Intervista a Elisabetta Ripa, Amministratore Delegato di Open Fiber

- di: Andrea Colucci
 

Quando sente parlare di quote rosa sul lavoro fa un sorriso ironico, come a dire … “ah, eccone un altro…”.
Il suo è un iter in cui lavoro e competenza sono la ricetta di un percorso d’eccellenza che oggi è culminato nella responsabilità di uno dei progetti a più alto tasso di innovazione e impatto sociale in termini di semplificazione della vita degli italiani. L’essere donna e mamma di due figli non ha avuto alcuna influenza in tutto questo, se non qualche sacrificio in più e qualche ora di sonno in meno. Ma su alcune decisioni strategiche la razionalità femminile si vede eccome. Così come è evidente, conoscendola, il convincimento che la diversità in azienda sia un valore assoluto, che sia di genere, o di approccio al lavoro.
Parliamo di Elisabetta Ripa, che da Gennaio 2018 è l’Amministratore Delegato di Open Fiber, società paritetica al 50% tra Enel e Cassa Depositi e Prestiti. Con lei Italia Informa ha parlato di innovazione, ma soprattutto di diffusione di internet ad alta velocità sul territorio italiano. Non è un caso, peraltro, che questa chiacchierata coincida con un periodo in cui si è ricominciato a parlare di accesso alla rete come diritto per gli italiani. E’ recente una proposta di legge costituzionale in Parlamento per il riconoscimento del diritto sociale di “accesso alla rete internet”.

Dottoressa Ripa, Open Fiber viene creata a fine 2016 con uno scopo preciso e di primario interesse pubblico: “Portare la fibra ottica a banda ultra larga (Bul) su tutto il territorio nazionale italiano per dare una nuova velocità all’Italia, aprire alle persone l’accesso ai servizi digitali più evoluti e alle opportunità offerte da un mondo sempre più interconnesso”. Quale bilancio si può fare dopo poco più di due anni dalla sua nascita?
 
Open Fiber sta portando avanti il suo progetto che prevede di cablare, entro il 2023, 20 milioni di unità immobiliari in circa 8 mila comuni, trainando così lo sviluppo digitale del Paese.
Nello specifico stiamo costruendo una rete completamente in fibra ottica in modalità Fiber to the Home (letteralmente fibra fino a casa ndr) con investimento esclusivo dell’azienda nelle aree a successo di mercato dove risiede il 60% della popolazione italiana. Mentre nelle aree rurali e nei piccoli comuni, la rete verrà realizzata anche attraverso finanziamenti messi a disposizione da Infratel Italia – società in-house del Ministero dello Sviluppo Economico per effetto di gare che Open Fiber si è aggiudicata in tutte le regioni italiane.
La velocità di realizzazione del piano mi rende orgogliosa, abbiamo già raggiunto più di 5 milioni di unità immobiliari. 
Abbiamo assunto 800 persone e lavoriamo con 200 aziende italiane, coinvolgendo 10mila lavoratori che saliranno presto a 15mila.
Ci siamo assicurati un finanziamento da 3,5 miliardi di euro grazie al prestito di un pool di 14 banche tra cui la Banca Europea per gli Investimenti. L’intero progetto prevede un investimento di 6,5 miliardi. Ad oggi ne abbiamo già investiti 1,5 e dal 2019 investiremo più di un miliardo all’anno fino al 2023.
Quindi, per rispondere alla sua domanda, direi un bilancio positivo, che però non deve farci abbassare la guardia. Dobbiamo continuare a lavorare come stiamo facendo e anche di più. Ci siamo posti obiettivi sfidanti che saremo in grado di raggiungere a vantaggio di tutto il Paese. 

