Confindustria Nautica, le aziende della nautica da diporto stanno già cogliendo le sfide del futuro

- di: Redazione
 

Il valore del settore industriale della Nautica e l’impatto sulle economie costiere generato dall’indotto economico, i temi trasversali di maggiore importanza per il settore, le maggiori opportunità per il futuro, l’atteggiamento del Governo verso la Nautica, la questione delle concessioni balneari, che riguarda anche le strutture della nautica da diporto, il Salone Nautico Internazionale di Genova e gli interventi che lo renderanno una piattaforma unica al mondo pronta per ospitare tutte le eccellenze della nautica internazionale. Intervista al Presidente di Confindustria Nautica, Saverio Cecchi.

Confindustria Nautica, le aziende della nautica da diporto stanno già cogliendo le sfide del futuro

Presidente Cecchi, il valore del settore industriale della Nautica è abbastanza noto, con il 2022 che si è chiuso con il record assoluto di produzione di 7 miliardi di euro, con una crescita per la cantieristica tra il 15% e il 20% rispetto al 2021, e il record di export, che traguarda i 3,4 miliardi. Ma nei dati che vengono diffusi resta sempre in ombra l’impatto sulle economie costiere dall’indotto economico generato dalla nautica - dall’uso, dalla manutenzione e dall’ormeggio della barca - e quello della spesa turistica del diportista. Può farci il punto su questo aspetto che, a nostro parere, è di rilevante importanza?

L’impatto sulle economie costiere generato dall’indotto economico dell’industria nautica e dalla spesa turistica del diportista è assai rilevante. La filiera genera quasi 19mila unità locali di produzione, per un valore aggiunto di oltre 11 miliardi di euro e più di 187mila 700 occupati. Per ogni addetto alla produzione del comparto si attivano 9,2 posti di lavoro; ogni euro investito nella produzione ne attiva 7,5, come rilevato dallo studio condotto da Fondazione Edison e Fondazione Symbola. Ogni 3,8 posti barca si genera 1 occupato nell’indotto turistico, con una media di 71 occupati per ogni approdo turistico. Ancora più interessante è il dato della ‘spesa turistica’: tolto il costo di soggiorno, cioè l’ormeggio per la barca e il pernotto per l’hotel, la spesa sul territorio del diportista è il doppio di quella del turista di albergo. Per queste ragioni risulta chiaro quanto, anche le economie costiere, possano trarre beneficio dal settore della nautica da diporto.

Lei ha affermato, al secondo Summit Nazionale sull’Economia del Mare promosso da Mare Blue Forum di Gaeta, che, “ascoltando gli interventi delle Categorie al Comitato costituito dal Ministro delle politiche del Mare, rilevo alcuni temi trasversali, che interessano più dicasteri e impattano su mercantile, crocieristica, nautica e turismo e sono il presupposto di qualsiasi politica di sviluppo”. Quali sono questi temi trasversali di così cruciale importanza?

Sono diversi i temi trasversali che interessano più dicasteri e impattano su mercantile, crocieristica, nautica e turismo, costituendo il presupposto di qualsiasi politica di sviluppo: i dragaggi dei porti, le regole delle concessioni degli operatori, la competitività fiscale del cluster, le regole di accesso del personale e degli ospiti che imbarcano o sbarcano in Italia, la tutela ambientale, che deve puntare a reali obiettivi di conservazione, coniugandoli con una fruizione consapevole. Su questi temi ci aspettiamo dal Governo risposte efficaci e operative.

Quali sono le maggiori opportunità che vede per il futuro prossimo della nautica in Italia?

Le aziende della nautica da diporto stanno già cogliendo le sfide del futuro attraverso forti investimenti in ricerca e innovazione per ottenere risultati all’avanguardia. In un mercato in continua espansione, è fondamentale per le aziende adottare strategie sempre più sostenibili. A questo proposito, Confindustria Nautica ha recentemente organizzato la prima edizione del ‘World Yachting Sustainability Forum’ – in collaborazione con IBI e McKinsey & Company - che ha trattato temi di estrema attualità per il settore, facendo il punto sullo stato dell’arte della sostenibilità nell’industria nautica. Lo studio ha rilevato che l’età media degli armatori, nei prossimi anni, vedrà un’ulteriore riduzione e il consumatore compreso nella fascia 35-45 anni sarà molto attento ai temi dell’innovazione tecnologica e sostenibile. Questa risulta certamente essere un’indicazione chiave per il futuro a cui il comparto nautico deve fare riferimento per cogliere le opportunità di crescita e sviluppo.

