Paola Generali (Assintel): "Coinvolgere le PMI nell'ecosistema della digitalizzazione un’opportunità storica"

- di: Redazione
 
La messa a disposizione di tutte le proprie risorse per la digitalizzazione e l’innovazione dell’Italia, le richieste al Governo molto precise, l’andamento del mercato Ict e le sue trasformazioni, i limiti e i ritardi - anche delle imprese - da superare per rilanciare la competitività del Paese. Intervista a Paola Generali, Presidente di Assintel, l’Associazione Nazionale di riferimento delle Imprese Ict e Digitali di Confcommercio - Imprese per l’Italia.

Assintel, intervista a Paola Generali

Presidente Generali, Lei ha dichiarato in occasione di Assintel Report 2021, introducendo il documento di sintesi dell’associazione per massimizzare gli effetti del PNRR sulla crescita digitale, che “non ci capiterà un’altra opportunità come questa, unica nel suo genere. Assintel è pronta a fare All-In, investendo tutte le proprie risorse per contribuire alla Digitalizzazione e Innovazione del sistema economico del Paese”. Cosa significa in concreto e cosa chiedete al Governo?
“All-In” per Assintel significa attivare tutte le proprie risorse per contribuire alla Digitalizzazione del Paese. Un’associazione come Assintel non rappresenta solo le aziende dell’Offerta Tecnologica, ma ha un ruolo fondamentale nell’ecosistema di filiera rappresentato da Confcommercio: è la sinergia tra domanda ed offerta digitale che ci garantisce un approccio vincente sul quale “puntiamo tutto”. Il PNRR è un’occasione irripetibile affinchè si realizzi una vera Digital Trasformation delle aziende italiane ed è per questo che Assintel ha proposto al Governo azioni concrete per una sua “messa a terra.
Uno dei focus delle nostre proposte è quello delle politiche di sostegno all’innovazione: anche se si parla sempre di MPMI, sembra incredibile, ma ancora non è avvenuta una vera presa di coscienza che il nostro tessuto economico è fatto di micro, piccole e medie imprese, che vanno sostenute. Per loro i processi di innovazione sono estremamente difficoltosi, perché ci sono problemi di cash flow come anche culturali. Non è sufficiente creare bandi a fondo perduto, occorre garantire a chi vince un bando da subito la liquidità per poter realizzare il suo processo di Digital Trasformation e non a progetto concluso. Diversamente le MPMI non inizieranno il loro percorso di Innovazione perchè per loro non è sostenibile.
Altri due aspetti fondamentali sono la progettualità e la formazione. Solamente favorendo progetti di filiera è possibile coinvolgere davvero le MPMI sul territorio e dar loro una direzione strategica. Solamente formando gli imprenditori, facendogli toccare e testare le tecnologie, è possibile renderli autonomi nel “pensare digitale”, vale a dire nel comprendere come il Digitale può essere loro utile nel migliorare, incrementare, gestire ed innovare il proprio business.

Tra i vari temi cruciali e interconnessi per l’innovazione del Paese forse il più importante di tutti, quello che dà il ‘la’ alla totalità degli altri aspetti, è il processo di trasformazione digitale della Pubblica amministrazione centrale e locale. È d’accordo?
Sono più che d’accordo, per due ragioni. La PA rappresenta - keynesianamente - l’unico vero soggetto che può fare investimenti strategici e anticiclici che rimettono in moto l’economia. Ma per farlo deve avere una strategia chiara e lungimirante e una struttura che la metta a terra senza restare intrappolata nelle sabbie mobili dell’avversione al cambiamento. Perché non abbiamo ancora un sistema unico di dati interoperabili per tutta la PA, ad esempio? Perché ci sono tante velocità diverse per la digitalizzazione delle procedure? Il tema è vasto, vanno affrontati problemi di governance, politici e quindi di “potere”, ma anche come già detto di formazione e di cultura. I tentativi fatti finora sono stati troppo timidi e troppo lenti. Quello che ci auspichiamo è che il Ministero dell’innovazione tecnologica grazie al suo forte imprimatur politico possa in modo disinvolto e rapido attivare un cambiamento organico.
Ricordiamoci inoltre che una Pubblica Amministrazione davvero digitale diventa quella “base armonica” - per riprendere la metafora musicale della domanda - sulla quale gli altri stakeholder dovranno suonare. Diventa cioè lo spunto affinché cittadini e imprese più analogici si sentano sollecitati al cambiamento.