 
Open Fiber è un operatore attivo esclusivamente nel mercato all’ingrosso, non fornisce servizi ai clienti finali. Quali i vantaggi di questo modello di business?
Il modello wholesale only o all’ingrosso sta registrando un sempre maggiore interesse in Europa, in particolare per la diffusione di servizi FTTH. Il nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, varato da poco dalle istituzioni comunitarie, punta molto sugli operatori wholesale only, fornendo ad essi un regime normativo più leggero e promuovendo questo modello di business come il più funzionale alle dinamiche di mercato delle telecomunicazioni. Questo modello garantisce per sua natura l’accesso a più fornitori di servizi di telecomunicazioni senza discriminazioni.
Visti i costi elevati delle nuove reti FTTH/FTTB, il modello wholesale only rappresenta l’approccio migliore per la diffusione su larga scala di infrastrutture interamente in fibra, poiché è in grado di aggregare la domanda di molti fornitori di servizi che possono beneficiare di una connettività a banda ultra larga a prova di futuro.

 
È vero che la vostra infrastruttura garantisce performance elevatissime ed è l’unica in grado di sostenere l’evoluzione dell’offerta dei servizi? In questo senso, quali sono i ‘quid’ in più rispetto ad altre infrastrutture presenti sul mercato?
La rete ultraveloce Open Fiber prevede che l’intera tratta dalla centrale all’abitazione del cliente sia in fibra ottica. Ciò consente di ottenere il massimo delle performance con velocità fino a 1 Gigabit al secondo (Gbps). Un servizio in grado di supportare tutte le potenzialità delle nuove tecnologie attuali e che arriveranno nei prossimi anni.
Le connessioni in fibra ottica garantiscono bassi tempi di latenza, sono più stabili perché meno soggette a interruzioni e inconvenienti tecnici rispetto alle tecnologie più obsolete, riducendo così i costi di manutenzione e garantendo un servizio di maggiore qualità per i clienti finali.
Nel mese di marzo abbiamo testato con successo a Milano un nuovo servizio, con il quale è possibile raggiungere una velocità in accesso fino a 10 Gigabit al secondo ossia 100 volte più performante di una connessione a 100 Megabit.
Abbattere il muro del Gigabit al secondo su una rete commerciale è motivo di grande orgoglio per noi perché raggiungiamo un nuovo importante primato nelle sperimentazioni broadband del mercato italiano. Questo traguardo dimostra ancora una volta che la nostra tecnologia FTTH è “future proof”, e sarà protagonista dello sviluppo digitale dei prossimi anni, abilitando servizi che hanno bisogno di sfruttare un’elevata larghezza di banda, come il video Ultra HD 4K/8K, il cloud gaming, la realtà virtuale e aumentata, la telemedicina, il Massive Internet of Things e la guida autonoma.

O
pen Fiber vanta, tra i suoi punti di forza, lo sviluppo dell’innovazione nell’ambito della creazione di valore condiviso, attraverso un dialogo costruttivo e costante con tutte le istituzioni e le comunità delle aree in cui opera, adottando soluzioni tecnologiche innovative e inclusive capaci di avere importanti ricadute economiche. Per quanto riguarda le Istituzioni, qual è la loro efficienza ed efficacia nel rilasciare rapidamente permessi e compiere tutte le pratiche amministrative di loro competenza?
Grazie alla connessione in fibra ottica i territori saranno più competitivi: dall’innovazione alle start up, dal telelavoro fino alla telemedicina. La diffusione della fibra ottica consentirà di accelerare il processo di digitalizzazione del Paese semplificando e migliorando le relazioni fra cittadini e Pubblica Amministrazione, fra studenti, scuole e università, aumentando la produttività e la competitività delle imprese e l’efficienza della P.A.
Il tema delle autorizzazioni per noi è di vitale importanza, basti pensare che per terminare il nostro progetto servono circa 100mila permessi. Serve una grande organizzazione, ma anche interazione con le amministrazioni pubbliche, le soprintendenze, le Province, le Regioni e con tutti coloro che ci devono consentire di usare le loro infrastrutture, come, ad esempio, Ferrovie o Anas. L’iter di rilascio dei permessi, sia pur snellito dal decreto Fibra e dal decreto Semplificazioni, deve essere ulteriormente migliorato.
Ci sono Comuni virtuosi dove abbiamo completato i lavori in 10 mesi e ci sono Comuni più lenti, a volte ci vuole più tempo a richiedere i permessi che a fare i lavori.
Portando la fibra fino a casa dei clienti un altro tema è quello di trovare accordi con gli amministratori di condominio che non sempre sono inclini alla collaborazione. Per questo abbiamo dato vita ad una serie di incontri con le associazioni di categoria in cui spieghiamo non solo i vantaggi della fibra ma anche e soprattutto le modalità non invasive di accesso dei nostri incaricati nei palazzi.

