pmi grazie ai nostri uffici territoriali, al programma dedicato ‘SACE Education to Export’ e grazie agli Export coach, figure manageriali specifiche che forniscono ausilio e supporto alle imprese, accompagnandole anche nella scelta di un mercato diverso. Si tratta, quindi, di una struttura molto più complessa rispetto al passato avendo inoltre, da un paio di anni, intrapreso anche un’operatività domestica.

Digitalizzazione e sostenibilità sono già oggi, e lo saranno ancora di più i prossimi anni, i due grandi driver del momento. Riguardo la sostenibilità, quali sono i ruoli della finanza e di Sace?
La sostenibilità è senz’altro un driver imprescindibile per la crescita delle imprese e le imprese stesse lo hanno capito in tempo: un’impresa sostenibile è nelle condizioni di mitigare alcuni rischi (per esempio quelli ambientali), può valutare mercati più sofisticati, migliora il rischio reputazionale e può avere un migliore accesso al credito. Le banche, le istituzioni finanziarie e i fondi hanno compreso questo trend del mercato e delle imprese le quali, ancora una volta, si sono mosse prima del legislatore, che oggi applica in modo robusto e diffuso questi criteri. Abbiamo registrato un’emissione portentosa di Green bond a conferma di questo parallelismo tra il mondo delle imprese - che come detto hanno compreso l’importanza della sostenibilità - e il sistema finanziario che segue questa tendenza. I progetti green saranno facilmente finanziati e avranno una corsia preferenziale, con spread più basso e un meccanismo di premialità, al contrario invece dei progetti ‘brown’, ovvero i progetti che seguono il modello economico tradizionale, che faranno più fatica. La vera sfida è la ‘Transition financing’, ovvero lavorare affinché ci sia una trasformazione di tutti i progetti verso una logica green. In questo contesto, le imprese possono sfruttare la possibilità di accedere ad una finanza tematica: non ci sarà più, quindi, una finanza generalista, ma fortemente collegata a meccanismi settoriali. In questo contesto SACE ha un ruolo di piano: in virtù del Decreto Semplificazioni di luglio 2020, infatti, possiamo rilasciare garanzie green su progetti domestici in grado di agevolare la transizione ecologica italiana.

Sace ha recentemente presentato il Rapporto Export 2021.
Quale situazione vi aspettate per l’anno 2022?

Il nostro Rapporto Export è diventato una bussola di orientamento per le imprese italiane. È partito come un documento di portata scientifica ed è diventato uno strumento a disposizione delle imprese (soprattutto per le imprese che lavorano in mercati internazionali) per comprendere le tendenze del mercato. Sicuramente abbiamo dei fondamentali finanziari molto positivi e ottimistici: anche la stima della crescita del Pil 2021, pari a +6,3%, conferma questi dati e l’export nel 2021 chiuderà con un 11,3%. Per l’anno 2022 ci aspettiamo ancora un incremento e altri segnali positivi. Abbiamo qualificato i Paesi nei quali i nostri imprenditori possono avere maggiori opportunità di investimento: è probabile che le imprese italiane avranno maggiori possibilità di collocarsi in realtà come gli Stati Uniti, la Germania, la Svizzera e i Paesi asiatici. A proposito di questi ultimi, un tema importantissimo riguarda “l’asianizzazione” del mondo: un’economia in crescita che può contare su una quantità di consumatori impressionante. Mi sento di dire che, ancora una volta, il trend dell’export sarà positivo: come Paese possiamo contare sul comparto Made in Italy, che genera circa 550miliardi di euro.

Sace ha svolto il ruolo cruciale di garantire la liquidità alle imprese italiane durante la pandemia. Adesso si apre una fase di ritorno alla normalità. Come evolverà questa situazione?
Abbiamo lavorato sul tema dell’emergenza con due tipologie: attraverso Garanzia Italia1 siamo riusciti ad emettere le garanzie per supportare le imprese durante il momento di criticità; oggi, invece, abbiamo Garanzia Italia2, una misura sempre a supporto delle imprese che possono utilizzare parte di questa liquidità anche per il ripianamento di esposizioni pregresse. Questa misura è contenuta nel ‘Temporary Framework’ ed è stata prorogata fino a giugno 2022, a conferma che questo sistema emergenziale di rapporto banca, imprese, stato continuerà anche per i prossimi mesi.
Se poi si dovesse arrivare all’approvazione dell’Articolo 14bis, a quel punto avremmo l’opportunità di operare anche sul mercato domestico e potremmo supportare anche questo genere di mercato, indipendentemente dal tema export. In questo momento supportiamo tale mercato esclusivamente sul settore green con un fondo tematico che gestiamo, chiamato New Green Deal, attraverso il quale possiamo emettere garanzie anche sul mercato italiano.
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