Il mercato dell’Information & Communication Technology è tornato a crescere, ma secondo il vostro Rapporto il 32% delle aziende non è riuscito ad attivare il cambiamento, riducendo o rimandando gli investimenti. Come coinvolgerle nei progetti del PNRR sia a livello generale che locale?
Dobbiamo prioritariamente riuscire a coinvolgere le aziende a livello territoriale in progetti di filiera: solo così si crea quel framework capace di dare senso, direzione, intercettare fondi, metterli a fattor comune su risultati concreti che creino vera innovazione e ricchezza. Dobbiamo creare Ecosistemi Digitali di prossimità, facendo in modo che le MPMI della domanda possano interloquire con le MPMI dell’offerta dei loro territori. Per questo sarà sempre più decisivo il ruolo delle associazioni imprenditoriali e dei Digital Innovation Hub, come il nostro EDI - Confcommercio, che in sinergia con le istituzioni possono attivare le proprie imprese creando aggregazioni e filiere trasversali in un clima di fiducia e collaborazione. Un processo immane, se ci pensiamo, perché significa lavorare a testa bassa su ogni territorio, quasi porta a porta, disseminando progetti, parlando il linguaggio delle piccole imprese e facendo toccare con mano quelle che sono le opportunità che il digitale offre loro, creando dei ponti fluidi con le pubbliche amministrazioni, intercettando fondi, mantenendo salda la motivazione e l’obiettivo. Ma questo occorre fare, oggi, per porre le basi di un’evoluzione davvero organica e generalizzata. In questo contesto, le MPMI ICT del territorio giocheranno un ruolo fondamentale, diventando le radici e il booster per portare vera innovazione nei progetti locali.

Nel 2020, annus horribilis a causa della pandemia da Covid-19, il 54% delle Imprese Ict ha visto calare il fatturato, andando in sofferenza. Quale grado di incisività pensa abbiano avuto le misure di sostegno del Governo?
A fine 2020, in piena pandemia, Assintel ha chiesto esplicitamente alla propria base associativa - le aziende ICT e Digitali - un feedback sulle misure economiche di ristoro fino ad allora messe in campo dal passato Governo. Sono effettivamente servite a poco: solo il 14% vi ha fatto ricorso reputandole adatte alla loro situazione. Ciò che emerse allora, e che continuiamo a confermare anche oggi, è la richiesta di interventi sul costo del lavoro e incentivi alla ricerca e sviluppo.

Il decreto legislativo del Governo che recepisce la direttiva Ue 2019/1151 - nella parte che affida ai notai in via esclusiva la costituzione online delle Startup e più in generale di Srl e Srls - ha sollevato perplessità sia alla Camera che al Senato. Qual è la posizione di Assintel?

Assintel è stata tra le prime a denunciare pubblicamente il suo dissenso alla bozza di legge che introduceva il monopolio di Notartel che poi è diventato purtroppo realtà con l’aggravante che il notariato non sottostà nemmeno alle regole Antitrust. Il digitale è democratico se e solo se è inserito in un contesto di concorrenza leale, in cui anche le piccole imprese del Made in Italy digitale possano gareggiare alla pari. Ma così non è ancora, e la vicenda del monopolio Notartel ne è proprio l’esempio: un esempio molto pericoloso, perchè ha creato un precedente. Proviamo profondo rammarico che si sia calpestato il principio della concorrenza leale e che si sia creato un grave precedente. Per questo Assintel continuerà a vigilare sia sul Governo che sul Mercato per contrastare tutte le iniziative che annullano la concorrenza e creano monopoli, in quanto quest’ultimi sono espressione di un mercato malato, piatto e certamente non innovativo.
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