 
Open Fiber afferma l’importanza della sostenibilità e dei temi ambientali in tutti i suoi documenti e programmi. Cosa importantissima, ma non certo facile in un Paese dalle caratteristiche morfologiche come quelle dell’Italia. Come, in termini concreti, si realizza questa volontà? Può farci qualche esempio?
Siamo molto attenti ai temi ambientali e di sostenibilità a cominciare delle strutture fisiche: la sede centrale di OF a Roma è un luminoso edificio immerso nel verde, in cui gli ambienti di smart office si conciliano con una logistica a sua volta smart e green. Niente interruttori o pulsanti: ogni ufficio è provvisto di sensori che regolano l’accensione e lo spegnimento di luci e aria condizionata in base al numero di persone presenti; le sale riunioni sono prenotabili con una app e dotate di rilevatori di presenza. Le luci si accendono solo quando viene rilevata la presenza di persone.
Ma Open Fiber è anche e soprattutto lavoro sul campo. E nell’attuazione del nostro grande progetto di dotare tutta l’Italia un’infrastruttura a banda ultra larga, l’azienda si è preposta di ridurre al minimo l’impatto dei propri lavori. 
La maggior parte della rete sviluppata da Open Fiber, ad esempio, è realizzata utilizzando infrastrutture già esistenti, attraverso accordi per il riutilizzo di tubazioni e reti aeree di tutti gli operatori delle utilities.
Lì dove invece si procede scavando, si utilizza la tecnica delle minitrincee. 
Tutto ciò riduce di riflesso le quantità di materiale destinato in discarica, con un ulteriore beneficio: meno materiale da utilizzare per riempire lo scavo aperto.

 
Dottoressa Ripa, in conclusione una domanda a cuore aperto e una risposta a cuore aperto. Riuscirà davvero l’Italia a recuperare il tempo perso in questo settore che tanto ci penalizza e a colmare il ‘digitale divide’ rispetto agli altri Paesi avanzati?È vero, il nostro Paese parte da una posizione di svantaggio rispetto a tanti Paesi europei per quanto riguarda le connessioni a banda ultra larga. Ma in Italia, come sottolineato nello studio presentato nell’ambito dell’FTTH Conference 2019, dal settembre 2017 al settembre 2018 il numero di edifici cablati con infrastruttura in fibra ottica è salito da circa 4.4 milioni a circa 6.3 milioni (+43,1%, dato record nel Continente). Questi numeri evidenziano il ruolo che Open Fiber sta giocando nel promuovere lo sviluppo infrastrutturale del Paese. Quindi sì, sono sicura che con l’impegno di tutti l’Italia riuscirà a colmare il ritardo accumulato negli anni passati. 



Elisabetta Ripa
è nata a Torino, ma ha vissuto da sempre a Roma dove ha conseguito la laurea in Economia e Commercio presso l’Università La Sapienza di Roma , completando poi la sua formazione manageriale presso l’INSEAD a Fontainebleau. 
E’ cresciuta professionalmente nel Gruppo Telecom Italia, dove ha ricoperto incarichi manageriali di responsabilità crescente nell’ambito del Business Development, dello Sviluppo Internazionale e della Finanza.Nel 2011 ha assunto la responsabilità della Divisione Servizi Mobili (TIM) e nel 2013 è stata nominata Amministratore Delegato del Gruppo Sparkle, carrier leader nel mercato wholesale dei servizi voce, dati ed ICT in ambito internazionale.
Nel periodo 2015 - 2016 ha operato in Argentina dove ha ricoperto il ruolo di Chief Executive Officer di Telecom Argentina S.A., leader nelle telecomunicazioni e nei servizi digitali in Sud America, e coordinato il processo di cessione della Società ad un altro operatore locale.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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