Ettore Prandini: "La filiera agricola italiana? Un'eccellenza, parlano i numeri"

- di: Redazione
 
Ettore Prandini ha ottenuto il Premio Italia Informa per aver reso Coldiretti sempre più centrale nello scacchiere italiano del mondo agricolo e agroalimentare - con un aumento di influenza anche sul piano europeo - tanto che oggi appare l’organizzazione di categoria italiana che, nel suo settore, ha maggiore capacità di incidenza nell’interlocuzione con le Istituzioni e con le altre forze economiche e sociali.

Ettore Prandini: "La filiera agricola italiana? Un'eccellenza, parlano i numeri"

Coldiretti non sarà più la mitica “bonomiana”, dal fondatore di Coldiretti Paolo Bonomi, che riusciva a far eleggere ben 100 deputati, né potrebbe esserlo, dati i profondi cambiamenti socioe-conomici dell’Italia, ma è definita una “lobby molto potente”. Presidente, si ritrova in questa definizione?
No. Siamo un’organizzazione di rappresentanza che agisce in termini di dialogo con le forze di governo, con le forze di opposizione, e che si sta impegnando sempre di più in una costruzione di rapporti e di confronto a livello europeo, perché riteniamo che Bruxelles sia uno dei luoghi più importanti e che vada presidiato. Nello stesso tempo, siamo un’organizzazione diversa rispetto a quella che volle Paolo Bonomi, anche se ci riconosciamo, assolutamente, nelle nostre radici, nei suoi valori e nel forte legame con i nostri associati sul territorio. Siamo diversi perché oggi abbiamo scelto di non essere presenti in Parlamento ma nella società dove costruiamo solidi rapporti con i cittadini con le nostre iniziative a tutela della qualità dell’alimentazione, dell’ambiente, del territorio, della salute.

Quali sono le battaglie più significative che contraddistinguono la sua gestione di Coldiretti?
Conduciamo molte battaglie nell’interesse del mondo che rappresentiamo. Innanzitutto, una sfida di carattere digitale, che riguarderà tutte le filiere produttive, l’utilizzo della blockchain, del QR code, informare cittadini e consumatori sulle caratteristiche del cibo che acquistano. Una seconda legata al tema infrastrutturale del Paese: abbiamo bisogno di nuove infrastrutture. Il nostro Paese si era contraddistinto per aver investito molto su autostrade e trasporto su gomma. Oggi dobbiamo spostare l’attenzione sul trasporto su rotaie, più sostenibile anche in termini di emissioni e più veloce. Il trasporto marittimo sarà di grandissima importanza, come gli snodi legati alla logistica, compreso il sistema cargo per far viaggiare ovunque le nostre eccellenze, in tempi brevi. Inoltre, siamo impegnati nell’innovazione nelle campagne, dal sostegno all’insediamento dei giovani all’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm. Contestualmente, sosteniamo sfide che riguardano anche la difesa dell’interesse sia dei cittadini che dei nostri settori produttivi, come la lotta a tutto ciò che viene creato in laboratorio come alternativa al cibo tradizionale ma anche l’impegno a ridurre il consumo di suolo contro il rischio frane e alluvioni, a portare più verde nelle città per combattere lo smog o a tutelare il Made in Italy dal campo alla tavola, contro frodi ed inganni.

Alcuni sostengono che Coldiretti persegua una politica protezionistica attraverso campagne strumentali, ovvero che i consumatori paghino di più prodotti che, senza protezione, avrebbero pagato meno. Cosa risponde a queste osservazioni?
Che è vero il contrario. Chiunque fa la spesa al mercato trova prodotti da ogni parte del mondo. Purtroppo, dobbiamo però constatare che spesso non hanno le stesse garanzie di quelli Made in Italy. In Italia quasi nove prodotti su dieci pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero (86%) secondo gli allarmi alimentari rilevati in Italia del sistema di allerta Rapido (Rassf) nel 2022. È necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la tutela del lavoro anche minorile e la salute. Su tematiche di cui nessuno voleva dibattere, come i cibi prodotti in laboratorio, siamo stati la prima organizzazione a livello mondiale a diffonderne la conoscenza e far sì che più di 2 milioni di cittadini potessero sottoscrivere una nostra petizione. Più di 3.000 Consigli Comunali, di tutte le forze politiche, hanno deliberato a favore del divieto di vendita e commercializzazione di questi alimenti, e così attraverso tutte le regioni italiane fino a portare queste istanze al governo e al Parlamento che ha approvato la legge con l’obiettivo di tutelare la salute dei cittadini. Dato che si parla di cellule staminali, che vengono utilizzate solo nella farmaceutica e nella medicina, riteniamo che questi prodotti siano equiparabili ai farmaci. Serve più ricerca pubblica ed indipendente. Non è un caso che in Paesi dove è stata consentita la vendita come Israele, prima del consumo, venga chiesta la firma su una liberatoria dalle responsabilità e conseguenze sulla salute. Ma poniamo comunque attenzione anche al fatto che non sia cancellata una storia millenaria che ci riguarda. L’Italia ha la maggior biodiversità a livello mondiale e il primato mondiale nell’enogastronomia. questo è un grande valore, anche di carattere economico.
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