Quali invece le criticità più preoccupanti in prospettiva?

Osserviamo, con soddisfazione, che alcune aziende sono riuscite a distinguersi e consolidarsi quali leader di nicchie di eccellenza, nonostante i forti investimenti che aziende principalmente di medie e piccole dimensioni sono chiamate a fare. Le difficoltà - e quindi i punti critici - sono quelle di tutto il sistema produttivo italiano: caro energia, burocrazia, lentezza decisionale della macchina pubblica. Le aziende dell’industria nautica da diporto hanno certamente bisogno di essere messe nelle condizioni di produrre con minor sforzo ricchezza per il Paese.

L’attuale Governo che sensibilità sta dimostrando verso il comparto e quali sono i desiderata che la categoria ha messo in evidenza?

Confindustria Nautica è costantemente in contatto con il Governo ai massimi livelli. Negli ultimi mesi abbiamo incontrato i Ministri Urso (MIMIT), Santanchè (Turismo), Fitto (Affari Europei), Musumeci (Politiche del Mare), il Vice Ministro Rixi (Trasporti), la Sottosegretaria Frassinetti (Istruzione), coprendo a 360° le tematiche di tutta la filiera. Da parte di tutti i Ministri abbiamo riscontrato grande attenzione riservata al settore, adesso aspettiamo provvedimenti e risposte concrete ai vari dossier presentati.

La battaglia maggiore per Confindustria Nautica a livello politico è rappresentata dal delicato confronto sul tema delle concessioni balneari che riguarda anche le strutture della nautica da diporto…

Quello delle concessioni balneari è un tema urgente e su cui l’Associazione lavora in maniera pressante. La Legge “Concorrenza 2021” (L. 5 agosto 2022, n. 118) ha erroneamente incluso anche le strutture della nautica da diporto nell’ambito della normativa dettata per le spiagge, che peraltro già presenta oggettive criticità, elementi di inapplicabilità e - in alcuni casi - persino profili di incompatibilità rispetto alla stessa Direttiva Bolkestein. Lo scorso 9 giugno Confindustria Nautica ha preso parte al Tavolo tecnico per le concessioni demaniali previsto dal Dl 29 dicembre 2022, n. 198, presieduto dal capo Dipartimento per il coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei ministri, con la partecipazione dei ministeri MIT, MEF, MIMIT, Ambiente, Turismo, Politiche del mare, Affari regionali e Affari europei. In tale occasione la Segreteria generale della Presidenza del Consiglio ha dato una disponibilità di massima a valutare la richiesta di Confindustria Nautica di inserire il dato del rilascio ante o post entrata in vigore della Bolkestein tra gli elementi censiti dalla mappatura delle concessioni.

A livello di kermesse espositive cosa ritenete si possa e sia necessario fare per rendere il Salone Nautico di Genova un appuntamento ancora più internazionale e attraente anche per la nautica di grandi dimensioni e per la clientela internazionale?

Il Salone Nautico Internazionale di Genova è una piattaforma in continua evoluzione. Strumento strategico di business per le aziende del settore, con la realizzazione del progetto del nuovo Waterfront di Levante disegnato da Renzo Piano diverrà uno spazio espositivo scenografico e avveniristico. La recente apertura dei canali navigabili, la realizzazione della spettacolare isola che fa da cornice del Padiglione Blu e le nuove banchine espositive che ospiteranno 200 nuovi ormeggi e vedranno l’ampliamento di spazi e servizi, renderanno il Salone Nautico Internazionale una piattaforma unica al mondo pronta per ospitare tutte le eccellenze della nautica internazionale.

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