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Harvard è Harvard e difende la sua libertà: causa a Trump

- di: Jole Rosati
 
Harvard è Harvard e difende la sua libertà: causa a Trump
L’università, che insieme a Princeton è la più prestigiosa d’America, sfida l’amministrazione del tycoon per tutelare autonomia accademica e fondi alla ricerca.

Cambridge, Harvard contro il governo: “Vogliono metterci il bavaglio”
Harvard University ha depositato una denuncia formale contro l’amministrazione Trump, accusandola di voler piegare l’autonomia accademica con una stretta autoritaria sui finanziamenti pubblici. La goccia che ha fatto traboccare il vaso: il congelamento di 2,2 miliardi di dollari destinati alla ricerca scientifica. Il contenzioso, reso noto domenica 21 aprile dal New York Times, è stato presentato presso il tribunale federale del Massachusetts.

Un attacco politico camuffato da crociata ideologica
Secondo la causa, l’azione del governo è parte di una strategia “mirata e sistematica” per ottenere il controllo delle decisioni interne all’università. Un piano, scrive Harvard, “volto a intimidire e punire istituzioni indipendenti” sotto la copertura di una lotta all’antisemitismo nei campus. L’università respinge fermamente ogni accusa di tolleranza verso l’odio e definisce le mosse dell’esecutivo “strumentali e calcolate”.
Tra i nomi elencati come responsabili figurano Robert F. Kennedy Jr. (Salute), Linda McMahon (Istruzione), Pamela Bondi (procuratrice generale), e Stephen Ehikian, capo ad interim della General Services Administration. Tutti accusati di aver agito “in coordinamento” per imporre all’università un’agenda ideologica.

I precedenti: chi tocca i campus muore
Harvard non è sola. Prima di lei, anche Columbia, Princeton e la University of Pennsylvania sono finite nel mirino della Casa Bianca. A marzo, Columbia ha visto sospendere 400 milioni in fondi federali dopo proteste pro-palestinesi. Il governo ha chiesto “tolleranza zero verso le ideologie anti-israeliane” e minacciato sanzioni a chi non si adeguava.
L’Università del Michigan ha scelto la linea della resa preventiva: ha smantellato il proprio dipartimento DEI (Diversità, Equità, Inclusione) pur di evitare ritorsioni. Secondo un’indagine di Business Insider, il Dipartimento dell’Istruzione avrebbe già aperto 37 inchieste contro campus “sospetti”.

La voce di Harvard: “Non ci piegheremo”
“Non cederemo la nostra indipendenza né i nostri diritti costituzionali”, ha dichiarato il presidente ad interim Alan Garber, citato da Harvard Crimson. Garber ha aggiunto che la minaccia non riguarda solo Harvard, ma l’intero sistema della conoscenza americana. “La libertà accademica è il fondamento della nostra democrazia. Se cede qui, cederà ovunque”.

Il sostegno del Massachusetts e della comunità scientifica
La governatrice democratica Maura Healey ha definito le azioni del governo “un attacco deliberato alla scienza e alla competitività americana”. Secondo l’ufficio della governatrice, i tagli colpiscono anche i centri medici affiliati, come il Massachusetts General Hospital e il Dana-Farber Cancer Institute, minacciando studi clinici cruciali.
Anche l’American Association of Universities si è schierata con Harvard: “Punire le istituzioni che promuovono la diversità e il pensiero critico è una deriva autoritaria che non può essere tollerata”.

Il vero obiettivo: un’università sotto controllo politico
Dietro l’ossessione anti-campus dell’amministrazione Trump c’è molto più di un braccio di ferro sul Medio Oriente. La Casa Bianca cerca di ridefinire le università come strutture da “normalizzare” politicamente. Con la leva del denaro pubblico, intende demolire le architetture di governance autonoma che rendono le grandi università bastioni del pensiero indipendente.
Il modello? Controllo centralizzato, eliminazione dei programmi “progressisti”, selezione ideologica dei docenti. Una versione Made in USA di ciò che è già avvenuto in Ungheria e Turchia. La causa di Harvard, allora, è molto più di una battaglia legale: è il tentativo di arrestare una deriva autoritaria travestita da crociata morale. 

Una sentenza che può cambiare tutto
Se il tribunale dovesse dare ragione ad Harvard, il governo sarebbe costretto a ritirare le sue direttive e a sbloccare i fondi. Se invece vincesse Trump, la strada per un controllo politico diretto delle università sarebbe aperta. La sentenza è attesa per l’estate. Ma il confronto, anche culturale, è già cominciato.

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