Dov'è finita Ruja Ignatova, la regina delle cripto-truffe?

- di: Redazione
 
Gli ingredienti per un libro di successo (e magari, domani, chissà, di un film) ci sono tutti: una donna bella, intelligente, intraprendente e spregiudicata; un turbinio di denaro creato dal nulla; i primi sospetti; la sparizione; il dubbio che si goda i proventi della sua attività illecita magari andando a zonzo nel Mediterraneo a bordo di uno yacht. La protagonista si chiama Ruja Ignatova, origini bulgare, trapiantata in Germania, poi cittadina del mondo nel senso più letterale del termine. Dal nulla, in appena tre anni, ha costruito un meccanismo, basato sull'ubriacatura delle criptovalute, che le ha fatto intascare miliardi. Su di lei lo scrittore e giornalista britannico Jamie Bartlett ha scritto un libro, ''The Miss Cryptoqueen'', in uscita in questa settimana e di cui il quotidiano tedesco Spiegel ha dato una intrigante anticipazione.

Germania: in uscita un libro su Ruja Ignatova, cripto-truffatrice

Ruja Ignatova, arrivata in Germania quando aveva dieci anni, con i genitori e il fratello Konstantin (diventato suo braccio destro, ma anche, dopo, un problema...), si stabilì a Schramberg, nella Foresta Nera, dove presto cominciò ad attirare l'attenzione di tutti: per gli ottimi voti scolastici, per gli abiti eleganti e per una non celata arroganza. A Costanza si laureò in legge (con annesso dottorato) per poi essere assunta dalla filiale bulgara della società di consulenza gestionale McKinsey.

Dopo qualche tempo il salto di qualità, entrando nel mondo, ancora dagli incerti confini, delle valute digitali, nel quale prometteva guadagni enormi a chi ''credeva'' in lei. Con l'affermarsi come ''guru'' del settore, Ruja cominciò a fare leva sulla sua immagine, vivendo nel lusso più ostentato forse per attrarre ancora di più sostenitori del suo sistema finanziario farlocco. Le sue feste vengono ancora ricordate, per le centinaia di ospiti e concerti privati di pop star. Quindi, lo yacht e la casa al centro di Londra con tanto di piscina e altre proprietà sparse in giro per il mondo. Una ostentazione del denaro che ha avuto la sua apoteosi con una apparizione alla Wembley Arena di Londra, dove fu accolta al grido di ''This girl is on fire'', con tanto di fuochi d'artificio.

La sua creatura, OneCoin, si trasformò in una specie di setta per molti investitori. Come dice Bartlett, Ignatova e i suoi collaboratori non vendevano valuta digitale in sé, ma solo presunto materiale di formazione, spesso semplicemente copiato da altre fonti. I pacchetti di partenza costavano intorno ai cento euro, i più costosi fino a 118.000 euro. Avevano nomi accattivanti, come "Executive Trader", e contenevano token che sarebbero stati successivamente convertiti in OneCoin. Secondo Bartlett, è nel concetto di "più tardi" nella conversione in OneCoin che stava il modello di business. Che prometteva di fare, ma non subito...

Alla fine si è trattato di un ennesimo ''schema Ponzi'' perché spesso coloro che acquistavano pacchetti di formazione, reclutavano nuovi acquirenti, ricevendo commissioni dirette e indirette, col solito meccanismo dei nuovi arrivati che convincono gli amici. Il parallelo quasi scontato è con Bernie Madoff, il truffatore di Wall Street che gettò sul lastrico migliaia di risparmiatori. La storiella che Ruja e i suoi collaboratori raccontavano era la solita, quella dei primi investitori in bitcoin diventati incredibilmente ricchi partecipando a semplici eventi promozionali. Anzi, Ruja, presentando OneCoin come migliore di bitcoin, diceva che quest'ultimo era destinato a sparire.

Bartlett nel suo libro, oltre alla scalata di Ruja, ne racconta anche lo stress nel reggere un ruolo che sapeva bene non potere andare accreditare per sempre. Negli anni 10 del 2000 le prime accuse e, quindi, nell'ottobre del 2016, una condanna a 14 mesi - pena sospesa - per le irregolarità nell'acquisto e nella cessione di una azienda. Intanto, però, il castello di bugie cominciava a sgretolarsi, ma, sorprendentemente, non a crollare di botto. Gli unici ad avere capito tutto per tempo furono i creatori di un blog, BehindMlM, che, riconosciuto il sistema di OneCoin come una truffa, lo denunciarono all'opinione pubblica, con una azione instancabile. Ma oggi dov'è Ruja Ignatova? Bella domanda. Di lei si sa che il 25 ottobre del 2017 è salita su un volo Ryanair da Sofia, diretta ad Atene.

Poi più nulla. Secondo Bartlett, l'unica cosa certa per lui è che l'ormai quarantaduenne truffatrice non è morta. Da Atene sarebbe andata a Salonicco (dove aveva una fabbrica di tabacco) per poi tornare in Bulgaria, dove ha molte proprietà sulla costa del Mar Nero e dove, peraltro, era all'ancora il suo yacht, il "Davina". Da lì, precedendo una perquisizione richiesta dalle autorità tedesche, è sparita per andare a Dubai, dove aveva un appartamento di lusso e, soprattutto, amicizie influenti. Poi più nulla, se non segnalazioni ed avvistamenti un po' ovunque nel Mediterraneo. Come, ad esempio, nell'estate del 2019 vicino a Saint-Tropez, nel sud della Francia. Oggi Ruja Ignatova è tra le persone più ricercate, con tanto di sue foto in aeroporti, stazioni ferroviarie e luoghi pubblici. E il bello (o il brutto) è che Ruja Ignatova non ha, secondo Bartlett, smesso mai di continuare a tessere le sue trame truffaldine.

E il fratellino Kostantin?
Il giovane Ignatov è stato arrestato, nell'estate di tre anni fa, negli Stati Uniti, accomunato alla sorella nelle accuse legate a OneCoin. Dopo lunghi mesi passati in una prigione federale (che in America sono particolarmente dure), pochi mesi fa ha ottenuto la libertà su cauzione. Per uscire dal carcere, Kostantin Ignatov (che nel momento di maggiore notorietà si mostrata supertatuato, elegantissimo e sfoggiando orologi di gran lusso) ha dovuto pagare mezzo milione di dollari. Che possono pure sembrare tanti, ma non certo se l'ammontare delle truffe che i ''fratellini'' hanno messo a segno ammonta ad oltre quattro miliardi di dollari. E allora cosa può essere accaduto?
Secondo i mastini del sito BehindMlM, Kostantin starebbe parlando con i giudici americani. Ed, evidentemente, ha detto tutto quel che sapeva, a costo di mandare a fondo la casa sorellina.
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