Ucraina: Horodetskyy "L'Occidente faccia in fretta prima della distruzione del Paese"

- di: Leonardo Dini
 
Oles Horodetskyy è il presidente della Associazione Cristiani Ucraini in Italia, dove risiede dal 2001. Laureato in medicina. Con l'inizio dell'aggressione russa dell'Ucraina è stato spesso chiamato a commentare, in trasmissioni televisive, le vicende del conflitto. Italia Informa gli ha rivolto delle domande sul futuro della guerra e sulle sue possibili implicazioni nel futuro dell'Ucraina. 

Intervista a Oles Horodetskyy, presidente della Associazione Cristiani Ucraini in Italia

Dott. Horodetskyy, alla luce della sua esperienza e delle notizie che le giungono dall'Ucraina, come crede che si evolveranno le vicende del conflitto?
La situazione sul terreno dipende molto dalle forniture delle armi occidentali al governo ucraino. L'esempio più evidente è l'arrivo dei sistemi missilistici HIMARS. In poco tempo il loro uso ha equilibrato la situazione sul campo provocando enormi perdite tra i soldati e le munizioni immagazzinate russi. Bisogna sottolineare che questa guerra consiste soprattutto nei duelli di artiglieria. Visto che le scorte russe superano di molto quelle ucraine, sia per via delle armi sovietiche ancora in possesso, sia per i nuovi arrivi dall'industria militare russa, le forniture dell'artiglieria occidentale sono di vitale importanza come i sistemi di antiaerea che proteggono le città. Se le armi continueranno ad arrivare si può prevedere la conservazione dello status quo e anche il contrattacco delle forze ucraine verso Kherson. I ponti distrutti che assicuravano i rifornimenti delle forze di occupazione russe a Kherson e i recenti bombardamenti delle basi in Crimea lo fanno pensare. Un altro momento non da sottovalutare è la grande difficoltà che hanno i russi con i loro soldati. Le perdite al fronte con decine di migliaia di morti e altrettanti feriti, la pericolosità politica della mobilitazione totale per il regime putiniano e il numero elevato di disertori sono tutti elementi importanti del problema. Il Cremlino cerca il rimedio, organizzando i battaglioni regionali dei volontari e pubblicizzando perfino nelle scuole e ospedali le campagne per la sottoscrizione dei contratti del servizio militare. Come si evince dai volantini pubblicitari si offrono stipendi mensili da 150.000 rubli al mese con assicurazioni e aiuti una tantum. Si arriva complessivamente a 25 -30 mila dollari per sei mesi di contratto. Per le regioni depresse russe con alto tasso di disoccupazione queste offerte sono abbastanza interessanti. Però non sono molti quelli disposti a morire per questa somma. Inoltre, c'è la mobilitazione forzata di tutti maschi sui territori ucraini temporaneamente occupati. Quindi rimane il deficit molto forte dei soldati russi. Anche la parte ucraina subisce perdite importanti, si parla di circa 10 mila persone ma i soldati ucraini sono molto più motivati. La mancanza del personale militare russo, oltre alle armi occidentali, spiega praticamente lo stallo sul campo. Comunque qualsiasi cambiamento sul fronte è possibile solo prima dell'autunno perché dopo i movimenti militari saranno molto limitati dai fattori climatici.

Parliamo delle prospettive di pace. La trattativa sembra ancora molto lontana. Chi può avviare un dialogo? Onu o Turchia?
Vedo assai difficili, se non impossibili, le trattative di pace in questo momento. Per gli ucraini l'unica condizione che potrebbe aprire le trattative è il ritiro dei russi dai territori occupati dopo il 24 febbraio. I russi invece vogliono occupare tutta la Ucraina. Quindi, per il momento non c'è spazio per un compromesso. Le Nazioni Unite dovrebbero attivarsi di più contro l'aggressore che ha violato il diritto internazionale. Sanzioni più pesanti senz'altro aiuteranno ad arrivare alla pace molto prima.

In questi mesi si è molto parlato della diaspora ucraina e della sua importanza nel conflitto. Qual è il suo giudizio?
La diaspora è un fattore importante nella futura vittoria ucraina per vari motivi. Prima di tutto perché fonte di un aiuto economico concreto, sia personale da parte dei familiari che collettivo, organizzato tramite associazioni. Vediamo un enorme flusso degli aiuti umanitari verso l'Ucraina da parte delle comunità sparse in tutto il mondo. Il secondo aspetto è l'influenza politica sui parlamenti e governi. Questo si manifesta di più in Paesi come USA, Canada, Australia, che hanno una forte diaspora ucraina. E il terzo fattore è la campagna di sensibilizzazione dell'opinione pubblica tramite le manifestazioni, i programmi televisivi e altro.

Come saranno i confini dopo la guerra? Il Donbass sarà ucraino o russo?
Il Donbass sarà ucraino e su questo non ci sono dubbi. Si può discutere solo sui tempi e le modalità di ritorno di questi territori. Il problema più grande è che Putin con le sue azioni lo ha distrutto. Tutte le città più importanti sono rase al suolo. Le stesse Donetsk e Lugansk, che in 8 anni di guerra hanno avuto pochi edifici danneggiati, ora a causa della invasione russa sono sempre più distrutte e quindi abbandonate da gran parte della popolazione. I russi stanno ''desertificando'' il Donbass, facendo capire ancora una volta che non gli interessano né i cittadini russi né i russofoni, ma solo la totale distruzione dell'Ucraina. Basta vedere le città occupate come Mariupol, Severodonetsk, Lesychansk e altre per comprendere in modo chiaro e profondo come vede Putin il futuro dell'Ucraina. Lo sterminio e la distruzione totale. Fermarlo prima possibile è il dovere del mondo democratico.

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